Il colera si e’ ormai diffuso nella capitale e in tutti i dieci dipartimenti di Haiti e rischia di colpire molte più persone del previsto. E’ quanto ha detto, il 3 dicembre, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, citando nuove stime secondo le quali 650mila persone rischiano di rimanere contagiate entro i prossimi sei mesi nel paese caraibico già devastato dal sisma del 12 gennaio. Di fronte all’emergenza, serve più personale medico, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, secondo il quale c’e’ bisogno di altri 350 medici oltre ai 300 promessi da Cuba. Infine Ban ha ricordato ai donatori internazionali che dei 164 milioni di dollari chiesti dall’Onu per Haiti, sono giunti impegni solo per il 20% della somma. Nella sua “Riflessione” del 5 scorso, Fidel Castro ha trattato il tema dell’epidemia di colera ad Haiti, sottolineando principalmente che le risorse vengono sprecate in armi e guerre, mentre migliaia di persone muoiono nell’isola senza cure mediche. Come scrive Unicef Italia, nell’isola caraibica la situazione si aggrava di ora in ora, con il nuovo preoccupante bilancio di 2.071 morti e 91.000 contagiati per colera e disordini e violenze nella capitale ed in molte aree del paese. Il 4 dicembre alcune agenzie hanno poi riferito che, 14 persone sono state accusate di stregoneria e di diffondere il colera e per questo motivo sono state linciate. E’ quanto sta accadendo negli ultimi tempi nel dipartimento di Grand’Anse, nella parte sudoccidentale di Haiti, la zona meno colpita dalla malattia: la superstizione si sta lentamente impadronendo della popolazione. Un ispettore della polizia ha dichiarato: “Diverse persone accusate di aver importato il colera nella regione sono state uccise a colpi di macete e pietre e i corpi bruciati in strada”. Le violenze diffuse e l’illegalità imperante impediscono il funzionamento dei servizi pubblici di base e l’assistenza a oltre 800.000 persone in condizioni di estrema vulnerabilità. Tre dei quattro milioni di bambini haitiani risentono direttamente della perenne situazione d’emergenza in cui versa il paese, in termini di violenze diffuse e di mancato accesso a servizi di base quali sanità, istruzione e protezione dell’infanzia. Circa il 60% delle famiglie delle zone rurali e il 32% delle aree urbane soffrono di una cronica insufficienza alimentare, in una situazione in cui tensioni politico-sociali e catastrofi naturali periodiche interagiscono con una situazione economica disastrosa, che colpisce le fasce più deboli della popolazione: donne e bambini in primo luogo. Le tensioni si sono acuite dopo il voto del 28 novembre e, ieri, oltre duemila persone hanno manifestato a Port-au-Prince, la capitale, per chiedere nuovamente l’annullamento delle elezioni. Come ricorda il TGcom, Alla dimostrazione hanno partecipato anche numerosi esponenti dell’opposizione, che accusano il presidente uscente Renè Perval di avere orchestrato i brogli per favorire il candidato del partito al potere, Jude Celestin. Durante i cortei ci sono stati violenti scontri con la polizia. L’associazione Ya Basta, nel suo blog, scrive: “La popolazione di Haiti vive sulla propria pelle, oltre ad una situazione di miseria imposta negli ultimi decenni, anche le conseguenze di quella “shock economy” che dopo le catastrofi vuole imporre il mantenimento dello status quo di sfruttamento e di mancanza di diritti. La richiesta di accesso alla terra per costruire una dimensione reale di sovranità alimentare, come ci racconta la delegazione haitiana, è al centro delle mobilitazioni anche contro tentativi squallidi e impresentabili di multinazionali come la Monsanto per introdurre in questa caotica situazione sementi Ogm”. Ma i drammi emergenti sono ora il colera e l’incertezza sui risultati elettivi. Il 3 dicembre Edmond Mulet, capo missione dell’Onu sull’isola caraibica, ha detto che l’Onu lascerà l’isola se non saranno rispettati i risultati elettorali. “La comunità internazionale si ritirerà da Haiti e il Paese non beneficerà degli aiuti e delle risorse internazionali se la volontà popolare non sarà rispettata”, ha detto Mulet. “Al contrario, se l’esito delle urne verrà riconosciuto dal Consiglio elettorale haitiano non ci sarà alcun problema, la comunità internazionale si impegnerà e aiuterà il nuovo governo a far fronte alle grandi sfide”, ha promesso il rappresentante del Palazzo di vetro”. Ricordiamo che, in una lettera del 2 dicembre, i 12 candidati delle elezioni, hanno denunciato “un complotto del governo del Consiglio elettorale provvisorio per fa vincere le elezioni al candidato del partito al potere”, Jude Célestin, considerato la marionetta del presidente uscente, René Preval. I risultati del primo turno saranno diffusi a partire da domani e un eventuale secondo turno potrebbe aver luogo il 16 gennaio 2011.
Carlo Di Stanislao
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