Mentre i negoziati sul clima a Cancun procedono a rilento, Greenpeace e ISDE (Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente) nel rapporto “Si salvi chi può” confermano oggi i gravi effetti sanitari causati dai cambiamenti climatici in corso: aumento di malattie da inquinamento atmosferico, eventi meteorologici estremi quali le “ondate di calore, cambiamenti nella geografia delle malattie infettive e delle parassitosi, perdita della biodiversità.
«I dati confermano che la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura terrestre – afferma Roberto Romizi, presidente di ISDE Italia – I cambiamenti climatici rappresentano un problema planetario e le conseguenze riguardano anche la vita quotidiana di ciascuno di noi».
La concentrazione di CO2 in atmosfera è salita da 300 ppm (parti per milione) del 1908 a 389 ppm nel 2010. Il ritmo di crescita 1980-2008 è risultato di 1,6 ppm all’anno ed è stato stimato che con il ritmo attuale (1,9 ppm/anno, media 1995-2005) la CO2 potrà raggiungere in circa trenta anni la soglia delle 450 ppm, limite fissato a Copenaghen per contenere i disastri a un livello accettabile.
Ci aspetta un aumento degli eventi meteorologici estremi quali le “ondate di calore” che quest’estate hanno innescato gli incendi in Russia e nell’agosto 2003 hanno causato in Europa oltre 52.000 morti, dei quali 18.000 in Italia. «Chi a Cancun lavora contro un nuovo Accordo vincolante per la riduzione delle emissioni – sostiene Domenico Belli, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace – è semplicemente complice di queste stragi».
Il rapporto evidenzia uno degli aspetti più sottovalutati quando si parla di effetto serra: l’aumento di malattie da inquinamento atmosferico dovute all’interazione tra aumento di temperatura e inquinamento dell’aria. Il risultato è un aumento esponenziale, anche in Italia, dell’incidenza di allergie e malattie respiratorie specie nelle fasce della popolazione più esposte, bambini e anziani in primis.
La biodiversità è un’altra vittima dell’aumento della temperatura: solo in Italia negli ultimi 25 anni si sono dimezzate le specie degli uccelli tipici dell’ambiente agricolo – allodole e rondini in particolare – e sono a rischio dal 47,5% al 68,4% delle specie di vertebrati, il 66% di quelle di anfibi e circa il 15% delle piante superiori e il 40% di quelle inferiori. Di fatto, siamo già in un periodo di “estinzioni di massa”, come quello che portò alla fine dell’epoca dei dinosauri nel giurassico.
Lo studio ricorda poi come il cambiamento climatico stia modificando la geografia delle malattie infettive e delle parassitosi. Un tipico esempio è costituito dalla comparsa della zanzara tigre (Aedes albopictus) nelle zone climatiche temperate: oltre alle fastidiosissime punture, la zanzara tigre ha già provocato in Italia la trasmissione di malattie infettive. L’insetto, originario dell’Asia sud-orientale, per lungo tempo si è mantenuto stanziale in una fascia compresa tra il 40° parallelo nord e il 10° parallelo. Nell’ultimo cinquantennio la sua area si è estesa verso est, fino alle Hawaii e alle isole del sud-Pacifico. In Europa, la zanzara tigre è stata segnalata prima in Albania, poi in Italia nei primi anni ’90 dove è giunta in Veneto trasportata con pneumatici usati importati dagli Usa per essere rigenerati.
«Il tempo delle attese e dei tentennamenti è finito. È necessaria – conclude Belli – un’azione forte e decisa per tagliare drasticamente le emissioni di gas serra e “mettere in sicurezza” gli ecosistemi del Pianeta, ad esempio tutelando le ultime grandi foreste e creando ampie Riserve Marine».
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