Sul futuro di Berlusconi volano colombe. Sono quelle del Fli che, dopo il suo discorso in Senato, parlano di possibile mediazione, anche se ieri il capo Fini aveva detto un no deciso su questa ipotesi. Il premier, rivolgendosi ai senatori e appellandosi al loro senso di responsabilità verso gli elettori, ha manifestato la voglia di andare avanti uniti ed evitare una crisi al buio ed ora l’irremovibile Fini dovrà fare i conti con loro, cercando di riportali all’ovile entro domani, il gran giorno della fiducia o sfiducia all’attuale governo. Per questo stasera sia il presidente del consiglio sia Gianfranco Fini hanno ognuno deciso di riunire i rispettivi gruppi per mettere fine ad ogni possibile indecisione, perché saranno gli indecisi a fare la differenza domani alla Camera. Ha mantenere i giochi aperti ed i cuori sospesi ci sono anche alcuni fattori imponderabili, come quello della parlamentare del Pd Margherita Mogherini, la cui gravidanza è a termine proprio oggi. Ormai acquisiti alla causa del premier sono l’ex dipietrista Antonio Razzi e l’ex rutelliano Bruno Cesario, e Maurizio Grassano, ex Lega ed ex Liberaldemocratico. Con loro tre, e con il sì del finiano pentito Catone, lo schieramento pro fiducia raggiungerebbe quota 311. Ma tra i Fli vengono dati decisamente in bilico Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini, due delle sei “colombe” che hanno tentato la mediazione con altri 10 colleghi del Pdl. Paolo Guzzanti, per votare pro governo, aveva chiesto ieri degli impegni sulla legge elettorale e sulle privatizzazioni, su cui in Senato Berlusconi ha oggi aperto. Il parlamentare ha detto che deve decidere. Altrettanto si può dire per Massimo Calearo e Domenico Scilipoti. Ma, come notano i cronisti, Anche sul fronte della sfiducia si parte da quota 311: tradizionalmente il presidente della Camera non vota e quindi mancherà la scheda di Gianfranco Fini. Ai 206 deputati del Pd si potrebbe aggiungere Federica Mogherini. La parlamentare ha detto che se Marta, questo il nome della nascitura, “aspetterà” qualche ora, lei sarà in aula a votare. Altrettanto ha detto di voler fare Giulia Cosenza, anche lei alle prese con una gravidanza difficile, mentre la terza puerpera, Giulia Bongiorno, è proprio inchiodata a letto. Infine la Svp: Il partito ha annunciato che i due deputati Siegfried Brugger e Karl Zeller si asterranno. Ma il fronte della sfiducia spera di portarli sulle proprie posizioni all’ultimo momento. Sibillino è Bossi che, subito dopo il discorso del premier al Senato, dichiara: “Berlusconi ha fatto un ottimo discorso, equilibrato, preciso, uno dei migliori che ha mai fatto e penso che il governo otterrà la fiducia, anche alla Camera”; ma subito aggiunge: “Con un voto in più non si governa. E se non si può governare, fatalmente si va al voto”. Più netta invece la senatrice del Carroccio Rosi Mauro, vice presidente del Senato, intervenuta per prima nel dibattito sulla fiducia, che dice: “La Lega Nord impedirà che “tatticismi e congiure di Palazzo” mettano a rischio il governo”. Naturalmente non convinti dal premier si dichiarano Bersani, Finocchiaro, D’Urso, Rutelli e Bonino i quali concordano nel dire quel che colpisce è ancora una volta che in tutto quel discorso non vi sia un barlume di consapevolezza dei problemi del Paese. E Casini? Ieri, da Benevento, il leader dell’Udc ha detto: “basta alla politica degli spot”, quella del governo e dell’opposizione. E prima nega la fiducia a Berlusconi poi però spiega: “La crisi del Pdl da un lato e del Partito Democratico dall’altro, ci incoraggia a creare un’alternativa che non significa dare vita al famoso “Terzo Polo” a cui credo poco. Noi stiamo lavorando per incrementare la qualità della proposta politica”. Ancora più enigmatico di Bossi che, oggi, ai giornalisti parlamentari, non dice no al’ingresso dell’UDC, ma dice che si vedrà fra un paio di giorni. Ieri il Cavaliere, che le verità le dice quasi sempre fuori dalle sedi istituzionali, dopo aver tenuto un breve comizio in via Torino, a due passi da piazza Duomo, accompagnato dal ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, facendo un salto al rinomato negozio di enogastronomia Peck, uno dei simboli di Milano, aveva detto ai suoi sostenitori: “Avremo la fiducia ma i numeri saranno inferiori rispetto al passato e quindi sarà più difficile governare, sarà più difficile far approvare dal Parlamento le leggi proposte dal governo. Comunque credo che andremo avanti lo stesso”. Se si tiene conto di questo e della premessa nel suo discorso di oggi, l’idea di Silvio Berlusconi e’ chiara e piuttosto prevedibile. Ma e’ in ogni caso propedeutica per lanciare – in maniera ufficiale, dall’aula del Senato, durante l’intervento su cui viene posta la questione di fiducia – la richiesta, rivolta ai moderati, la cui unita’ e’ ”un patrimonio inestimabile”, di aderire ad un Patto di legislatura con cui ”rinnovare programma e compagine di governo”.Insomma, per lui, e’ possibile rivedere le priorita’ dell’esecutivo e prevedere, secondo i ‘desiderata’ dei centristi, e avviare, da mercoledi’ in poi, una volta incassata la doppia fiducia (anche se fosse risicata), l’ipotesi di un rimpasto di governo. Berlusconi vuole restare in sella ed è consapevole, al di la’ delle rassicurazioni pubbliche sui numeri, di non poter proseguire con l’azione di governo senza l’appoggio dell’Udc e dei moderati in genere, anche quelli dentro Fli (”le difficolta’ interne non sono affatto insormontabili” e ”non gettate via quanto abbiamo costuito insieme in tanti anni”, ha affermato), contrari alla linea dura impartita da Gianfranco Fini. Disponibilita’ che, non a caso, Berlusconi garantisce pure al Pli – accompagnata dal brusio di disapprovazione partito dai banchi del centrosinistra – per convincere anche il deputato Paolo Guzzanti a non sfiduciare, domani, l’esecutivo. Apertura a tutti a falchi e colombe, duri e puri ed indecisi, pur di restare al governo.
Carlo Di Stanislao
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