Cos’è di destra, cos’è di sinistra, si chiedeva Giorgio Gaber. Almeno in biologia la risposta è univoca. La biologia sta a sinistra. Sulla Terra, l’unico posto dove sappiamo essersi sviluppata la vita, gli amminoacidi che costituiscono le cellule viventi sono tutti “girati” dal lato del cuore. Per gli scienziati è un grattacapo, dal momento che l’Universo abbonda di amminoacidi, ma nello spazio queste molecole si trovano in due versioni: destrorsa e sinistrorsa, speculari come le mani. Entrambe le forme sono compatibili con il metabolismo, ma solo una ha vinto sulla Terra.
“Perché la biologia abbia scelto un tipo di chiralità, o di orientazione geometrica, quando la chimica non mostra preferenze di sorta è un vero mistero”, dice John Robert Brucato, ricercatore dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Arcetri e presidente della Società Italiana di Astrobiologia. “Pura casualità? O forse c’è stata una selezione naturale? Scoprirlo significa probabilmente risolvere il dilemma dell’origine della vita sul pianeta”.
Una ricerca, in pubblicazione su Astrophysical Journal Letter, dà un importante contributo in questo senso. Rafforza l’idea che la vita terrestre sia effettivamente di origine extraterrestre, perlomeno nei suoi ingredienti base. Piovuta dal cielo, insomma, a cavallo di un asteroide. In un esperimento di laboratorio, Daniel Galvin, astrobiologo del Goddard Space Flight Center della NASA, ha dimostrato come nello spazio si creino le condizioni che favoriscono la sintesi di amminoacidi mancini.
“Se a questo risultato, si aggiunge l’evidenza di una leggera preponderanza di amminoacidi con chiralità sinistra nei campioni di asteroide o cometa pervenuti a Terra, ecco che le prove a sostegno della provenienza spaziale della vita cominciano a essere schiaccianti”, commenta Brucato.
Dal famoso esperimento del 1957 gli scienziati sanno come far scaturire amminoacidi da una zuppa primordiale di semplici composti chimici. Con questa ricerca, sono andati un bel passo oltre. Hanno preso una miscele di ghiaccio, composta da acqua, metanolo, ammoniaca, e l’hanno esposta ai raggi ultravioletti utilizzando luce polarizzata (in cui cioè i fotoni oscillano in una sola direzione). Ebbene, la luce polarizzata ha prodotto amminoacidi orientati nello stesso modo. Quindi: se in prossimita del Sistema Solare c’è stata una sorgente di luce polarizzata a sinistra, è possibile aver prodotto amminoacidi con la giusta chiralità. Guarda caso, l’esperimento ha ottenuto più amminoacidi sinistrorsi che destrorsi nella stessa percentuale in eccesso riscontrata nei campioni spaziali, grazie agli studi capitanati dalla “signora delle meteoriti”, Sandra Pizzarello, di origine italiana ormai da anni negli USA.
“Nelle polverose regioni di formazione stellare, la luce si polarizza per effetto dei granelli di materia che tendono a allinearsi lungo il campo magnetico. Quando questa luce polarizzata, colpisce un meteroite o una cometa ghiacciata ha origine la sintesi di amminoacidi. Prevalentemente di sinistra”, prosegue l’astrobiologo dell’INAF.
Restano, ovviamente, molti interrogativi, per la gioia delle prossime missioni spaziali, come ExoMars, nel 2018, la missione Marco Polo-R, attualmente all’esame del programma Cosmic Vision dell’ESA, o OSIRIS-REx, al vaglio dell’agenzia spaziale statunitense. Certo è che la teoria della “panspermia”, dell’origine extraterrestre della vita, conquista sempre di più.
Dice Brucato: “La Terra non è isolata ed è difficile pensare che la vita sia stato un processo separato dal resto del Sistema Solare. Non credo sia una coincidenza che il periodo in cui si è sviluppata la vita è stato contemporaneo a una fase d’intenso bombardamento cosmico. Anche l’acqua è arrivata con tutta probabilità dal cielo. Senza che ce ne accorgiamo ogni anno piovono sulla Terra 30.000 tonnellate di materia extraterrestre, in grani di polvere interplanetaria di dimensioni micrometriche. Abbiamo ritrovato frammenti marziani, e forse frammenti terrestri sono finiti su Marte. Io credo che la Terra sia stata inseminata dai meteoriti. Ma non escludo che la Terra abbia impollinato la vita altrove”.
Daniela Cipolloni -Inaf
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