Tormento australiano

Australia di nuovo in ginocchio, dopo le alluvioni del mese scorso e il ciclone Yasi, che si è lasciata alle spalle una ulteriore emergenza: gli incendi. Alla periferia di Perth, sulla costa occidentale del continente, due focolai, alimentati dalla calura e dai forti venti innescati dal ciclone di giovedì scorso, hanno distrutto almeno 41 case […]

Australia di nuovo in ginocchio, dopo le alluvioni del mese scorso e il ciclone Yasi, che si è lasciata alle spalle una ulteriore emergenza: gli incendi. Alla periferia di Perth, sulla costa occidentale del continente, due focolai, alimentati dalla calura e dai forti venti innescati dal ciclone di giovedì scorso, hanno distrutto almeno 41 case nel fine settimane e il bilancio sembra, secondo i dati deivigli del fuoco locali, destinato ad aumentare. Preannunciato come il peggior ciclone dal 1918, Yasi non ha prodotto vittime, ma ha comunque distrutto centinaia di abitazioni, con venti ad oltre 300 km l’ora. Prima degli incendi attuali, i danni alle colture erano già stimati in 500 milioni di dollari e, al momento, 180mila case sono rimaste senza elettricità. Oltre alle abitazioni, ingenti danni si registrano in agricoltura, con il 15% del raccolto di canna da zucchero volato via. Dopo il tornado, forti piogge si sono rovesciate sui paesi colpiti e i livelli dei fiumi si sono alzati oltre il livello di guardia. Le condizioni atmosferiche non consentono ancora un dipiegamento completo degli aiuti, né un accurato bilancio dei danni subiti. L’Australia non è nuova all’arrivo di feroci cicloni. Nel 1974 il tornado Tracy si è abbattuto nei territori del Nord, causando la morte di 61 persone. Nel 2006 è stata la volta di Larry che, con venti fino a 250 chilometri all’ora, ha devastato il nord del Queensland, causando danni per 1,5 miliardi di dollari australiani. Ora Yasi ha rotto il primato di Larry, diventando il più spaventoso ciclone abbattutosi nel paese continente dal 1908. Gli esperti lo paragonano per forza e diametro a Katrina, il tornado abbattutosi su New Orleans nel 2005, causando la morte di 1.500 persone. Nelle recenti ondate di calamità, lo stato più colpito è stato il Queensland, che occupa la parte nord-orientale del continente e che è così chiamato in onore della regina Vittoria, che il 6 giugno 1859 firmò un proclama in cui separò lo stato dal Nuovo Galles del Sud. Il Queensland ospita inoltre il 90% dell’industria carbonifera australiana e molti giacimenti restano chiusi. In particolare, Rio Tinto, le cui operazioni erano già state colpite dalle recenti inondazioni nel sud dello stato, ha annunciato di aver interrotto i lavori nella miniera di Hail Creek, nel Queensland centrale. La premier Julia Gillard, ha rifiutato di commentare speculazioni secondo cui la tassa di solidarietà da 1,7 miliardi di dollari australiani, annunciata nei giorni scorsi per aiutare la ricostruzione del Queensland, verrà aumentata per far fronte a queste nuove calamità.

Carlo Di Stanislao

Una risposta a “Tormento australiano”

  1. casimira blasi ha detto:

    E da giorni che non si fa vivo per mail o Facebook il figlio Igor Sorc. Dovrebbe essere nei dintorni di Perth per fare kite-surf. Viaggia con l’amico inglese Matt Harris. Grazie

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