Sognate una vacanza nello Sri Lanka? Evitate di mettere le minigonne in valigia. Il governo sta infatti considerando l’ipotesi di vietare le gonne troppo corte in seguito alle lamentele presentate da alcuni cittadini per gli abiti troppo ‘striminziti’ delle donne.
Nimal Rubasinghe, segretario al Ministero per la Cultura, non ha voluto fare i nomi dei gruppi che hanno apertamente polemizzato con il governo, incitandolo a mettere al bando le minigonne, ma ha dichiarato: “Sono arrivate proteste da varie zone per le minigonne, ma stiamo solo prendendo in considerazione l’idea del divieto e non è ancora stata presa una decisione”. Il ministro E.T. Ekanayake ha chiarito meglio la questione: “Ci sono individui e gruppi del mondo religioso e culturale che ci hanno espresso la loro preoccupazione per un certo tipo di moda che rischia di corrompere la nostra societa. Con l’ arrivo di turisti stranieri, la situazione può peggiorare”.
Del resto, non è di certo un mistero la politica conservatrice del Presidente Mahinda Rajapaksa che, in accordo con partiti religiosi di destra, sta attuando una campagna per moralizzare la nazione e condurla verso una “nuova era di purezza morale”. Recentemente, sono stati infatti vietati i cartelloni pubblicitari con foto di donne poco vestite ed è stata lanciata una campagna volta a scoraggiare l’uso di alcol e tabacco.
Il cantante Akon, inoltre, non ha ottenuto il permesso di cantare nello Sri-Lanka dopo le proteste di alcuni monaci buddisti che non hanno gradito i video provocanti della popstar: alcune ragazze, infatti, in un video in particolare, danzavano attorno ad una statua di Buddha.
Insomma, la politica del Presidente non salva nessuno, neanche il vecchio nome dell’isola che, nei primi mesi del 2011, sparirà definitivamente: tutte le associazioni e gli enti pubblici che utilizzano ancora il nome Ceylon dovranno cambiarlo, per cancellare qualsiasi traccia del passato dello Sri Lanka, ormai da 40 anni con un nuovo nome. Ceylon era infatti il nome dell’isola ai tempi del dominio portoghese prima (il nome corretto era Ceilão) e di quello britannico poi, fino all’anno dell’indipendenza, il 1972. Non tutti però sono contenti di cancellare il passato: la storia, del resto, è importante, così come la sopravvivenza di alcune istituzioni che si trovano ora costrette a cambiare improvvisamente nome.
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