Tra le 12 e le 14 ore di lavoro al giorno per poco più di 96 pesos (circa 17 euro) senza nessun riconoscimento di lavoro straordinario, in condizioni insalubri, senza bagni, acqua né luce, pagamento a lavoro terminato al netto di eventuali danni al raccolto e divieto di abbandonare gli alloggi fino alla fine del contratto. Questa le condizioni di lavoro di centinaia di salariati dalle grandi multinazionali e tristemente scoperte della magistrtura argentina in alcune campagne del paese.
Già ai primi di gennaio 120 persone erano state trovate nelle campagne della provincia di Buenos Aires in condizioni disumane, ridotte a uno stato di vera e propria schiavitù. Quasi tutti provenienti dal nord argentino, Santiago del Estero e Tucuman le province di origine più frequenti ma anche dalla vicina Bolivia e Paraguay. I lavoratori erano alle dipendenze della Nidera, multinazionale oggi leader del mercato delle sementi, e grande esportatrice di oli.
Quel che è peggio è che non si tratta di un caso isolato, pochi giorni fa sono state scoperte altre aziende nelle campagne di Mendoza e Cordoba, Misiones, Entre Rios, Costa Atlantica, che utilizzavano gli stessi sistemi di reclutamento e le stesse condizioni di lavoro. La magistratura argentina che indaga sul caso parla di una vera e propria organizzazione criminale dedicata al reclutamento di persone destinate al lavoro forzato, non solo per la multinazionale Nidera, anche per Pioneer (leader nel settore delle biotecnologie) Movifor, Adecco Specialities ma anche altre altre strutture rurali.
Organizzazioni operano nelle province di Santiago del Estero e Tucumán e sono in contatto con gli imprenditori rurali, le vittime sono persone che cercano un lavoro per poter dar da mangiare ai propri figli, e, nel caso Nidera, il ministro della giustizia bonarense ha dichiarato: “ciò che abbiamo trovato in questo stabilimento è stato peggio di qualsiasi cosa che si possa immaginare” . Le vittime ora sono state riaccompagnate nelle loro ciottà di origine, e le autorità della provincia ora si occuperanno di fornire assistenza economica e sociale.
Nel frattempo, la società accusata ha diffuso una dichiarazione nella quale nega di aver assunto lavoratori in nero e tantomeno di essere responsabile delle condizioni di lavoro di questi ultimi, assicurando di aver reso tutta la documentazione a disposizione delle autorità. Oltre a queste gravissime denunde la multinazionale era già stata denunciata dalla AFIP (Administración Federal de Ingresos Público), per una evasione fiscale pari a 260 milloni de pesos tra il 2005 e 2009.
Il magistrato Rubén Darío Giagnorio è quello che ha aperto l’indagine sulla Nidera e aveva da subito lanciato l’allarme che potevano esserci moltissimi altri lavoratori nelle stesse condizioni, per questo le indagini hanno proseguito e pochi giorni fa hanno putroppo hanno dato ragione al magistrato.
Angel Strapazzón, del Movimiento Campesino de Santiago del Estero (Mocase), è certo che” i trafficanti di schiavi sono della zona di Santiago del Estero e agiscono con complicità politiche e istituzionali, sono gli stessi che si dedicano al traffico sessuale e sono ben protetti. Reclutano persone per la raccolta del mais nella provincia di Buenos Aires, per quella dello zafferano a Salta.e agiscono in accordo con le grandi aziende multinazionali ma anche aziende locali”.
Diego Montón – della Unión de Trabajadores Rurales Sin Tierra de Mendoza – ha dichiarato che “anche nella vendemmia che si fa nella zona ci sono moltissimi lavoratori portati dalle città di Tucumán, Santiago o dalla Bolivia: vivono in tende, senza luce, né acqua . Spesso vegnono fatte delle denuncie ma quando arrivano le ispezioni del Ministero del Lavoro non si trova mai niente. E’ come se qualcuno avvisasse i proprietari che sta per arrivare un ispezione e tutto torna a posto”.
Il direttore generale della sezione Sicurezza Sociale dell’ AFIP, Carlos Sánchez, ha commentato che “le aziende che affidano le assunzione dei propri dipendenti ad aziende esterne devono accertarsi che i lavoratori prestino i loro servizi nelle condizioni stabilite dalla legge. In caso contrario, ci troviamo di fronte un espediente per evitare le reali responsabilità di datori di lavoro “.
L’AFIP ha presenta la denuncia per tratta e riduzione in schiavitù presso il Ministero del Lavoro e le sedi giudiziarie delle rispettive città in cui sono stati accertati i fatti. La legge prevede una pena detentiva tra i 2 fino a 6 anni. “Il lavoro prestato nelle condizioni che abbiamo rilevato è illegale, ma se il lavoro è prestato in condizioni disumane, come quelle che abbiamo individuati finora, stiamo parlando di schiavitù, e nel XXI secolo non possiamo peremttere che questo accada”, ha detto in una dichiarazione il responsabile della AFIP, Ricardo Echegaray.
Elvira Corona inviata Unimondo
Foto: Largentina
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