Doppio lutto nel mondo dello spettacolo

Sono entrambi morti ieri a Roma, Mario Scaccia, 91 anni e Maria Mercader, 92, il primo definito il vero erede di Petrolini e la seconda, attrice di origine spagnola, sorella di Ramon, l’assassino di Trotsky, celebre negli anni ‘40, come attrice e perché seconda moglie di Vittorio De Sica. Bella, bionda, visino dolce, aveva conquistato […]

Sono entrambi morti ieri a Roma, Mario Scaccia, 91 anni e Maria Mercader, 92, il primo definito il vero erede di Petrolini e la seconda, attrice di origine spagnola, sorella di Ramon, l’assassino di Trotsky, celebre negli anni ‘40, come attrice e perché seconda moglie di Vittorio De Sica. Bella, bionda, visino dolce, aveva conquistato il grande regista Premio Oscar per Ladri di Biciclette e Sciuscià, che all’epoca era già sposato. La coppia riuscì a coronare il sogno di salire all’altare solo 17 anni dopo, con un matrimonio in Messico, nel 1959, che però non venne riconosciuto in Italia. Replicarono quindi nel ‘69 a Parigi. Con De Sica girò La porta del cielo, con Blasetti Nessuno torna indietro, e poi, ancora, molti altri film popolari e di successo con Bragaglia e con Duccio Coletti, per cui ha interpretato la maestrina dalla penna rossa, in Cuore. Fece anche un’apparizione ne Il conte Max del figlio Christian, rivisitazione del 1991 di uno dei primi film del grande padre, poi anche reinterpretato da Alberto Sordi nel 1957. Ha raccontato con malinconia la sua storia nel libro La mia vita con Vittorio De Sica, nel 1968, parlando anche di grandissimi nomi del mondo del cinema, come Charlie Chaplin, Cesare Zavattini, Amadeo Nazzari, che aveva conosciuto. Io la ricordo, soprattutto, in “Il cavaliere misterioso”, di Riccardo Freda, sontuosa produzione della Lux Film che, nel 1957, affida la regia a maestro del fantastico e del film d’avventura, con ritmo sostenutissimo, belle atmosfere e grande successo di pubblico e soprattutto con lei, la Mercader, con un fascino irresistibilmente dolce e sensuale, assieme. Scaccia, invece, lascia il ricordo di un mondo di interpretazioni (da Machiavelli a Petrolini) ed uno stile di recitazione personalissimo e sapientemente coltivato. “Io più che attore – scrisse in uno dei suoi libri autobiografici – mi considero poeta: scrivo sulla scena con il corpo e la voce l’ineffabile che mi abita nell’anima, prestandolo ai personaggi che da tanti anni vado proponendo”. E non a caso l’ultimo libro si intitola “Per amore di una rima”, edito da Persiani Editore, nel quale, per la prima volta, si svelava non più soltanto come attore ed interprete teatrale, ma anche sensibile autore e poeta.

Carlo Di Stanislao

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