Si intitola “Il mondo sottosopra” ed è dedicata, dal 22 dicembre al 27 marzo, a uno degli artisti più innovatori del Novecento: Marc Chagall. La mostra, a Roma, all’Ara Pacis, comprende centotrenta opere realizzate tra il 1917 e il 1982 ed è una occasione (a venticinque anni dalla morte del maestro) da non perdere, per farsi trasportare dalle visioni personalissime di uno degli artisti più originali del secolo scorso. Il comune denominatore delle opere in mostra va ricercato nella diversità del loro punto di vista: il mondo visto al contrario rispetto ai canoni classici. I disegni e dipinti, provenienti dalle collezioni pubbliche e private, intendono illustrare la loro straordinaria e personalissima rappresentazione del mondo, un mondo ”sottosopra”, in cui Chagall mette in atto un capovolgimento dell’ordinamento classico, sfidando nelle sue opere le leggi di gravità e creando una forte affinità con l’universo pittorico proposto dai Surrealisti. Nelle opere di Chagall i personaggi, gli animali, gli oggetti spesso sfidano la legge di gravità, sono spostati, collocati in un luogo “altro”, la loro immagine si è liberata da ogni tipo di realtà contingente: è un mondo “sottosopra”, dall’ordine capovolto. Questo capovolgimento può derivare tanto da catastrofici sconvolgimenti, quanto dal puro piacere, è frutto di una visione formatasi su diversi assi: dai racconti della religione ebraica alla rivoluzione d’Ottobre, alla quale il pittore prese parte. Per Chagall cambiare punto di osservazione, abbandonare la regola e la rigidità, significa intravedere la vita e i valori veri. La sua opera si colloca tra tradizione e innovazione, assume le fiabe, le stampe popolari russe (lubki), i miti ebraici, ma anche le nuovissime immagini del Surrealismo. Le opere in mostra a Roma, arrivano dal Musée National Marc Chagall di Nizza, dal Musée National D’art Moderne Centre Georges Pompidou e, alcune, da collezioni private. Contemplare il Mistero attraverso l’arte è possibile. Il linguaggio dell’arte infatti, è per sua natura elementare e universale, se per qualche corrente artistica il discorso è divenuto complesso e sofisticato, non così per le opere di Marc Chagall. Chagall si rifiutò di commentare le sue opere proprio per non limitare la portata del lo”Tutte le domande e le risposte, si possono vedere sui quadri stessi. Ognuno può vederle a modo suo, interpretare quello che vede e come vede. Spesso nei quadri sono nascoste più parole, silenzi e dubbi di quanto le parole possano esprimere”. L’arte per Chagall non va svuotata del suo contenuto spirituale, promessa al decorativo e alle sole ricerche di ordine estetico. E questcontenuto non è unicamente ebraico-cristiano, – si affretta ad aggiungere l’artista – è poetico. L’indipendenza assoluta di questo artista da tutte le correnti a lui vicine o contemporanee (Impressionismo, Realismo, Cubismo, Simbolismo, Surrealismo) ha fatto sì che i critici di storia dell’arte lo collocassero nel numero dei pittori – rari in questo secolo – detti religiosi. Chagall è sfuggito ripetutamente da questa e altre simili collocazioni, non disdegnando però di definirsi “un mistico” e la sua arte “religiosa”. Nell’arte Chagall trasfigura il sogno, la fantasia, la favola, la tradizione ebraica, la vita contadina della sua terra russa, come “arte di un pazzo, di un mercurio scintillante, di un’anima blu che irrompe nei quadri”, come scrisse nella sua autobiografia. Un’arte “delle meraviglie”, che racconta i mondi figurativi e psicologici con cui l’artista ha avuto contatto. Chagall torna “in mosrtra” a Roma dopo 3 anni: del 2007, infatti, nel Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali), una bellissima rassegna organizzata da Comunicare Organizzando e curata da Meret Meyer e Claudia Beltramo. Ma mentre quella del 2007 era una mostra molto concentrata sugli annidel primo soggiorno a Parigi, dal ’10 al ’14, col suo atelier a Montmartre, con il suo interesse per il cubismo, per la molteplicità e simultaneità di punti di vista che offriva quel linguaggio; questa è soprattutto ricca di esempi relativi al secondo soggiorno parigino del ’23, in cui avvia una nuova carriera artistica, quella delle illustrazioni, per le quali si rivelò ben presto un maestro fine ed attento, dove le sue immagini non mireranno mai a corrodere il testo, ma a trasporlo con esattezza e puntualità, pur senza ripeterlo pedissequamente.
Carlo Di Stanislao
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