Da domani sarà nelle sale “il discorso del re”, film di Tom Hooper candidato a 12 Oscar, che, con la magnifica interpretazione di Colin Firth (ed a quella altrettanto superlativa di Geoffrey Rush), racconta la storia vera di Re Giorgio, nominato contro la sua volontà, con sviluppi quasi da trhriller. La pellicola è la storia di Bertie (Colin Firth), affetto dalla nascita da balbuzia, che viene incoronato Re Giorgio VI d’Inghilterra dopo la morte di suo padre Re Giorgio V (Michael Gambon) e l’abdicazione di suo fratello Edoardo VIII (Guy Pearce). Grazie all’aiuto del logopedista Logue (Geoffrey Rush), della sua famiglia e del suo governo, il Re riuscirà a superare la sua balbuzia e fare un discorso alla radio rivolto al suo popolo.Il regista britanninico (autore del bellissimo “Il maledetto United”, uscito solo in DVD nel 2009), si concentra sul vissuto interno del protagonista, rivelando le conseguenze emotive del disagio nel parlato ai tempi della radio e in assenza del visivo. Il discorso del re non si limita però a drammatizzare la stagione di vita più rilevante del nobile York e relaziona un profilo biografico di verità con un contesto storico drammatico e dentro l’Europa dei totalitarismi, prossima alle intemperanze strumentali e propagandistiche di Adolf Hitler. Non sfugge al re sensibile di Colin Firth e alla regia colta di Hooper, l’abile oratoria del Führer, che intuì precocemente le strategie di negoziazione tra ascoltatore e (s)oggetto sonoro, il primo impegnato nel tentativo di ricostruire l’immagine della voce priva di corpo, il secondo istituendo un rapporto di credibilità se non addirittura di fede con la voce dall’altoparlante. Hopper ha debuttata al cinema con il film Red Dust ( 2004), dove dirige Hilary Swank, anche se il maggior successo lo incontra grazie alla miniserie Elizabeth I (2005) che gli frutterà un Emmy come miglior regista.
Carlo Di Stanislao
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