La Royal Court of Justice ha approvato la libertà su cauzione per Julian Assange. Il giudice Ouseley ha dato luce verde alla scarcerazione di Assange in attesa dell’udienza sull’estradizione l’11 gennaio, fissando tra le condizioni alla libertà su cauzione che il capo di Wikileaks porti il braccialetto elettronico e che si rechi ogni giorno a firmare alla stazione di polizia. Fuori dalla corte sono scoppiati applausi. Assange dovrà risiedere nella villa dell’amico e sostenitore Vaughan Smith nel Suffolk.
Intanto, Wikileaks continua a diffondere nuovi documenti. Da una comunicazione riservata dell’ambasciata Usa a Baku è emerso che diciotto mesi prima dell’incidente che provocò la marea nera nel Golfo del Messico, c’era stata un’esplosione su un’altra piattaforma della Bp, in Azerbaigian. Il grave incidente è segnalato in un cablogramma del 26 settembre firmato dall’ambasciatore, Anne Derse: “Il 17 settembre l’acqua intorno alla piattaforma Central Azeri, una delle più importanti dell’Azerbaigian, ha iniziato a ribollire, e i sistemi di allarme hanno rilevato alti livelli di gas”. Ne è seguita un’esplosione con fuoriuscita di “acqua, fango e gas” e sono stati evacuati i 211 lavoratori della piattaforma. Dai cablogrammi si evince che i rapporti tra Bp e il governo azero si fecero molto tesi dopo l’incidente.
Nel gennaio 2009 ci fu un incontro in cui i vertici locali della Bp rassicurarono l’incaricato d’affari dell’ambasciata Usa, Don Lu, che la produzione sulla Central Azeri sarebbe ripartita dopo la chiusura di alcuni “pozzi sospetti da cui si pensa che fosse originata la fuga di gas a causa di una crepa nel cemento del rivestimento”. Il commento del diplomatico fu di sollievo: “E’ una buona notizia, perché vuol dire che c’è da lavorare solo sui pozzi, fatto preferibile rispetto alla perdita della piattaforma”. Una frase che ora rischia di riaccendere la polemica negli Usa, dove l’Amministrazione Obama ha appena annunciato di aver sporto denuncia contro la Bp e la compagnia assicurativa Lloyds in merito al disastro ambientale causato dall’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon, dopo l’esplosione del 20 aprile.
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