Il numero di persone uccise dal colera nell’isola di Haiti e’ salito a 3.651, mentre il numero degli infetti e’ salito a 154.705, secondo l’ultimo conteggio rivelato e rilasciato dal ministero della Salute del governo di Haiti. La valutazione precedente, uscito a fine dicembre 2010, parlava di 2901 morti e 134678 contagiati dalla terribile infezione del colera. Il dipartimento piu’ colpito rimane, con 840 decessi, Artibonite (nel nord del paese), dove sono stati segnalati i primi casi. Nella capitale, Porto Principe (Port au Prince), sono stati registrati 352 morti. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon ha formato una commissione di indagine, nominando quattro esperti provenienti dagli Stati Uniti, America Latina e India che avranno il compito di indagare sull’origine dell’epidemia di colera nell’isola di Haiti.La creazione di questa commissione e’ dovuta alle proteste da parte della popolazione haitiana, che accusa i caschi blu dispiegati nel paese, in particolare quelli provenienti dal Nepal, di introdurre la malattia nell’isola. Altri rapporti invece sembrano stabilire che il focolaio provenga dal Bangladesh. Speriamo si possa fare chiarezza e intanto la gente haitiana muore e si ammala. Inoltre, dopo un anno, le macerie soffocano ancora l’isola caraibica. Diciannove milioni di metri cubi di detriti disseminati nell’isola dall’orribile sussulto della terra il 12 gennaio 2010 non sono stati rimossi. Se i camion impiegati nell’operazione fossero mille ogni giorno, calcola ‘Save the Children’, a fatica riuscirebbero a sgombrarle in tre anni. Ma sulle strade di Port Au Prince non se ne vede uno. Le intasano solo le auto private e i variopinti ‘Tap Tap’, i taxi collettivi. I senza tetto superano ancora il milione. Nelle 1.200 tendopoli gli unici numeri in aumento sono quelli dei morti di coleravittime che si sono aggiunte dalla metà di ottobre ai 230mila uccisi dal terremoto. I molti soldi promessi per la ricostruzione sono rimasti nei cassetti. Subito dopo il terremoto si accumularono aiuti solo annunciati per 2,1 miliardi di dollari. Il 58 per cento della cifra è svanito assieme alle parole. Stefano Zannini, capo missione di Medici senza frontiere, rivela che la commissione di trenta esperti internazionali guidata dall’ex presidente statunitense Bill Clinton non ha ancora «elaborato un piano minimo di rinascita». Anche il colera che dilaga non sembra aver commosso le opinioni pubbliche. Elisabeth Byrs, funzionaria dell’ufficio coordinamento degli affari umanitari dell’Onu, sostiene che le Nazioni Unite hanno incassato solo il 25 per cento delle risorse che hanno richiesto, una tirchieria che le pare una “vergogna”. Prima del sisma solo il 19 per cento della popolazione aveva accesso ai servizi igienici. L’Unicef denuncia la denutrizione dei bambini: sotto i 5 anni uno su tre è gravemente sotto peso. Mezzo milione di piccini vive nelle tendopoli della capitale. L’ordine pubblico, infine, è solo una chimera. I furti e gli stupri sono in crescita vigorosa. La politica contribuisce al caos montante. Il secondo turno delle elezioni presidenziali, in calendario per il 16 gennaio, è stato rinviato. Michel Martelly, il candidato delle tendopoli, un popolare cantante di kompa, il jazz locale, non sarà della partita. La sua esclusione ha suscitato fieri sospetti di brogli e ha infiammato il popolino aumentando lo scetticismo sui due contendenti rimasti in lizza, l’ex first lady Mirlande Manigat, la più votata, e Jude Celestin, il cavallo del presidente uscente René Preval.
Carlo Di Stanislao
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