“Sospendere ogni forma di cooperazione militare con Algeria, Egitto e Tunisia”. E’ la richiesta che la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace hanno rivolto ieri al Governo e al Parlamento italiano in seguito alla repressione delle proteste popolari che scuotono i paesi del Nord Africa.
Una situazione altamente drammatica e conflittuale, che è costata la vita a molte persone in questi giorni. “L’Italia non può sostenere regimi liberticidi e deve usare anche la leva degli aiuti militari per spingere i Governi dei citati paesi verso una transizione democratica – sostengono le due associazioni. Le armi italiane, del resto, non dovrebbero essere utilizzate per mantenere al potere regimi impopolari e che non da oggi si sono resi protagonisti di diverse politiche che violano i diritti umani (divieto di manifestazioni, repressione della libertà di opinione e di stampa, incarcerazione degli oppositori politici, repressione delle libertà sindacali…)”.
“Da tempo la Rete Italiana per il Disarmo ribadisce, in numerosi appelli, l’assoluta contrarietà alla vendita di armi italiane ed alla cooperazione militare con paesi in stato di conflitto e del Sud del mondo – afferma il coordinatore della Rete Francesco Vignarca. Purtroppo tutti i dati dimostrano, invece, come le armi del nostro paese circolino indisturbate per i peggiori posti del mondo. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo potuto constatare come l’export militare italiano sia cresciuto del 60% (siamo i quinti esportatori di armamenti nel mondo) soprattutto grazie ai contratti record con il Sud del mondo”. I dati forniti dal registro dell’Onu sul commercio internazionale segnalano poi come l’Italia detiene il primato mondiale di export di piccole armi: le più mortali e pericolose soprattutto nei conflitti interni ai paesi.
Concentrandoci sull’area attualmente turbolenta del Mediterraneo, Rete Disarmo riporta che Algeria ed Egitto sono importanti clienti dell’industria militare italiana: secondo i dati ufficiali nel biennio 2008-2009 all’Algeria sono state consegnate armi per 62 milioni di euro e sono stati autorizzati contratti per un importo di 86 milioni. L’anno scorso inoltre, il Ministro per gli affari esteri, Franco Frattini, ha annunciato il “via libera” del Governo all’Ageria per la fornitura di 30 elicotteri militari AgustaWestland “perché hanno tecnologie compatibili con quelle della NATO, nel quadro di una collaborazione euro-mediterranea di difesa” – ha detto il ministro. La commessa ha un valore di 460 milioni di euro e potrebbe essere seguita, secondo notizie diffuse dal Sole 24 Ore, da una successiva per altri 84 elicotteri per un importo totale di 2,5 miliardi di euro. Con Algeri è stato sottoscritto un accordo di cooperazione militare per favorire esercitazioni militari congiunte, formazione e collaborazioni fra le industrie militari dei due Paesi.
All’Egitto invece nel solo 2008 sono state consegnate armi per 34 milioni e sono stati autorizzati negli anni 2008- 2009, contratti per 44 milioni. A queste cifre si devono aggiungere 2 milioni di euro di armi piccole e leggere (corrispondenti a ben 9.767 pezzi) e secondo l’Istat oltre 6 milioni di euro di generiche “armi e munizioni”. “Tali vendite – sottolinea la nota delle due organizzazioni – sono state consentite in spregio dei principi della legge 185/1990 che disciplina il commercio delle armi. La legge vieta, infatti le esportazioni ai Paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani accertate dagli organismi internazionali (ONU, UE…) o in cui le nostre forniture possano favorire situazioni di conflitto e di deperimento della situazione della popolazione civile”.
“Il silenzio e l’inazione del Governo e del Parlamento italiano su questi temi sono da irresponsabili – ha dichiarato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace. Invece di evocare il pericolo della deriva islamista e di fare l’equilibrista sull’orlo del vulcano, il ministro degli esteri Frattini dovrebbe portare l’Italia e l’Europa ad assumere una forte iniziativa politico-diplomatica all’insegna della democrazia e dei diritti umani. Dobbiamo scongiurare un nuovo bagno di sangue. Diciamo basta alle armi e alle connivenze che ne derivano”.
A seguito del brutale repressione contro i manifestanti egiziani, in Germania i tre principali partiti di opposizione hanno chiesto al governo di imporre un blocco sulla vendita di armi all’Egitto e fermare il sostegno finanziario dell’Unione europea al paese arabo. La Germania da sola aveva promesso 200 milioni di euro di aiuti allo sviluppo per l’Egitto per il 2011 e il 2012, mentre, secondo i parlamentari, le vendite di armamenti tedeschi al paese mediorientale nel 2009 hanno raggiunto la cifra di 77,5 milioni di euro.
Anche nel Regno Unito gli attivisti delle campagne per il disarmo hanno chiesto di porre fine alle esportazioni di armi europee verso i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e hanno domandato al governo di chiarire se gli armamenti sono stati utilizzati nella brutale repressione delle manifestazioni pro-democrazia avvenute in questi paesi. Il portavoce del Trade and Investment Defence & Security Organisation (UKTI-DSO) britannico ha risposto che “a causa della sensibilità commerciale” non avrebbe dato informazioni sulle esportazioni. Secondo il portavoce dell’agenzia governativa, il Regno Unito avrebbe uno dei sistemi di controllo “più severi e trasparenti nel mondo”. Ma – come ha dimostrato la recente analisi di Unimondo, riportata anche da diversi network europei e internazionali tra cui OneWorld – relativa al recente Rapporto ufficiale dell’UE sull’esportazione di materiali militari, proprio la Gran Bretagna e la Germania nel 2009 non hanno fornito all’UE i dati sulle loro effettive consegne di armamenti a paesi terzi. [GB-Unimondo]
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