Caro Gesù Bambino,
continuo a scriverti, perché almeno Tu non ti stanchi di leggere e di ascoltare. E non hai bisogno di segretari. Riesci a fare tutto da solo. E lo fai benissimo. Ancora una volta ci prepariamo a festeggiare il tuo Natale. Ci prepariamo ad accoglierti e ad adorarti. Con la semplicità dei pastori e con la serietà dei re magi. I pastori ci ricordano che solo i semplici, i poveri, gli umili possono riconoscerti. I magi ci ricordano invece che solo a chi cerca con sincerità, con tenacia, con cuore puro e senza pregiudizi, la stella si rivela. Quella stella che vediamo sulle piccole grotte dei nostri Presepi. E che non è parte di una favola. Ma è testimonianza di un desiderio struggente: il desiderio di incontrarti, oltre tutte le apparenze di un mondo che continuamente ci promette e ci inganna, accende la speranza e poi delude dolorosamente.
Caro Gesù Bambino,
mentre ti scrivo sono tentato, come sempre, di presentarti anche questa volta la lista della spesa. O meglio la lista dei problemi. Ma riesco a ricacciare via questa tentazione.
Due innamorati quando si incontrano sono completamente travolti e trasformati dalla gioia dell’incontro e dalla violenza dell’amore. Non hanno nessuna lista della spesa, dimenticano tutti i problemi. Vivono solo l’ebbrezza dell’amore. E li appaga totalmente. In quell’ebbrezza c’è tutto il segreto della felicità.
Perché tutto questo non avviene anche per noi che ci diciamo tuoi discepoli?
Perché mentre pensiamo a te, alla tua venuta, il nostro cuore è letteralmente invaso e sommerso dai problemi?
Tu li conosci tutti i nostri problemi. Non hai bisogno di vedere la televisione o di leggere i giornali. Non hai bisogno di resoconti più o meno veritieri e più o meno tragici. Tu sai tutto e vedi tutto.
E allora perché anche noi, come gli innamorarti, non ci lasciamo divorare e trasformare unicamente dal tuo amore? Perché, in fondo, se crediamo che tu sei in creatore dell’universo che ti costa ricostruire le nostre case, le nostre anime, la nostra amata città?
So che qualcuno, in questo momento, mi giudica un pazzo e un sognatore pericoloso. Ma questa era la pazzia dei santi.
E il dramma vero, di noi cristiani, è che non siamo santi.
Tu ha promesso per chi crede la forza per spostare le montagne. Perché noi non siamo capaci di spostare le macerie della nostra città e le rovine dei nostri cuori?
Caro Gesù Bambino,
donaci un po’ di follia!
Liberaci dalla schiavitù della nostra rassegnata consapevolezza che tutto dipende dai soldi, dalla politica, dalla tecnica, dai protocolli, dalle ordinanze e dalle proteste. Facci toccare con mano che tutto dipende prima di tutto dalla fede in Te.
Certo, aver fede in Te non significa mettere la nostra intelligenza in un deposito e neppure pretendere che il Signore supplisca alle nostre carenze, alla nostra pigrizia, alla nostra colpevole ignoranza.
Aver fede in te non significa dimenticare che ogni tuo discepolo ha un dovere preciso e serio nella polis, nella città degli uomini.
Aver fede in Te, significa, anzi, lottare con più forza di tutti per le cause giuste, a favore di chi è più debole e più povero.
Aver fede in Te significa lasciarsi invadere dalla santa violenza dei profeti e dei santi.
E quando, però, abbiamo fatto questa nostra preziosa e insostituibile parte, aver fede in Te significa che ormai ogni miracolo è possibile.
O Gesù Bambino,
donaci di contemplare con i nostri poveri occhi, stanchi per tantissime delusioni, per tante ingiustizie, per tante bugie, per tanta arroganza, per tanto odio, per tante promesse non mantenute, i miracoli che Tu puoi ancora fare.
I miracoli tu certamente puoi farli anche per noi, i superstiti della tragedia di aprile, in questo Natale che viene.
E che non delude mai.
Perché Natale sei Tu.
E la Tua onnipotenza ancora una volta può far fiorire il deserto e ricostruire la speranza.
Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita de L’Aquila
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