Mentre in Italia con l’approvazione l’8 dicembre 2010 della Legge di stabilità (Finanziaria) al Senato, sono stati stanziati altri 472 milioni di euro (oltre 917 miliardi di vecchie lire) per la fase di sviluppo e progettazione del caccia-bombardiere F35/JSF e, a Cameri (NO), è stato presentato il progetto per lo stabilimento di produzione, manutenzione e collaudo di questo aereo dagli Stati Uniti arrivano notizie (“profeticamente” annunciate da tempo per parte mia) di ulteriori ritardi e moltiplicazione dei costi.
Andiamo per ordine.
Dopo un silenzio iniziale, la Lockeed Martin ha reso note le prime cifre con cui sarebbero venduti agli USA i primi 30 aerei attualmente in linea di montaggio. Il costo complessivo supererebbe i 5 miliardi di dollari, comprendenti eventuali integrazioni successive di sistemi avionici e d’arma, ma esclusi i propulsori (i motori).
Ciò porterebbe il costo medio per singolo esemplare intorno ai 170 milioni di dollari, senza i propulsori. Il 79% in più rispetto al costo unitario di 94,8 milioni di dollari calcolato nel giugno 2006 dal Centro Ricerche del Congresso USA e il 174% in più rispetto al costo iniziale di 62 milioni di dollari previsto dalla Lockeed Martin.
Ai costi attuali l’acquisto dei 131 aerei F35/JSF, comporterebbe per l’Italia una spesa di oltre 17 miliardi di euro, a cui bisognerebbe aggiungere i costi dei propulsori. Il costo unitario stimato per un motore Pratt F135 (a inizio 2010) è di 7,3 milioni di dollari (il 52% in più del costo iniziale). Calcolato in euro e moltiplicato per il numero degli aerei in acquisto con i soldi dei contribuenti italiani sono altri 735 milioni di euro.
La spesa prevista a oggi per l’acquisto degli F35 ha, quindi, raggiunto circa diciotto miliardi di euro (35 mila miliardi di vecchie lire), ai quali dobbiamo aggiungere i soldi già spesi (1 miliardo e 456 milioni di euro), quelli stanziati per il 2011 (472 milioni di euro), e quelli che ancora dovremo spendere, per lo sviluppo, la progettazione e l’industrializzazione del programma, compresa la predisposizione tecnico-logistica di una linea per la produzione di parti (le semiali) e di assemblaggio solo dei velivoli che saranno comprati dall’Italia (l’Olanda ha rinunciato all’acquisto dei suoi 80 aerei e la Norvegia ha rinviato la decisione al 2012).
Sì, perché non è certo finita. Alcuni esponenti del Governo USA hanno fatto “trapelare” un quadro sicuramente non positivo del programma JSF, nonostante sia il più costoso investimento in campo militare della storia (382 miliardi di dollari per il suo sviluppo), lasciando prevedere la possibilità di altri tre anni di ritardo. Significa che la fase di sviluppo e progettazione invece di terminare nel 2012 finirà nel 2015. Ciò si rifletterà, di conseguenza, anche sull’avvio della produzione standardizzata a Cameri prevista nel 2013.
L’avvio della produzione delle semiali a inizio 2013 e dell’aereo completo nel 2014, è destinato quindi a essere differito nel tempo, così come le attese occupazionali (i 1.816 addetti suddivisi in due turni, distribuiti su sei giorni la settimana) dichiarate dal sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto.
Ma il vero consuntivo politico, economico e sociale sul programma F35 deve essere fatto rispetto alle “manipolazioni mediatiche e parlamentari” dell’ex-sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri e del generale Leonardo Tricarico, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica italiana che, all’inizio del 2007 a sostegno della partecipazione al programma F35, vendettero la panzana della creazione di diecimila nuovi posti di lavoro per i prossimi 45 anni.
A distanza di quattro anni l’attuale sottosegretario, Giuseppe Cossiga con deleghe al procurement degli armamenti e al settore tecnico-industriale della Difesa ha dovuto ammettere in un’intervista che, nonostante l’ingente investimento di risorse per gli F35, in conseguenza della chiusura della linea Eurofighter, ci saranno in Italia 3 mila occupati in meno nel settore militare dell’industria aerospaziale.
Gianni Alioti
Ufficio Internazionale Fim-Cisl da www.perlapace.it
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