Da quel 12 gennaio 2010 “la vita ad Haiti non è più la stessa”. Il terremoto che quel giorno travolse case e vite umane, uccidendo e mutilando centinaia di migliaia di persone, è stata “una tragedia che ha toccato tutti, da vicino o da lontano”. Ma ora “dobbiamo riprendere in mano il nostro destino, dobbiamo passare dall’emergenza alla ricostruzione”. Si commuove l’ambasciatore di Haiti a Roma, signora Geri Benoit, nel ricordare in una conversazione con l’ANSA i momenti di paura e dolore di un anno fa, e tutto quello che ne è seguito, aggravato poi dalle inondazioni e dall’epidemia di colera di cui non si intravede la fine. “Voglio ringraziare l’Italia, il governo e la società civile: il sostegno e la risposta che abbiamo avuto dopo il terremoto sono stati pieni di compassione e generosità “, dice la diplomatica. E allo stesso tempo vuole rassicurare sulla gestione dei fondi donati all’indomani del sisma, sui quali anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha affermato ieri che “mancano le procedure di controllo che diano rassicurazioni agli enti eroganti”. “L’Italia, che è uno dei nostri principali donatori, partecipa con l’Unione europea alla ricostruzione. Non credo che ci siano problemi” con i fondi donati dall’Italia, assicura Geri Benoit. Ma “la cosa più difficile è spiegare alla società civile italiana, che è stata molto generosa, come si agisce sul terreno in questa situazione”. L’ambasciatore è infatti convinta che sull’utilizzo degli aiuti e la ricostruzione bisogna fare uno sforzo maggiore di comunicazione. “Capisco l’impazienza di chi ha donato e non ha visto i risultati – ammette -, ma siamo ancora alla fase di pianificazione e bisogna spiegare che gli inizi sono sempre molto lenti”. “E’ un messaggio che a volte non passa”, aggiunge l’ambasciatore che per fare chiarezza tenta un paragone: “Se ricostruire è difficile nei Paesi ricchi, come é successo per L’Aquila, pensate come può essere in uno dei Paesi più poveri del mondo”. Inoltre nel terremoto “abbiamo perso i nostri funzionari più capaci” e questo rende tutto più difficile: “Dobbiamo coordinare i comuni, le città, le istituzioni, dobbiamo dialogare con il popolo di Haiti che non deve subire le decisioni dall’alto, e le Ong”. E sul piano politico, “siamo nel mezzo dei due turni delle elezioni presidenziali: c’é chi chiede il riconteggio dei voti del primo turno, il che è perfettamente legittimo, ma rende ancora più complessa la situazione”. Domani il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, celebrerà una messa a Santa Maria Maggiore a Roma, per ricordare le vittime del terremoto di Haiti. La situazione sull’isola è ancora drammatica, ma oggi, conclude l’ambasciatore “c’é una maggiore introspezione anche a livello collettivo. Quello che ci ha sostenuti è stata anche la nostra fede che ci ha aiutati a superare gli ostacoli”.
Laurence Figà-Talamanca
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