L’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, critica le iniziative di mobilitazione degli aquilani per chiedere risorse per la ricostruzione post-sisma. Dalle pagine del settimanale diocesano “Vola”, nel numero di prossima uscita, mentre ribadisce la necessità di maggiore unità, Molinari si dice perplesso dalla manifestazione “L’Aquila chiama Italia” di sabato scorso, 20 novembre. “Secondo gli organizzatori c’erano ventimila persone – scrive -, secondo la Questura solo tredicimila. Alcuni miei amici che erano presenti mi hanno confidato che erano molti di meno. Ma il problema non è il numero dei partecipanti. Il problema è, a che cosa è servita questa manifestazione?”. “In modo chiaramente polemico – prosegue l’arcivescovo – un quotidiano ha intitolato il giorno dopo ‘gli infiltrati se sono andati. Ma le macerie restano’. E resteranno ancora se gli aquilani non sanno individuare la via giusta per la ricostruzione. Le manifestazioni (con baci, abbracci e slogan) passano. Ma i problemi restano. E i problemi vanno affrontati in modo caparbio, tenace e competente”.
TERREMOTO: MOLINARI CRITICA METODI MOBILITAZIONE AQUILANI L’AQUILA (ANSA) – L’AQUILA, 26 NOV – L’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, critica le iniziative di mobilitazione degli aquilani per chiedere risorse per la ricostruzione post-sisma. Dalle pagine del settimanale diocesano “Vola”, nel numero di prossima uscita, mentre ribadisce la necessità di maggiore unità, Molinari si dice perplesso dalla manifestazione “L’Aquila chiama Italia” di sabato scorso, 20 novembre. “Secondo gli organizzatori c’erano ventimila persone – scrive -, secondo la Questura solo tredicimila. Alcuni miei amici che erano presenti mi hanno confidato che erano molti di meno. Ma il problema non è il numero dei partecipanti. Il problema è, a che cosa è servita questa manifestazione?”. “In modo chiaramente polemico – prosegue l’arcivescovo – un quotidiano ha intitolato il giorno dopo ‘gli infiltrati se sono andati. Ma le macerie restano’. E resteranno ancora se gli aquilani non sanno individuare la via giusta per la ricostruzione. Le manifestazioni (con baci, abbracci e slogan) passano. Ma i problemi restano. E i problemi vanno affrontati in modo caparbio, tenace e competente”.
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