La scuola, così come altri luoghi dell’educazione, è uno spazio interattivo che coinvolge nello stare insieme e nel trovare occasioni comuni di progetti, giochi, azioni, in un comportamento reciproco tra gli allievi che arrivano da lontano, con stili cognitivi propri, linguaggi diversi, forme culturali già interiorizzate, di cui gli educatori devono riconoscere il valore, il peso, la rilevanza.
Una pedagogia dello scambio prevede interazioni, intrecci di saperi e culture, nell’organizzazione del sistema educativo che non deve restare rigido su posizioni di prevaricazione, ma dovrebbe consentire spazi e tempi adeguati alle esigenze di ciascuno, strutturandosi in modo duttile e relazionale, collegandosi in modo positivo con il territorio, organizzando le differenze di abitudini, di cibo, di cultura orale, di scrittura e lingua.
Gli operatori scolastici hanno il compito di osservare la complessità che si origina dagli incroci delle differenze, attraverso un lavoro paziente e metodico che trova le sue radici nel dialogo e nell’interpretazione, in percorsi didattici per ricercare modi, spazi e tempi di coesistenza, nei quali la consapevolezza di sé, delle proprie origini, della propria cultura, riesca a coniugarsi con il rispetto dell’altro.
Il sistema scolastico deve favorire al suo interno relazioni complementari tra gli allievi che appartengono a culture differenti, stabilendo relazioni verso l’esterno, senza prevaricazione, con rispetto reciproco, evitando processi di ghettizzazione interni ed esterni, nella disponibilità al dialogo e al cambiamento, con la convinzione che l’apertura può limitare l’insorgere di conflitti ed è necessaria al rafforzamento delle identità reciproche, al mantenimento e alla sopravvivenza della propria cultura.
La storia dell’umanità è costituita di fusioni etniche e ibridazioni dialogiche di gruppi diversi, dove qualunque cultura non ha mai una sola origine, ma è narrazione storica di culture altre, lingue e saperi che si incontrano e continuano ad intrecciarsi, fondendosi e confondendosi gli uni negli altri, nel valore delle mescolanze, degli incontri, degli incroci che si originano dal movimento di donne e uomini, di culture, nel flusso continuo e inarrestabile di genti, idee e progetti.
Gli spostamenti dei popoli e le migrazioni di massa sono state necessità economiche di ogni epoca, perché sempre sono esistite popolazioni che hanno cambiato territorio, mutuato abitudini, scambiato strutture sociali, incrociato culture, meticciato economie, trasformandosi a vicenda.
La scuola e i suoi operatori hanno dunque il compito di impostare, con sempre maggiore fermezza, il rifiuto delle posizioni che rivendicano la purezza della razza, come idea pericolosa, sbagliata e criminale, che ingenera discriminazioni e razzismi di ogni sorta.
L’istituzione scolastica ha il dovere di spiegare e trasmettere alle nuove generazioni l’infondatezza delle teorie sulla purezza razziale, in quanto foriere di pregiudizi, stereotipi e conseguenti intolleranze e discriminazioni, all’interno del tessuto sociale multietnico, dove si insinua sempre il seme del conflitto culturale, della violenza e prevaricazione tra gruppi ed etnie.
La valorizzazione dell’idea culturale della pace e della nonviolenza, per un futuro ecosostenibile, a misura di persona, deve essere alla base della gerarchia epistemologica delle materie di insegnamento, che proclamino la necessità della coesistenza tra genti, gruppi e minoranze, nella necessità del dialogo portatore di cambiamento e progresso costruttivo, nella società pluriculturale, dove le etnie e i popoli si sono sempre incontrati ed incrociati in ibridazioni secolari e transculturali. La mescolanza, l’ibridazione, il meticciato tra civiltà costituiscono valori imprescindibili contro lo stereotipo preconcettuale dell’omologazione e del livellamento delle differenze, perché il significato di diversità è implicito in ogni singolo individuo e in ogni persona, a livello individuale e collettivo, nell’insieme dei popoli e delle genti che coesistono nel pluriverso delle culture e nell’insieme delle identità di tutti e di ciascuno.
La scuola deve farsi promotrice dei valori della pace dell’intercultura tra genti, gruppi e minoranze che costituiscono l’identità del soggetto umano a livello individuale e singolare. Il soggetto si declina in molteplici accezioni del concetto di differenza apportatrice di diversità, dove il singolo, costituisce lo specifico di un intero popolo, nella valorizzazione della persona, come pluriverso e microcosmo dell’identità plurima e plurale, molteplice e collettiva, composta di mescolanze e ibridazioni di identità soggettive, componenti un ampio insieme di gruppi etnici che si incontrano, si scontrano e si incrociano nel corso della storia di ogni tempo e ogni spazio.
La cultura della pace e della nonviolenza orienta le giovani e nuove generazioni alla convivenza e coesistenza pacifica delle differenze, ibridate nel percorso storico del contesto sociale e del tessuto culturale.
Nella scuola, come nella società, occorrono esempi di militanza per la tutela e il rispetto dei diritti civili, di etica umana e di interesse per gli altri che soffrono, parlando alle coscienze dei cittadini, facendo maturare il rifiuto della guerra, delle tante guerre, delle discriminazioni e delle schiavitù, considerando inaccettabili questi contenuti di morte, di sofferenza, di disumanità.
L’umanità dovrebbe imparare a non contemplare la guerra nella sua visione del mondo e della vita, compiendo lo sforzo intellettuale di evitare le guerre e di disegnare un mondo senza conflitti armati e soprattutto ritrovare quello che è rimasto di umano in ciascuno di noi, per trasformare l’utopia di un mondo senza conflitti e senza schiavitù, in progetti di cultura e di civiltà, opponendo la vita alla violenza di massa, alla discriminazione, alla disuguaglianza dei diritti, dove l’abolizione del conflitto armato è un cammino da percorrere individualmente e collettivamente.
Laura Tussi
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