Si dichiarano inscindibili ed alleati di ferro, ma Berlusconi e Bossi vedono due orizzonti che più diversi non potrebbero essere. Il comizio del leader leghista a Villa d’Ogno riporta in primo piano, dopo la tregua natalizia, la debolezza strutturale che zavorra la maggioranza dal giorno fiducia ottenuta alla Camera per tre voti, mentre il Cav lavora alla conquista di una pattuglia di deputati per arrivare alla Camera almeno a quota 325. Ormai Berlusconi sta acquisendo una certa professionalità in materia e al momento opportuno (spiega uno dei suoi strateghi) il premier tirerà le reti per vedere chi rimane impigliato. Berlusconi sa che non può accontentarsi di sopravvivere. Oltre a mettere insieme una maggioranza numerica adeguata, deve tracciare in fretta uno scenario riformatore capace di placare il “partito del Nord”. Ecco dunque il Cavaliere che nella settimana tra Natale e Capodanno resta avvitato ad Arcore. Non vola alle Maldive come Casini, oppure alle Laccadive come Fini, beati loro. Anziché nel mare blu, lui si tuffa a pesce nei liquami della “campagna acquisti”. Raccontano i fedelissimi che Silvio manda in tilt le linee telefoniche, incontra fiumi di gente, stringe la mano a deputati di estrazione politica la più diversa, «a 360 gradi» come usa dire in questi casi. Dunque si sta rivolgendo non soltanto agli ex Pdl approdati nel Fli, e in particolare a quanti potrebbero entrare in crisi sui temi “bioetici”. Il premier sta lavorando ai fianchi pure a certi esponenti politici eletti nelle file dell’opposizione, qualcuno sostiene dell’area ex-Margherita o dipietristi in crisi d’identità (ce ne sarebbero altri ancora…). Invece la prospettiva di imbarcare i centristi pare al tramontando. A parte che irrita Bossi, già abbastanza nervoso si suo. Frattini, che del suo leader interpreta gli alti e i bassi, prende atto della mutata realtà e chiude la porta: al massimo i centristi potranno offrire un appoggio esterno, senza ministeri però. Ma Cicchitto è di altro avviso e fa capire a tutti che non è che per calmare Bossi che il Pdl deve rinunciare a “un’operazione politica più ambiziosa”, consistente nell’”unità dei moderati” sotto l’egida del Ppe. Osvaldo Napoli va oltre e prospetta un “rapporto strategico” con Casini, segno questo, secondo tutti i giornali, tranne quelli del binomio Feltri-Belpietro, che il mondo berlusconiano va cercando la “quadra” e ancora non l’ha trovata. Il leader del Carroccio, intanto, conferma la linea delle scorse settimane: ”La Lega pazientera’ fino a quando porteremo a casa il federalismo. Se andassimo oggi a forzare in certe commissioni, magari il federalismo verrebbe bocciato. Dobbiamo dunque fare passare del tempo, perche’ ci sia il tacito assenso fino all’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri: non muoriamo anche se un po’ si ritarda”. E mostra preoccupazione per l’atteggiamento dei finiani e per questo critica l’editoriale di Maurizio Belpietro che sul quotidiano ”Libero” ha scritto dell’organizzazione di un attentato contro Gianfranco Fini: ”Bisognerebbe che i giornali sparassero meno. Secondo me i giornali farebbero bene a vendere un po’ meno copie e a non fare troppo casino, perche’ poi i problemi che fanno contro Fini noi ce li ritroviamo in Commissione”. Il riferimento e’ alla Bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale presieduta da Enrico La Loggia, Pdl, dove potrebbe risultare decisivo il voto del senatore Mario Baldassarri (Fli). Spiega Bossi: ”Se uno viene attaccato tutti i giorni, non e’ favorevole al voto in Commissione, anche se noi non c’entriamo assolutamente. E’ gia’ difficile fare le cose quando si va d’accordo”. Alla festa di Villa d’Ogno Calderoli è ancora più duro: “’I militanti leghisti si preparino perche’ la pazienza della Padania e’ finita. Preparate la colla, preparate i pennelli e i manifesti e anche qualcosa d’altro se ce lo chiede Bossi”. Ma Berlusconi, che oggi dovrebbe fare una ennesima dichiarazione telefonica in una convention dei suoi a Napoli, ha molti altri problemi da risolvere, oltre a quello della campagna acquisti, della operazione tranquillizzante su Bossi e di non tagliare i ponti con l’Udc. Non quello della Prestigiacomo, che sembra essere rientrato, ma rimane il caso di Sandro Bondi, che al premier ha ribadito la sua disponibilità a fare un passo indietro e ha poi manifestato tutta la sua amarezza per il taglio dei fondi al suo ministero. Una protesta che ha rafforzato il pressing di Berlusconi e del Pdl nei confronti di Giulio Tremonti, atteso da un incontro con i due capigruppo Cicchitto e Gasparri (ieri a colloquio anche con Gianni Letta) che chiederanno anche risorse per la cultura. Per ora la decisione del Cavaliere resta in stand-by anche perché Berlusconi vuole prima tirare le somme dell’operazione allargamento. Infine il confronto con i dati Istat, pubblicati oggi, che ci dicono che, nel 2009, il 15,2 per cento delle famiglie ha presentato tre o più sintomi di disagio economico tra quelli previsti dall’indicatore sintetico definito dall’Eurostat ed il valore non presenta variazioni statisticamente significative rispetto all’anno precedente e si conferma molto più elevato tra le famiglie con cinque componenti o più (25,8 per cento), residenti nel Mezzogiorno (25,1 per cento) e tra le famiglie con tre o più minori (27,1 per cento). E si amplia la disuguaglianza nella distribuzione del reddito con il l 37,5% del totale ì andato al 20% delle famiglie piu’ ricche, mentre il 20% delle famiglie con redditi piu’ bassi ha potuto contare solamente sull’8,3% del reddito totale.
Carlo di Stanislao
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