Come tutti gli anni in questi giorni, il pianeta Giustizia si incontra per fare il punto sullo stato di salute e sull’attività della magistratura in Abruzzo, alla presenza dei rappresentanti di tutte le Istituzioni politiche e sociali.
Quest’anno a L’Aquila, e forse solo a L’Aquila, non c’era alcun rappresentante del governo nazionale: né il Presidente del Consiglio, né un Ministro e nemmeno un loro delegato.
Il fatto non ha suscitato commenti né reazioni politiche, perché evidentemente ritenuto poco importante nell’attuale situazione sociale ed economica abruzzese.
Io penso, invece, che una riflessione andrebbe fatta proprio per la gravità della situazione della città di L’Aquila, alle prese con la difficile fase della ricostruzione, e per le particolari problematiche derivanti dall’apertura nel cratere del più grande cantiere edilizio d’Europa.
Il Presidente della Corte d’Appello, Giovanni Canzio, ha snocciolato i dati che parlano da soli e dicono dell’importanza del lavoro che viene svolto nei Tribunali aquilani: sono 218 le inchieste aperte dalla Procura dell’Aquila per i reati di disastro colposo ed omicidio colposo, in relazione al terremoto, e sono 802 i procedimenti riguardanti la ricostruzione per i reati contro la Pubblica amministrazione.
Un lavoro così impegnativo,reso più difficile dalla presenza della criminalità organizzata negli affari degli appalti, viene svolto sempre con impegno e con professionalità, anche se con organici scarsi e senza mezzi adeguati e, qualche volta, in mezzo a tanta ingratitudine.
L’assenza di rappresentanti del Governo ha avuto il significato dell’indifferenza di fronte al lavoro difficile e delicato che svolgono i magistrati aquilani in un contesto sociale, ferito dal terremoto ed avvelenato dalle infiltrazioni mafiose.
Un disinteresse verso la Magistratura aquilana, che si unisce al disinteresse verso la ricostruzione della città, che non può aspettarsi molto da questi governanti.
Lelio De Santis
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