Gaetano Messineo è stato riconosciuto tra i docenti più esperti del suo campo, grande archeologo e uomo libero.
Un uomo colto e di straordinaria intelligenza venuto da Petralia Soprana, Sicilia, per insegnare ai romani quale sia il ruolo di un grande pubblico funzionario al servizio dello Stato.
I suoi studi sono stati condotti soprattutto sul campo: insieme a Carmelo Calci, coautore di numerosi testi sull’archeologia, Messineo nel 1984 intraprese la campagna di scavo a Villa Livia o a Villa di Prima Porta, sito archeologico di Roma corrispondente all’antica Villa di Livia Drusilla, moglie dell’Imperatore Augusto.
Acquistò al prezzo di un appartamento un bene archeologico di estrema importanza per lo stato: l’Arco di Malborghetto e fece dell’antico casale che contiene le grandiose strutture dell’arco quadriportico, il quale celebrava la vittoria di Costantino su Massenzio a cavallo della Flaminia Antica, un museo esemplare ed un polo culturale con un giardino pubblico aperto a tutti facendo amare l’archeologia e la storia.
Lui fu anche un urbanista e indicò ai suoi colleghi e allievi la strada della tutela archeologica innestata in una visione urbanistica dello sviluppo urbano ponendo attenzione per la Via Appia Antica, la Flaminia Antica, la Nomentana e la Salaria.
Si devono al Messineo “ispettore” le sistemazioni dei grandi mausolei posti sulle principali arterie che dal Suburbio Romano confluivano nell’Urbe.
Nel 1977 un convegno dedicato al centenario del prosciugamento del Fucino faceva il punto degli studi precedenti sulla Marsica con gli interventi di studiosi famosi, fra cui Gaetano Messineo che all’epoca lavorava per la Soprintendenza Archeologica d’Abruzzo.
Negli anni 80 del 900 rinvenne nella Necropoli di Arciprete, lungo l’asse stradale che dalle mura conduceva alla via costeggiante il lago, il resto di un mausoleo a podio o a torre in un nucleo di opera cementizia a base quadrata. (si veda Messineo-Grossi, 1991, p. 371).
Aquilano di adozione è stato professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi dell’Aquila e responsabile del Museo Nazionale di Storia e Arte Orientale di Roma.
La sua stanza era un “salotto aperto” sempre pieno dei suoi studenti, colleghi e amici.
Durante l’Anno Paolino partecipò alla conferenza promossa dal Professor Redi e dalla Cattedra di Archeologia Medievale per l’inaugurazione della Chiesa di San Paolo restaurata e aperta al pubblico dopo le diverse campagne di scavo e conquistò altresì il pubblico in occasione della Giornata di Studio dedicata sempre alla stessa Pieve l’8 maggio 2008 con un intervento dedicato alla missione di San Paolo, “Apostolo delle Genti”.
Nei suoi racconti trovava sempre uno spazio per la sua amata Calascio dove aveva trovato dimora e per la cui valorizzazione promosse una serie di iniziative, come lo scavo nella necropoli arcaica di Pesatro, a Colle San Marco.
Realtà immersa nel verde delle colline, nel punto di incontro tra Ofena, Castel del Monte e Calascio, dove il silenzio è interrotto solo dal rumore del vento e da qualche grifone. Qui gli archeologi sono riusciti a individuare una delle più vaste “città dei morti” di epoca arcaica in Abruzzo, la cui caratteristica doveva essere proprio quella della pietra. La necropoli, che risale a più di tremila anni fa, era composta da centinaia di tombe di tumulo, con coperture di lastre lapidee, più o meno lavorate. Lo scavo nella zona fu diretto proprio da Gaetano, e si avvalse della collaborazione di alcuni archeologi volontari di Roma e dell’esperto Fulvio Giustizia. Le indagini nella zona presero il via nel 1975, grazie alla Soprintendenza, ma allora non portarono a grandi risultati, Il Professor Messineo, dopo 32 anni, quell’estate tornò sul posto. I lavori si soffermarono in un primo momento sulla necropoli romana che sorge in Località Fontevecchia e, da quell’anno, sulla necropoli più antica, di epoca arcaica, a Pesatro, la collina di fronte all’insediamento romano. Nel 2007 fu indagata la necropoli romana, alle pendici meridionali di Colle San Marco. Da subito gli archeologi fecero i conti con una brutta sorpresa: i luoghi che erano stati tralasciati dagli scavi per più di trent’anni si erano trasformati in oggetto di ricchi bottini da parte dei tombaroli. Nella zona, grazie alla cura e alla perizia messa in pratica da Messineo nel corso dell’indagine, furono riconosciute e sgombrate quattro tombe a camera quadrangolari con pareti di pietra, tutte già svuotate dai clandestini. All’interno, infatti, non c’era quasi niente. Per fortuna, erano sfuggiti all’attenzione dei tombaroli qualche importante frammento di osso lavorato (che probabilmente faceva parte di letti simili a quelli di fossa) dei calzari risalenti all’epoca del Guerriero di Capestrano, pedine da gioco in pietra, dadi in osso, vasetti per unguenti di ceramica romana, inoltre, vennero alla luce numerosi frammenti di ceramica preistorica che attestarono un insediamento dell’Età del Bronzo (XII secolo avanti Cristo), proprio nella Piana tra Colle San Marco e Pesatro.
Gli elogi per questa campagna di scavo arrivarono sia ben presto da parte della stampa locale e in sede del Convegno che si tenne nel novembre dello stesso anno nel Castello Orsini Colonna di Avezzano a cura di Vincenzo d’Ercole della Soprintendenza e Università di Chieti e dell’Archeoclub della Marsica.
Nell’estate del 2008 inoltre, in accolito con l’Università degli Studi dell’Aquila, diede il via una campagna di ispezione archeologica a Petralia, il suo paese natale, alla ricerca dell’antica città di Petra: ricerche volte a svelare le origini dei centri abitati delle Petralie dopo la fase preistorica documentata dalla Grotta del Vecchiuzzo di Petralia Sottana. La seconda campagna di scavo condotta l’estate seguente fu diretta dal suo valido amico e collaboratore Emanuele Di Giampaolo, perché la salute del Professore manifestava già qualche sintomo di debolezza.
Sempre attento all’attualità non disdegnò, nel novembre 2008, l’invito dell’Associazione Culturale Impronta L’Aquila ONLUS nella settimana dedicata ai Diritti dell’Uomo coinvolgendo il suo staff per trattare della “Violazione dei diritti nel mondo antico: il caso di Lemno”.
Si prese a cuore il caso del Museo di San Giuliano per il quale evitò la chiusura. Sul volto dei frati, ormai anziani per gestire quella struttura, tornò grazie a lui il sorriso: da allora e fino alla prematura scomparsa del professore nel giugno scorso, non si sentirono più soli nella “missione” di salvare il loro tesoro. Padre Candido Bafile, Legale Rappresentante dei Frati Minori d’Abruzzo, firmò la convenzione con l’Università per la gestione congiunta del patrimonio culturale del Convento di San Giuliano. Una firma che scongiurò la possibilità della chiusura definitiva del Museo di Scienze Naturali ed Umane che all’epoca rimase per un po’ inattivo, la struttura, gestita a lungo dai frati, con la direzione del compianto Padre Gabriele Marini, scomparso durante le fasi dell’istruttoria, era stata affidata a una cooperativa che, non ricevendo alcun finanziamento stava per chiudere i battenti. Il Professore però grazie alla convenzione triennale(ma rinnovabili) per lo svolgimento di attività didattiche, scientifiche, di ricerca e di valorizzazione culturale del museo e della biblioteca.
Il docente di archeologia classica programmò conferenze sul mondo antico che si sarebbero svolte di sabato, ignaro di un destino maldestro verso di lui e verso la sua amata città che li vide uniti e testimoni di una tragedia annunciata: il terremoto prima e la sua scomparsa un anno dopo.
Si tenne però l’incontro per inaugurare “la rinascita culturale del convento” il 26 febbraio 2009 con una relazione sulla storia della “vera croce” in collaborazione con l’Ente Provincia dei Frati Minori d’Abruzzo, l’Archeoclub d’Italia, la cooperativa Aquilarte, il Gruppo di Pronatura e l’Associazione Culturale Impronta L’Aquila ONLUS. Il professor Messineo ripercorse le vicende storiche del simbolo della Croce, dai primi secoli della cristianità, fino all’Alto Medioevo; particolare risalto è stato dato alla vicenda che vide l’Imperatrice Elena, madre di Costantino il Grande, impegnata nella ricerca della Vera Croce, ossia quella sulla quale fu crocifisso Gesu’Cristo. Si parlò inoltre delle vicende delle reliquie della Croce in Terra Santa e a Costantinopoli e, infine di quelle conservate a Roma, in Santa Croce in Gerusalemme. La storia fu ricostruita anche attraverso la proiezione di immagini, accompagnate dalle letture dei suoi ragazzi.
L’entusiasmo e la dedizione da lui mostrati per la propria disciplina ha da sempre conquistato tutti.
Lo abbiamo conosciuto, lo abbiamo amato, ci mancherà.
Francesca Ranieri
Un sentito grazie per mantenere vivo il ricordo di mio fratello. Presto il suo patrimonio librario sarà messo a disposizione dell’Università dell’Aquila presso la quale ha scoperto la sua capacità di comunicare agli altri il suo sapere coinvolgendoli con il suo entusiasmo e presso la quale ha ricevuto apprezzamento e stima.
Petralia Soprana. Sorgente dei grandi Genii.