A San Valentino la sonda Stardust incontrerà una cometa dal “cuore infranto”, che porta il segno lasciatole da un precedente incontro, una ferita che non si rimarginerà. Si tratta della cometa Tempel 1 e non si può discutere del suo prossimo appuntamento con la sonda Stardust, senza prima saperne di più sul suo recente e poco tranquillo passato. Per conoscerlo è necessario parlare di un’altra sonda, la Deep Impact, e di un’altra cometa, la Wild 2. È una storia in cui si intrecciano i destini di quattro protagonisti, due artificiali, della NASA, e due costituiti di roccia e ghiaccio, fra le più antiche presenze del Sistema solare.
Era il 2004 quando la sonda Stardust raggiungeva la cometa Wild 2 e raccoglieva campioni delle sue polveri in una capsula, che poi è stata rispedita a Terra.
Su sette grani di quelle preziose polveri poterono effettuare accurate indagini anche i ricercatori italiani dell’INAF, presso i laboratori degli Osservatori di Napoli e Catania e dell’Università napoletana Parthenope.
Stardust aveva quindi concluso il suo lavoro, ma nel frattempo la sonda Deep Impact era sulla strada per raggiungere la cometa Tempel 1 alla quale avrebbe inflitto un duro colpo.
Così è stato: il bersaglio è stato colpito nel 2005, quando la Deep Impact ha sparato sulla cometa un proiettile da 372 chili, provocando un cratere. Lo scopo di questo tiro al bersaglio era portare allo scoperto gli strati interni di Tempel 1, vedere cosa c’è sotto la superficie e studiare quindi composizione e consistenza. La polvere sollevata dall’impatto, tuttavia, aveva offuscato la vista della Deep Impact alla quale non fu quindi possibile studiare con la dovuta accuratezza il cratere prodotto.
La NASA, a quel punto, si era trovata con una cometa da studiare e una sonda, la Stardust, da poter riutilizzare perché ancora perfettamente funzionante: i motivi per organizzare l’incontro c’erano tutti. Una sonda e una cometa che facevano parte di due missioni distinte, sono così diventate una nuova missione, ribattezzata Stardust-NEXT (New Exploration of Tempel 1).
Curiosamente, il momento in cui verrà effettuato il massimo avvicinamento, quando la Stardust si porterà ad appena 200 chilometri dalla Tempel 1, coincide con il giorno di San Valentino. Ma Stardust non ha perso tempo e già il 18 e 19 gennaio, quando i chilometri che la separavano dal suo obiettivo erano più di 20 milioni, ne ha ottenuto le prime immagini, giusto per iniziare per tempo la conoscenza.
Quando arriverà il giorno sospirato avrà inizio il vero lavoro. Immagini ad alta definizione della superficie, misure sulla composizione, sulle dimensioni e sul flusso della polvere emessa nella “chioma” oltre alla raccolta di nuove importanti informazioni sulla formazione e l’evoluzione della cometa: ecco un appuntamento di San Valentino che darà sicuramente ottimi frutti.
Elena Lazzaretto – Inaf
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