La sentenza di lapidazione per adulterio era stata sospesa lo scorso anno ed ora si apprende che è stata sospesa anche quella di impiccagione, comminata a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna il cui caso ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica globale. In una lettera al presidente brasiliano Dilma Rousseff, il capo della commissione parlamentare iraniana sui diritti umani, Zohre Elahian, ha fatto sapere che anche l’impiccagione è stata sospesa grazie al perdono dei figli di Sakineh. “Sebbene la sentenza di lapidazione non sia stata ancora eseguita, l’impiccagione è stata sospesa grazie al perdono (dei suoi figli)”, si legge nella lettera, secondo quanto riferito da Isna, l’agenzia stampa degli studenti iraniani. Reuters precisa che la Ashtiani è stata condannata definitivamente a 10 anni di carcere. L’anno scorso l’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, quello stesso del no alla estradizione di Battista, aveva offerto asilo alla donna, ma l’offerta era stata rifiutata dalla autorita’ iraniane. Sakineh era stata arrestata nel 2006 con l’accusa di adulterio e complicità nell’uccisione del marito. Prima viene condannata alla lapidazione, ma l’esecuzione, probabilmente grazie alle forti pressioni dei governi occidentali, non verrà mai eseguita. A settembre, la nuova condanna: stavolta all’impiccagione. L’11 ottobre dello scorso anno L’11 erano stati arrestati anche il figlio e l’avvocato della donna. Per lei si sono mobilitate le più importanti organizzazioni umanitarie, da Amnesty International a Human Rights. Quattro mesi fa, il vice ministro degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, in una una conferenza di studenti all’universitù Ferdowsi di Mashhad, accusando l’Occidente di una politica di due pesi e due misure sul tema dei diritti umani e lamentando che non ci sia in Europa una analoga mobilitazione in favore delle donne condannate a morte negli Stati Uniti, disse: “”l’Iran difende la vittima e la sua famiglia mentre l’Occidente difende chi ha recato l’offesa”. C’è chi vede in questo gesto del governo iraniano, anche in relazione ai nuovi accordi fra USA e Russia, un passo distensivo verso l’occidente cristiano. Infatti, Due eventi verificatisi alla fine di dicembre, diversi ma in fin dei conti correlati, ovvero la ratifica del nuovo trattato START ad opera del Senato americano e la condanna dell’ex oligarca russo Mikhail Khodorkhovsky, riflettono i punti di forza e di debolezza nonché le contraddizioni del cosiddetto “reset” tra Washington e Mosca nel 2010. Alla base dell’approccio statunitense, come ha detto recentemente il consigliere del presidente, Michael McFaul, al pubblico del Carnegie Endowment, c’è una “teoria” del “reset”, stando alla quale Stati Uniti e Russia hanno alcuni interessi in comune. la ricerca di buoni rapporti può portare benefici a entrambe le parti e l’interazione deve avvenire su una rosa molto ampia di questioni. In pratica, gli Stati Uniti considerano la Russia meno per quello che è, o che potrebbe essere, e più come uno strumento per coadiuvare Washington ad affrontare altre priorità come la non-proliferazione nucleare e il terrorismo radicale islamico. Così ora l’Iran, se non di nuovi alleati, non ha bisogno di ulteriori nemici oltre agli USA ed Israele. Sia gli Stati Uniti che la Russia hanno bisogno di dialogo sulle questioni di sicurezza ed è verosimile che questo processo vada avanti. Ma probabilmente i prossimi sviluppi di politica interna in entrambi i paesi metteranno presto a nudo i limiti della recente distensione. Per prima cosa, è presumibile che i repubblicani di fresca maggioranza al Congresso americano solleveranno preoccupazioni sull’operato del Cremlino riguardo ai diritti umani e che saranno riluttanti ad approvare nuove iniziative di controllo sulle armi. In tutto questo l’Iran avrà un ruolo certamente centrale.
Carlo Di Stanislao
Ma quale lapidazione e quale sospensione.
E dalla con le bufale…
…e tutti continuano a cascarci!
E’ mai possibile che ancora si prendano per oro colato le notizie diramate da inaffidabili ONG?
A quando la prossima?