“Non c’é bisogno di un intervento normativo straordinario, così come viene chiesto dalla mozione del Consiglio comunale dell’Aquila, per la ricostruzione di una porzione del centro storico in 12 mesi. I tempi indicati dalla mozione mi sembrano illusori e non me la sento di illudere i cittadini”. Lo ha dichiarato il commissario straordinario per la ricostruzione e presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, durante una conferenza stampa. “Il 5 agosto 2010 ho consegnato al sindaco dell’Aquila un’agenda di interventi di ricostruzione a breve termine, in cui é indicata anche la zona della quale si parla nella mozione del Consiglio comunale. Evidentemente i consiglieri comunali non sono stati informati su questa agenda”. “Dopo due anni – ha proseguito il presidente della Regione – si potrebbe anche passare da un modello risarcitorio a un modello appaltistico, ma non è necessario perché gli strumenti e i fondi ci sono già, anzi sollecito i cittadini a presentare i progetti per la ricostruzione”.
“Qualcuno dovrebbe dire ai cittadini quali palazzi sono da demolire e quali da ristrutturare. Nessuno vuole togliere al Comune dell’Aquila le sue prerogative, ma a questi quesiti prima o poi dovrà rispondere. Quesiti che tutti si pongono ormai da due anni”: lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. “I cronoprogrammi per gli interventi di ricostruzione dei beni pubblici dovrebbero indicare gli stessi tempi di cui si parla nella mozione del Consiglio comunale dell’Aquila – ha aggiunto Chiodi – cioé 12 mesi”. Così ha risposto ai giornalisti a margine della conferenza stampa di questa mattina, riferendosi alla mozione con cui il presidente del Consiglio comunale dell’Aquila, Carlo Benedetti, e il presidente della commissione consiliare Garanzia e Controllo, Enzo Lombardi, chiedono un intervento normativo ed economico-finanziario straordinario del Governo e, se necessario, del Parlamento, calibrato sul modello del progetto Case e idoneo a progettare, avviare e completare, entro 12 mesi, la ristrutturazione di una porzione del centro storico.
Nell’ipotesi che si voglia tornare al modello appaltistico, non vi è alcuna necessità di un intervento normativo straordinario, giacché il decreto n. 3 contempla, nel caso di accordo dei proprietari privati, la delega al Comune per l’esperimento di un unico appalto” ha dichiarato Chiodi. Secondo Chiodi “é opportuno tornare a sollecitare il cronoprogramma degli interventi sui beni pubblici del centro storico già finanziati dal Governo. Cronoprogramma che renda chiaro a tutti i cittadini i tempi entro i quali i soggetti attuatori si impegnano a completare la progettazione, a esperire la gara e completare l’intervento di ricostruzione. Adempimento, questo, a cui i soggetti attuatori sono tenuti per effetto di una disposizione del decreto n.3”. “Ribadisco – ha aggiunto Chiodi – che i piani di ricostruzione non sono solo un adempimento di una legge affidati ai sindaci, ma sono strumenti attuativi (che possono riguardare anche più aree o zone) dai quali desumere la qualità urbanistica e architettonica, sociale ed economica della ricostruzione che verrà”. “Quando mi si dice che di questi strumenti attuativi, peraltro semplici e trasparenti, non c’é bisogno perché L’Aquila sarà dov’era e com’era, qualcuno dovrebbe dire, non solo a me, ma a tutti i cittadini, quali palazzi resteranno in piedi e quali saranno da ricostruire o da demolire. Delle centinaia di palazzi puntellati ‘dentro e fuori’, chi è che deve decidere (e quando dovrà decidere) quale sarà il loro destino se non il Comune dell’Aquila? Chi dovrà dire (e quando) se l’altezza dei piani resterà uguale, se le volte resteranno a 6 metri, se l’intervento per il risparmio energetico e la sicurezza sismica dovrà essere in un certo modo, come sarà l’arredo urbano, quali gli usi e le destinazioni urbanistiche, dove saranno i centri di aggregazione? Ammesso anche che tutto sia esattamente uguale a come era (ma anche questo va deciso dal Comune e ancora attendiamo questa decisione), quale sarà l’organizzazione logistica? I tempi? Gli spazi pubblici? Nessuno vuole togliere al Comune queste importantissime prerogative, ma a questi quesiti prima o poi dovrà rispondere. Io credo che oggi, per la città e per il futuro della città stessa, il Comune debba dire qualcosa e dare risposte ai quesiti che tutti si pongono”
Foto: Manuel Romano
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