Caso Ruby, Berlusconi: nulla da temere

Prostituzione minorile e concussione: sono queste le accuse ipotizzate nei confronti di Silvio Berlusconi dalla Procura di Milano, che dal 21 dicembre scorso ha iscritto il premier nel registro degli indagati e presto chiederà per lui il giudizio immediato per la vicenda di Ruby, la giovane marocchina sua ospite, secondo l’accusa, in diversi festini ad […]

Prostituzione minorile e concussione: sono queste le accuse ipotizzate nei confronti di Silvio Berlusconi dalla Procura di Milano, che dal 21 dicembre scorso ha iscritto il premier nel registro degli indagati e presto chiederà per lui il giudizio immediato per la vicenda di Ruby, la giovane marocchina sua ospite, secondo l’accusa, in diversi festini ad Arcore.
Berlusconi, che ha ricevuto un invito a comparire per il prossimo fine settimana, nega di aver avuto rapporti sessuali con la ragazza e accusa i pm
di voler “sovvertire la democrazia”; i suoi legali parlano di elementi “inconsistenti” e grave intromissione nella vita privata del premier.
In un messaggio ai Promotori della Libertà pubblicato su TGCOM , il premier parlando dei processi che lo vedono coinvolto scriveva: “Non ho nulla da temere e non vedo l’ora di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde. Mi aspettavo francamente che dopo la sentenza della Corte, per ricominciare, attendessero almeno una settimana. Invece i PM di Milano non hanno resistito e la sera stessa mi hanno mandato il loro biglietto di auguri per il nuovo anno e per l’occasione si sono inventati il reato di “cena privata a casa del Presidente”. Ho dedotto che sono invidiosi e che mi fanno i dispetti per non essere stati invitati anche loro. Però ci sono delle persone contente, sono i miei avvocati. Sono sicuri che con me non gli mancherà mai il lavoro.
Invece se volessi prendere sul serio un’iniziativa che seria in realtà non è, direi che si è superato ogni limite e che alcuni magistrati che non potrebbero neppure indagare per ragioni di competenza funzionale e territoriale stanno tentando di sovvertire le regole fondamentali della democrazia.
Ad alcune persone è bastato venire una volta a cena a casa mia, la casa del Presidente del Consiglio per avere il proprio cellulare controllato e i propri spostamenti controllati per alcuni mesi, prima ancora che fosse iniziata ufficialmente l’indagine preliminare nei miei confronti.
Come al solito domani tutto finirà sui giornali che grideranno allo scandalo seminando veleno e fango nei miei confronti con una intromissione nella mia vita privata che non ha precedenti nella storia del nostro Paese e che dimostra la necessità di intervenire con urgenza per evitare che certi magistrati possano impunemente violare la privacy dei cittadini comprimendo la loro libertà. Poi, come al solito, anche questa vicenda finirà nel nulla perché nel nulla si basa ma intanto il Presidente del Consiglio e l’Italia saranno stati infangati senza che nessuno poi paghi alcunché”.

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