Ad un passo dal golpe

Lunedì, in un intervento televisivo, aveva promesso la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro in due anni ed oggi si apprende che  il ministro degli interni tunisino, Rafik Belhaj Kacem,  è stato destituito dal presidente Ben Ali, che ha anche ordinato il rilascio di tutte le persone arrestate durante le proteste, ma che […]

Lunedì, in un intervento televisivo, aveva promesso la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro in due anni ed oggi si apprende che  il ministro degli interni tunisino, Rafik Belhaj Kacem,  è stato destituito dal presidente Ben Ali, che ha anche ordinato il rilascio di tutte le persone arrestate durante le proteste, ma che non abbiamo commesso violenze. Ma la “guerra del pane”, come in Algeria, non si placa, rimbalzando anche in Europa, come in Svizzera,  dove l’ambasciata di Berna, è stata bersaglaita con bombe molotov. Nel corso della scorsa  notte, la polizia è stata costretta a sparare una serie di colpi di avvertimento per disperdere una folla di manifestanti inferociti che manifestava vivacemente nella periferia della città. La notizia è stata confermata dal corrispondente della Reuters, uno dei pochi giornalisti stranieri presenti a Tunisi. Sembra che i giovani, nel sobborgo di Ettadhamoun, abbiano dato fuoco a un autobus e rotto i vetri di filiali bancarie e negozi, urlando “non abbiamo paura”. Secondo alcune fonti, riportate da siti internet, la polizia avrebbe anche sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Nella mattinata, inoltre, truppe armate sono state schierate nei punti nevralgici di Tunisi e i soldati, muniti di blindati leggeri, hanno preso in particolare posizione intorno alla sede della televisione di Stato. Se per l’Unione Europea la risposta della polizia tunisina contro i manifestanti è “sproporzionata”, il segretario di Stato americano Clinton si dice “preoccupata”.  Oggi, poi, l’esercito è stato mobilitato per la prima volta alla periferia della capitale, dove già vi sarebbero nove vittime.  Secondo quanto riportato da Al Jazeera, 5 persone sarebbe morte durante le manifestazioni in corso in diverse zone della citta’. Scontri vi sarebbero stati nei pressi di piazza del Teatro e nella Medina. Aggredita anche una troupe del tg3. La sede del tribunale di Tozeur, città turistica alle porte del deserto del Sahara, é stata data alle fiamme. A Sfax, seconda città del paese,  decine di migliaia di persone sono scese in piazza rispondendo allo sciopero generale proclamato dai sindacati. Nuovi disordini anche a Kàsserine, nella parte centro-occidentale del paese, dove solo ieri sono rimasti uccisi quattro manifestanti.   Su internet si rincorrono voci, di provenienza egiziana e non confermate di un possibile golpe militare. Ecco quanto ha oggi dichiarato Ahmed Nejib Chebbi, leader storico del partito dell’opposizione Democratico Progressista: “Quattro settimane di repressione hanno provato che se i manifestanti non si sono fermati le origini di questo malcontento sono profonde e le richieste sono legittime e serie. Quindi se il regime continua a reprimere le proteste, non risolverà il problema, al contrario. Questo movimento si rafforzerà ancor più. La contestazione ha raggiunto anche la capitale ed è stato mobilitato l’esercito nelle principali strade di Tunisi. C‘è una via per uscire dalla crisi, che il regime riconosca i propri errori e che faccia partecipare i tunisini alla ricostruzione di un futuro migliore”. Secondo la Costituzione del 1º giugno 1959 (emendata dal 1º giugno 2002 per creare il bicameralismo), la Tunisia è una repubblica presidenziale fortemente squilibrata a vantaggio dell’esecutivo. Il potere esecutivo è concentrato nel Presidente della Repubblica (i cui poteri costituzionali sono stati ulteriormente rafforzati nel 1988, 1997 e 2002), che lo esercita con l’assistenza di un Primo ministro e di più ministri, tutti di sua nomina e revoca. Il governo ha ampi poteri regolamentari. Il Presidente della Repubblica è eletto ogni 5 anni a suffragio universale ed è rieleggibile senza limiti purché abbia meno di 75 anni. Della pubblica amministrazione, incluse le forze armate e dell’ordine, dispone il Presidente. In quanto garante dell’indipendenza nazionale, dell’integrità del territorio e del rispetto della costituzione e delle leggi può attribuirsi poteri speciali in caso di pericolo imminente.

Carlo Di Stanislao

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