In Portogallo le elezioni presidenziali si sono concluse al primo turno, con la rielezione del presidente uscente Anibal Cavaco Silva, che ha ottenuto il 53,5% dei consensi, in una tornata che ha registrato il più alto tasso di astensione del Paese: 53,4%, un segnale di sfiducia preoccupante nei confronti di un’intera classe politica, dato che a questa percentuale bisogna aggiungere il sei per cento di schede bianche e nulle. Il secondo classificato, il socialista Aanuel Alegre, ottiene appena il 19,7% dei consensi, davanti all’indipendente Fernando Nobre che si ferma al 14,07%. Il comunista Francisco Lopes registra il 7,12%, l’indipendente Josè Coelho il 4,47%, il socialista dissidente Defensor Moura l’1,57%. Nel suo discorso seguito alle votazioni, Silva ha affermato che la situazione sociale ed economica del Portogallo è molto grave e, in futuro, il Paese necessiterà di risolvere urgentemente i problemi dell’alto tasso di disoccupazione e della crisi del debito. Lo scorso 11 gennaio, il primo ministro Socrates ha ribadito che il Portogallo non ha bisogno di essere salvato, ma allo stesso tempo la banca centrale europea ha previsto per quest’anno una contrazione economica di 1,3%, in contrasto con le stime governative di crescita di 0,2%. Sempre l’11 il rendimento dei decennali portoghesi è schizzato al 7,193%, per poi scendere al 6,805%, sulla scia delle voci di massicci acquisti da parte della Bce di titoli del debito pubblico emessi da Lisbona. Cavaco Silva, economista di 71 anni, in carica dal 2006, ex-leader del Psd, principale movimento di opposizione al governo minoritario di Socrates, è stato capo del governo per 10 anni dal 1985 al 1995. Durante la campagna elettorale ha affermato di essere il solo ad avere l’esperienza di statista necessaria per gestire le “crisi gravi”, economica ma anche politica. La netta vittoria di Cavaco Silva potrebbe portare a breve ad elezioni anticipate a causa della difficile coabitazione con Socrates. Elezioni che secondo i sondaggi il Psd vincerebbe. Sempre secondo i sondaggi, il 39% dell’elettorato Ps avrebbe votato per il presidente uscente. Per controllare il debito pubblico, Lisbona ha compromesso la propria crescita economica. Secondo i dati Eurostat, relativi all’inizio di gennaio, il tasso di disoccupazione nel Paese è all’undici per cento, il sesto più alto nella zona euro. Com’è noto il Portogallo ha rifiutato il ricorso al piano di salvataggio Ue-Fmi, varando invece una serie di misure da lacrime e sangue (taglio degli stipendi pubblici, della spesa sociale, degli investimenti dello stato, congelamento delle pensioni, aumento di Iva e Irpef) per riportare il deficit dal 9,7% del 2009 al 3% nel 2013. La manovra ha dato risultati superiori al previsto nella riduzione del deficit nel 2010, ma ha avuto come conseguenza un generale impoverimento del paese, in particolare dei ceti bassi e medi, e ha fatto precipitare i socialisti a minimi storici nelle intenzioni di voto. In una intervista a Radio Vaticana, padre Vicotor Medicia, presidente dell’associazione di volontariato Unione Europea delle Misericordia, ha detto che in Portogallo crescono le difficoltà per i disoccupati ed i poveri, “Ma si riscontra anche una grande solidarietà tra la gente. Anche quando recentemente il Banco Alimentare contro la fame ha fatto ricorso al volontariato, la risposta è stata veramente straordinaria, direi veramente fantastica. Siamo tutti rimasti quasi stupiti della risposta spontanea del popolo. Per questo, in realtà, le difficoltà aumentano ma sia la Chiesa sia le istituzioni sociali, le Misericordie ed altri si stanno organizzando anche con l’aiuto dell’assistenza sociale perché questi problemi non sfocino nel dramma”.
Carlo Di Stanislao
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