Ha sempre fatto così: messo alle corde, non si limita a difendersi, ma anzi, contrattacca. E questa volta ci va giù duro, usando il solito videomessaggio diretto ai Promotori della Libertà, sottraendosi ad ogni confronto ed usando lo strumento che conosce meglio e che impiega, da sempre, con maggiore efficacia. “Vorrei fare il processo subito con queste prove inconfutabili- ha detto Berlusconi – ma lo vorrei fare con giudici superpartes e non con PM che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica”. Questo dichiara nel filmato andato sulle reti Rai e Mediaset e secondo quanto riferito all’AgenParl da fonti interne del Pdl, ciò che Berlusconi ed i suoi, che al solito gli fanno quadrato attorno, dichiarano di non aver digerito, sono i metodi di indagini scorretti e le gravi violazioni da parte dei pm, con contestazione nei confronti degli inquirenti milanesi per aver messo sotto controllo la cella telefonica intorno all’abitazione di Berlusconi ad Arcore a partire dal 1° gennaio 2010, senza che vi fosse notizia di reato e senza chiedere, come invece prevede la nostra Costituzione, l’autorizzazione a procede da parte della Camera dei Deputati. Berlusconi ed i suoi legali, riuniti ieri sera con tutti i parlamentari avvocati del Pdl per fare il punto sul caso Ruby, hanno anche parlato di “fortissime pressioni” a cui sarebbero stati sottoposti i testimoni della vicenda, in particolare tutte le ragazze coinvolte nell’inchiesta e che dunque minerebbero l’attendibilità delle loro testimonianze agli inquirenti. Ieri Sabina Began (al secolo Beganovic), 36enne modella slavo-tedesca con qualche film alle spalle (naturalmente targati Medusa), chiamata “l’Ape regina” nelle cronache mondane della capitale, ha detto ha Sky-tg24 lei è il bunga bunga, scagionando così l’uomo che dice di amare e affermando che la allitterazione sfortunata, non è altro che un codice segreto fra lei e il presidente del consiglio. Vere parole d’amore e riconoscimento quelle sue sul premier: “Sono qui per proteggerlo…lui non sa nulla della mia scelta di apparire in tv”. “Per me Berlusconi – ha proseguito – è una persona anche sola, ma davvero bella. Lo amo con tutta me stessa”. “Io sono la colpevole di tutte queste feste”, ha detto, ed ha inoltre aggiunto: “Le ho organizzate io per farlo divertire perché il premier è una persona bella e sola. Berlusconi non c’entra niente”. E ancora: “Lui non sa nemmeno che io sono venuta qui a raccontare la verità, io lo amo veramente con tutta me stessa e desidero proteggerlo. Lo descrivono come un mostro, ma è una cosa ingiusta. Lui è sempre il presidente del Consiglio e non si può definire mostro una persona quando non ci sono prove”. E mentre la recentemente rivelata fidanzata del cavaliere ancora tace, scende in campo a sua difesa anche Ruby Karima El Mahroug, in arte Ruby, che, su Canale 5, ha raccontato, tra le lacrime, di essere stata violentata ad appena nove anni e di non aver avuto alcun rapporto sessuale con il premier, che invece stima ed adora. Sul piano più formale (e sostanziale), si è appreso intanto che la Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha rinviato a martedì prossimo l’avvio dell’esame della richiesta di perquisizione in uno degli uffici del premier per esaminare meglio le carte e preparare una relazione. Mentre sulle prove che incastrerebbero il premier il fotografo Fabrizio Corona, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha dichiarato che “in giro ci sono filmini e immagini dei bunga bunga, anche quelle più intime”. La notizia, però, è stata smentita da fonti della procura milanese. “Certamente è legittimo essere preoccupati di quello che sta accadendo soprattutto per il buon nome dell’Italia nel mondo. Credo che molti italiani siano sconcertati per la gravità delle accuse che sono state mosse al presidente Berlusconi – ha dichiarato Fini – L’unico che trova qualche cosa di divertente in tutto questo clamore è proprio il presidente del Consiglio. Francamente non capisco che cosa ci sia da divertirsi”. Ieri Berlusconi aveva detto di essere “assolutamente sereno” e, anzi: “Mi sto divertendo”. Per Casini, invece, la maggioranza sarebbe più forte se Berlusconi facesse un passo indietro. “Un passo indietro di Berlusconi darebbe l’opportunità al centro-destra di consolidarsi. Credo che in questo momento il paese sia in grandissima difficoltà”, ha affermato Casini, che ha anche indicato un possibile sostituto in Gianni Letta. Chi difende ancora Berlusconi ed il governo è invece, oltre al Pdl per intero, Umberto Bossi , il quale dichiara da un lato la saldezza dell’asse Pdl-Lega e dall’altro afferma che , in fondo, l’ennesimo scandalo finirà per far guadagnare ulteriori consensi a Berlusconi. Sbagliare è umano, perseverare, invece, diabolico, commenta su L’Opinione Claudio Marzo, che nota come i casi Noemi e D’Addario non abbiano insegnato nulla a Silvio Berlusconi, visto le sue continue frequentazioni per serate spensierate. Così come non ha capito, il premier, che nella sua posizione il pubblico si identifica con il privato e che avendo un ruolo istituzionale, la condotta diventa fatto sostanziale di credibilità. Soprattutto si è leader di un partito che si dichiara inserito nel solco di valori cattolici e cristiani. Certamente la magistratura milanese che, non potendo intercettare il capo del governo, ha messo sotto controllo i telefoni dei suoi ospiti, ha infranto le loro libertà individuali, entrando nel merito della privatezza e della dignità del singolo cittadino. Ma questo, alla luce dei fatti, non conta un ficco secco; dall’altronde, da Tangentopoli in poi, lo Stato di diritto in Italia è un davvero optional. La vera domanda da porsi, non facendosi distrarre da videomessaggi e donnine che si alzano a difesa, è la domanda di se e come Berlusconi uscirà da questo vespaio giudiziario e politico. Il caso in questione sarà un catalizzatore per accelerare le elezioni anticipate, come suggerisce Bossi, oppure, tutto resterà allo status quo ante, con tutti i problemi sul tappeto, compreso il fatto se Berlusconi avrà o meno la maggioranza più ampia di quella che è uscita dall’ultimo voto di fiducia, per governare e fare le riforme tante volte promesse e mai realizzate? Ieri c’è stata la nascita ufficiale del nuovo Partito di Responsabilità Nazionale capeggiato da Silvano Moffa, un pacato ed elegante signore di mezza età, che da qualche tempo si è insediato nella terra di mezzo della politica e redige bollettini continui ed aggiornati sul fronte più impervio, lo shopping dei deputati. Da quando c’è lui nella terra di mezzo, il gruppo dei responsabili, in costante progresso, può contare di una specie di astanteria, oltre che di una sala di attesa e di diagnostica. Moffa, che non è mai stato un colonnello, parla con voce pacata, ha gesti misurati e non insulta nessuno, quando uscì dal Pdl, insieme al presidente della Camera, venne subito nominato capo delle colombe e messo in contrapposizione ai falchi, i siciliani Briguglio e Granata, che avevano dato all’avventura finiana una impronta garibaldina e “manesca”. Ora, tornato sui suoi passi, sta facendo un ottimo lavoro e si sta dimostrando, a parte tutto, un fedele alleato del Cavaliere, che pure aveva abbandonato, ma che non ha mai perso la fiducia in lui. Quando il premier seppe che era stato nominato portavoce del gruppo parlamentare del Fli, tirò un sospiro di sollievo, ritenendolo un amico ed affermando che mai avrebbe recato danno a lui o al suo partito. Ed i fatti gli hanno dato ragione. Allo stato attuale, se Ruby e le altre lo consentiranno e il terzo polo resterà nel guado, in attesa che i vescovi superino lo shock della nuova disavventura del Cavaliere, sarà proprio Moffa a costituire la gamba mancante per rendere stabile il tavolo del Cavaliere e del suo governo. Credo di comprendere, in questo clima, il senso dell’accorato recente richiamo di Napolitano che, in una nota, ha fatto scrivere che: “il presidente della Repubblica, per l’ufficio che ricopre e per la difficile situazione che il Paese sta attraversando, sia per la stabilità non vuol dire che sia per la stabilità purchessia”. Affermazione non difficile da decifrare: se le condizioni per la tenuta dell’esecutivo e della maggioranza ci sono, bene; ma se non ci sono, vanno costruite: a partire – nel caso in questione – dalla necessità di fare chiarezza nelle sedi proprie, così da fugare le pesanti ombre che gravano sul premier. E, comunque, non è detto che, anche fra i politici di sinistra, non vi sia chi pensi che uno scandalo sessuale non posso travolgere e annientare un buon politico, con idee innovative ed operosità corretta. Pare essere il caso di Walter Veltroni che, con la sua nuova corrente, Movimento Democratico, si appresta a svolgere, nel centro congressi Il Lingotto di Torino, il suo primo incontro di carattere nazionale, in cui sono stati invitati a parlare sia il padre della Terza Via e del New Labour blariano, Anthony Giddens, sia quel Gary Hart, ex candidato alla presidenza dei democratici americani nel 1984 e nel 1988, travolto, come si ricorderà, da uno scandalo sessuale alla Berlusconi. In fondo Veltroni, che ammira da sempre la politica statunitense, non potrà essere troppo contrario alla condotta del Cavaliere, ricordando i duecento anni di scandali analoghi nei politici Usa, ricostruiti alcuni anni fa da Repubblica (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/25/dal-presidente-gay-gary-hart-duecento-anni.html). Se Nixon, che certo non è della stessa idea politica di Veltroni andava a letto con una graziosa cinese, sospettata da Hoover di essere una spia comunista e lasciando da parte per una volta il caso Cinton-Levinsky; ricordiamo, fra i progressisti e per par condicio, Il deputato Wayne Hays che fu travolto dalla relazione con la sua formosa segretaria, Elizabeth Ray, che si vantava di non sapere scrivere a macchina né rispondere al telefono, diceva di lavorare per il Dipartimento Affari Erotici, e poi ha scritto un libro sulle sue disavventure sessuali, intitolato Il Fringe benefit di Washington e, ancora, la lobbista Paula Parkinson che ha conquistato una dozzina di deputati (tra cui forse anche l’ attuale vicepresidente Quayle), Donna Rice e, appuntgo, Gary Hart, con vari atti sessuali sui gradini del Campidoglio, nei gabinetti del Campidoglio ed anche in biblioteca. Che male c’è allora a fare festini in una villa privata ed in più in una parte adibita proprio allo scopo? Nel suo editoriale sul Corriere intitolato “La misura perduta”m, Aldo Cazzullo scive: “Preoccupa in particolare il fatto che il capo del governo non riesca a darsi nei comportamenti personali un profilo all’altezza dei suoi doveri istituzionali e anche della sua politica della famiglia, al centro quantomeno dei programmi elettorali” e fa poi riferimento esplicito all’imbarazzo della Chiesa. Ma, vedrete, che anche questo imbarazzo, alla fine, sarà superato.
Carlo Di Stanislao
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