All’indomani degli scontri provocati al Cairo e in altre città del paese da gruppi organizzati di sostenitori filogovernativi, Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di proteggere il diritto di manifestazione pacifica. Una missione di ricerca dell’organizzazione, presente in questi giorni in Egitto, ha riferito che la violenza è apparsa orchestrata dalle autorità, nel tentativo di sopprimere le proteste pacifiche in favore di riforme politiche.
“L’esercito sembra stia venendo meno al suo impegno a proteggere i manifestanti pacifici” – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. “Il fatto che si consenta alle violenze di proseguire in presenza dei soldati, fa venire il dubbio che questi abbiano ricevuto ordini di non interferire“.
Ieri, l’esercito aveva affermato che i manifestanti antigovernativi avrebbero dovuto tornare alla loro vita quotidiana, a seguito dell’annuncio che il presidente Mubarak non si sarebbe ripresentato alle elezioni.
Poco dopo, l’esercito pare abbia consentito ai sostenitori di Mubarak di entrare a piazza Tahrir e attaccare i manifestanti antigovernativi.
“Sembra che molta parte di questa violenza venga orchestrata dalle autorità egiziane per costringere i manifestanti antigovernativi a porre fine alle proteste, riprendere il controllo della situazione e rimanere aggrappate al potere, di fronte a una richiesta di dimissioni senza precedenti” – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui.
Gli scontri tra manifestanti costituiscono un modello ricorrente della violenza politica in Egitto, organizzata dalle autorità per sedare e disperdere le proteste. Nelle tornate elettorali degli anni scorsi, Amnesty International aveva documentato come le autorità avessero assoldato bande di criminali per intimidire coloro che si recavano al voto e disperdere manifestazioni dell’opposizione.
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