“Letture Napoletane” di Tony Servillo con spettacolo unico (alle 21) venerdì 28 all’Auditorium della Guardia di Finanza e, con due rappresentazioni, al “ridotto”, con medesimo orario, il 10 e l’ 11 Febbraio “Ladri di Razza”, sono i due prossimi appuntamenti della stagione teatrale aquilana 2010-2011. Il primo, scritto, diretto ed interpretato dall’ineguagliabile Servillo, ha ricevuto il suo battesimo il 2 ottobre, al Castello Ducale di Sessa Aurunca (Caserta), a conclusione de “I Luoghi della Memoria”, rassegna promossa da Aurunkatelier – Gruppo Ricerca ’75 ed è un appassionato viaggio di parola, dedicato a Napoli, città di mille volti e mille contraddizioni, con l’impiego di quattro poemetti, amati e noti al grande pubblico, di grandi autori napoletani. Essi sono Salvatore Di Giacomo, di cui Servillo propone “Lassamme fà a Dio”, Eduardo De Filippo (“De Pretore Vincenzo”), Raffaele Viviani (“Fravecature”) ed infine Enzo Moscato (“Litoranea”). In questo “monologo” Servillo, reduce dai successi d’oltreoceano della “Trilogia della villeggiatura”, ottomila spettatori in cinque giorni (dal 22 al 26 settembre) al Théatre Maisonneuve di Montreal, ha realizzato un excursus cronologico dall’Ottocento ad oggi, per mettere in evidenza quanto la lingua napoletana sappia mantenersi viva. Una lingua condivisa che attraversa le classi, unendole e non dividendole, come non accade in molte altre parti d’Italia. Il grande attore partenopeo, affronta in questo “assolo”, con grande sensibilità e trasporto evocativo, le molte anime della sua terra: così dalla “scappata” in Terra del Signore, accompagnato da San Pietro tra i vicoli di Napoli, immaginata da Di Giacomo, si passa all’irresistibile “questua” del mariuolo di Eduardo che si rivolge direttamente a Dio chiedendo un posto in Paradiso anche per lui. L’assolo procede mutando registro nella drammatica sequenza di “Fravecature”, attualissima sintesi di una morte bianca denunciata da Viviani nella prima metà del secolo scorso, recitata da Servillo in diretta televisiva al Quirinale dinanzi al Capo dello Stato Giorgio Napolitano per le celebrazioni del Primo Maggio dello scorso anno. Le “letture napoletane” si concludono con la lingua contemporanea, colta ed allusiva di “Litoranea” di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di “Rasoi”, spettacolo – manifesto di Teatri Uniti, con il quale la compagnia napoletana fondata, tra gli altri, da Toni Servillo, Mario Martone, Andrea Renzi, Licia Maglietta ed Angelo Curti, ottenne una vasta notorietà e il primo grande successo internazionale. Quanto a “Ladri di razza”, che ha esordito ieri nella nostra regione ad Avezzano e domenica approda a Sulmona e che fino al 23 gennaio ha fatto il “pieno” di pubblico alla Salaumberto di Roma, si ispira alla grande tradizione del cinema neorealista, indagando in chiave di tragicommedia un momento della nostra Storia. Momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione, regalando allo spettatore tre personaggi da ricordare: Tiberio, Oreste e Rachele, protagonisti di questa piccola, minuscola e, per certi versi, ridicola storia, diventano il tramite per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. Scritta da Gianni Clementi e diretta da Stefano Reali, è interpretata da Rodolfo Laganà, Francesco Pannofino e Francesca Reggiani. Una commedia dolce e divertente in cui non mancano momenti di riflessione e commozione. È la storia di uno sfortunato ladro truffatore che per fuggire dai guai e da un usuraio che lo insegue, decide prima, di chiedere aiuto al suo vecchio amico d’infanzia e poi, di far innamorare una ricca zitella ebrea che risolverà ogni suo problema. Talentuoso e prolifico autore di teatro e di cinema, Gianni Clementi, romano, classe ’56, inizia ad occuparsi di scrittura applicata allo spettacolo alla fine degli anni ’80. E’ considerato l’esponente di punta di un rinato neorealismo teatrale italiano. I suoi testi, calibrando perfettamente i due pedali della comicità e della serietà, affrontano temi attuali con grande semplicità stilistica, suscitando momenti di riflessione, ma anche di sorriso. Clementi scrive, spesso, in un dialetto romanesco diretto ed accattivante, che sfrutta per restituire una “credibile verità” ai personaggi delle sue commedie. Creare un repertorio in romano che guadagni sul palcoscenico, nel confronto con il pubblico, la giusta dignità teatrale, è la sua “mission” d’autore. Nel 1988, scrive il testo satirico Al tabou de Saint Germain des Pres – di cui cura anche l’allestimento – che resta in scena per circa tre anni. Nel 1990 il testo drammatico Maligne congiunture diventa uno spettacolo firmato da Piero Maccarinelli. Tradotto con il titolo di Vis a vis, va in scena anche nell’aprile 2003 al Festival di Alcol in Spagna, in una doppia versione castigliana e valenciana, e durante la stagione teatrale 2003.04 del Teatro Talia di Valencia. Nel 1995, con lo pseudonimo di Nanni Salazar, firma il testo comico Una volta nella vita in scena fino al 2001. La commedia sarà proposta poi nel 2002 in versione francese, presso il Theatricul di Ginevra, e nel 2006 a Parigi per due anni consecutivi. In Italia il testo viene presentato regolarmente di più compagnie da circa 10 anni. Dalla stessa commedia è stato tratto il film Due volte nella vita, regia di E. Giordano. Nel 1999 la commedia Il cappello di carta, prodotta del Piccoletto di Ettore Scola, viene rappresentata al Teatro Colosseo e, nel 2001, a La Cometa di Roma. Nel settembre 2002 La Cometa apre la stagione teatrale con il testo La vecchia Singer rappresentato poi, nel 2006, al Teatro Im Keller di Graz, in lingua tedesca. Nel 2004 scrive con Attilio Corsini lo spettacolo musicale I tre moschettieri, messo in scena durante l’estate presso il Teatro Globe di Villa Borghese a Roma. Nel 2005 è autore e regista di Calcoli (produzione del Piccoletto di Ettore Scola) ripreso poi nella successiva stagione 2006-2007. Nel 2007 viene selezionato come autore italiano per il Progetto Intertext, che prevede la scrittura di un testo da mettere in scena in 6 paesi europei: Italia, Francia, Inghilterra, Austria, Germania, Repubblica Ceca. Sempre nel 2007 vince la I Edizione del Premio nazionale SIAE.AGIS.ETI, con il testo-progetto L’ebreo ed il Premio Totola del Comune di Verona, con Il cappello di carta. “Ladri di razza” è stata scritta nel 2009.
Carlo Di Stanislao
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