Destrorso o prammatico?

Un pacchetto da 858 miliardi di dollari è passato con rapidità inattesa e con un’ampia maggioranza bipartisan alla Camera: 277 voti favorevoli, 148 contrari. L’ultimo tentativo di far passare un emendamento richiesto dall’ala sinistra del partito democratico è fallito nella notte di giovedì. In questo modo Il compromesso per prolungare i tagli fiscali di George […]

Un pacchetto da 858 miliardi di dollari è passato con rapidità inattesa e con un’ampia maggioranza bipartisan alla Camera: 277 voti favorevoli, 148 contrari. L’ultimo tentativo di far passare un emendamento richiesto dall’ala sinistra del partito democratico è fallito nella notte di giovedì. In questo modo Il compromesso per prolungare i tagli fiscali di George W. Bush per due anni a favori delle classi più abbienti è stato approvato dalla nuova amministrazione USA ed inoltre è stato e firmato con particolare rapidità da Obama, già nel pomeriggio. La legge estende per due anni una serie di sconti fiscali istituiti dal predecessore di Obama George W. Bush, in cambio della proroga per 13 mesi dei sussidi di disoccupazione. Il costo del provvedimento è stimato in 850 miliardi di dollari. Dicono i giornalisti che, la virata a destra di Barack Obama dopo le elezioni del 4 novembre e la disponibilità al dialogo mai vista prima da parte repubblicana ha generato fra i “liberal” molto malcontento, tanto che, da ieri, di fatto, è nato in America il nuovo “partito di centro” auspicato da molti scienziati politici e atteso da alcuni in vista delle presidenziali del 2012. Un partito virtuale ovviamente, per dimostrare che le alleanze in Parlamento smentiscono chi auspica la creazione di una terza forza politica. È in questa chiave che un candidato a svolgere questo ruolo, Mike Bloomberg, ha annunciato di non voler perseguire alcuna ambizione presidenziale giorni fa, quando si era capito (sondaggi alla mano, il 58% favorevoli al compromesso secondo il Wall Street Journal) quale fosse il nuovo vento politico a Washington. Ma come scrive s Il sole 24 Ore Mario Pilatero, c’e’ da sottolineare che per Obama non si è trattato semplicemente di cedere, come hanno affermato alcuni suoi compagni di partito. In cambio dei 120 miliardi di dollari di riduzioni fiscali concesse ai più ricchi ha ottenuto concessioni per circa 450 miliardi di dollari in prolungamenti dei sussidi per la disoccupazione e in riduzioni delle trattenute in busta paga a carico del lavoratore per le pensioni. Il suo “incasso” è calcolato nella misura di 4 a 1. Non che questo migliori le prospettive di medio-lungo termine per le finanze pubbliche americane. I tassi sui buoni decennali sono già saliti e non è chiaro quanto la manovra quantitative easing II della Federal Reserve riuscirà a neutralizzare gli aumenti dei tassi a lunga con gli interventi annunciati sul mercato obbligazionario fino a 600 miliardi di dollari da qui al prossimo giugno. Resta una manovra complessiva superiore ai 1.500 miliardi di dollari fra riduzioni fiscali e interventi della Fed. Un’iniezione al testosterone per l’economia americana che dovrebbe far scendere all’8% il tasso di disoccupazione entro due anni. “Non c’è mai il meglio assoluto, ma c’è il meglio possibile – ha detto ieri Tim Geithner il segretario al Tesoro – e di certo sappiamo che con questa svolta aiuteremo l’economia a creare occupazione”. Inoltre, notano sul Secolo XIX, dopo avere incassato, anche se con fatica il via libera del Congresso alla proroga di sgravi fiscali esistenti, Obama si prepara a ottenere un’altra vittoria nelle prossime ore: la ratifica da parte del Senato del Trattato Usa-Russia sul disarmo Start per la quale un accordo appare imminente. Se poi le cose andassero davvero particolarmente bene, la Casa Bianca potrebbe registrare altri successi prima della pausa natalizia: come il via libera parlamentare al riconoscimento totale dei gay nelle forze armate Usa e quello alla nuova legge per la naturalizzazione degli ex clandestini. Dove le cose non dovrebbero cambiare è su Guantanamo, con una maggioranza contraria alla chiusura del carcere cubano. In realtà la cosa potrebbe far gioco a Obama, che aveva inserito la chiusura di Guantanamo tra le sue prime priorità. È Capitol Hill che non vuole, io ero pronto a farlo e non ho cambiato idea, potrà sempre spiegare il presidente ai suoi elettori. Obama ha forse tradito alcune delle sue promesse originali, come la chiusura di Guantanamo o l’aumento delle tasse per i superricchi, ma agli americani piace, come indicano gli ultimi sondaggi che lo danno in ripresa. Infine, a ben vedere, la legge approvata, anche se indigesta per i democratici, dovrebbe garantire una spinta importante, almeno a breve termine, all’economia Usa, gravata da un tasso di disoccupazione vicino al 10%, anche se comporterà l’aumento del debito pubblico statunitense, già pari a 14 trilioni di dollari, che molti ritengono essere di già a livelli preoccupanti. Vi è anche un altro “incidente” privato, ma significativo, nel percorso di Obama e riguarda il non invito al matrimonio più atteso del prossimo anno, quello tra il principe William e Kate Middleton. Lo hanno confermato fonti di palazzo al Daily Mail, secondo cui poichè William non è ancora diretto erede al trono, il suo matrimonio non è un evento di stato e quindi non è tenuto a invitare tutti i capi di stato e di governo. econdo le fonti del Mail, la coppia tenderà a invitare più persone comuni che personalità pubbliche, anche se alcuni politici come il presidente francese Nicolas Sarkozy e la moglie Carla Bruni sembra siano già inclusi nella lista dei 2000 invitati per le nozze del prossimo aprile. Per inciso e per mitigare l’amarezza degli Obama, pare che anche Berlusconi non sia nella lista.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *