Fatta l’Italia bisogna fare ancora gli italiani. E ben ce ne avvediamo mentre ascoltiamo l parole del Capo dello Stato a Reggio Emilia, per l’inizio delle commemorazioni a partire dalla Bandiera Tricolore. Ma, prima del Risorgimento e del’Unità come e cosa erano gli italiani? Non ce lo dice la ridda di libri usciti per i 150 anni della Repubblica ed a farlo, nel lontano 1999, un bel saggio, che vale la pena (ri)leggere di Sabatino Moscati, intitolato, appunto: “Storia degli Italiani dalle Origini al’età di Augusto”, edito da Bardi e ristampato di recente. Dalle vetrine dei musei e nel suolo traforato dagli scavi si sbirciano oggetti e strutture di culture diverse. nell’Italia antica, a partire dalla protostoria sino all’età romana matura. Così ci accade di scoprire paesaggi remoti, che l’archeologia ci aiuta a capire: poi si leggono pagine di antichi scrittori che raccontano vicende e migrazioni di popoli. Gli Italiani nacquero dall’assommarsi di più popoli e culture in successioni e confronti promossi da impulsi lontani, sino a riconoscersi in una sola grande patria – dalla cerniera alpina ai mari mediterranei – mediante alcune forme di vita; le città, le colture tra campi e
pascoli, il riconoscimento di identità regionali nei culti e nell’economia, la conquista paziente di un diritto comune come abito necessario al rapporto tra le genti. Così in questo libro, si raccontano gli approcci alla terra italica di popoli lontani, come i Fenici, i Greci ed i Celti; si scruta la crescita, in grembi diversi della penisola, di genti “indigene”, raggruppate nella conoscenza storica sotto il nome degli Apuli, dei Lucani, dei Brettii, dei Campani, dei Sanniti, dei Latini, dei Siculi e dei Sardi: infine si descrivono le fisionomie delle culture di più largo impianto, dagli Etruschi agli Umbri, dai Piceni ai Liguri ed ai Veneti, sino ai popoli alpini.
L’unita di queste genti si misura a grandi ed a brevi passi: sino al momento augusteo, quando la nazione si riconobbe nelle sue regioni, dove gli Italiani erano (e sono) protagonisti della sua identità. Sabatino Moscati, nato a Roma nel 1922 e morto nella stessa città nel 1997, , è stato Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, accademico pontificio, accademico di Francia e Spagna, membro di numerose altre Accademie italiane e straniere. Professore ordinario nell’Università di Roma. ha tenuto corsi di Iezioni in numerosi atenei di Europa e d’America. Ha fondato e presieduto l’Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica del C.N.R.; è stato Presidente delI’Unione Accademica Nazionale; ha diretto I’Enciclopedia Archeologica nell’Istituto della Enciclopedia Italiana. Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Medaglia d’Oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, in riconoscimento della sua attività scientifica gli sono stati conferiti il Premio Nazionale del Presidente della Repubblica per le Scienze Morali. Storiche e Filologiche e numerosi altri. Ha promosso e diretto missioni archeologiche italiane nei Paesi dell’area mediterranea: ha organizzato e diretto le mostre internazionali “I Fenici” e “I Celti” a Venezia (Palazzo Grassi). Tante sono le pubblicazioni scientifiche e letterarie di Sabatino Moscati, anche tradotte nelle maggiori lingue straniere. Mentre terminava la stesura di questo libro, uscito postumo e rieditato dopo 12 anni, è venuto a mancare, nel settembre 1997.
Carlo Di Stanislao
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