Primo: “La Garganta”, che prima di questa locanda ha realizzato un progetto sulla coltivazione dello zafferano per l’inserimento lavorativo di alcuni utenti del Centro psichiatrico diurno, ha elaborato in accordo con la casa circondariale dell’Aquila “Le Costarelle”, un piano per l’inserimento lavorativo dei detenuti. Si parte con un una persona nella cucina della locanda, ma l’obiettivo è quello di poter ospitare anche altri dipendenti in tempi medio-brevi.
Secondo: la localizzazione della Locanda 99 non è casuale. Prima del terremoto, la zona in cui la locanda è situata era aperta campagna e ora, oltre alle 20 palazzine che accolgono gli sfollati, c’è il nulla. Né un bar, né un’edicola, men che mai una chiesa o una ludoteca? neanche la pensilina per l’autobus. Creeremo eventi culturali legati al cibo affermano i soci della cooperativa e ci impegneremo per trasformare questa locanda in un punto di incontro e di socializzazione per chi vive nella zona, soprattutto per i più giovani che sono completamente abbandonati a se stessi”.
Altri due aspetti fondamentali alla base dell’iniziativa sono il rispetto della tradizione culinaria della zona “necessaria per mantenere legami con un passato che in un momento tanto confuso per la nostra comunità rischia di perdersi” e il binomio qualità e trasparenza: la maggior parte dei prodotti che la Locanda 99 proporrà ai suoi avventori, infatti, viene da produzioni e allevamenti locali e in qualsiasi caso il menù permetterà di conoscere, con certezza e trasparenza, la provenienza dei prodotti serviti. “La Garganta” è ambiziosa: “La locanda è solo un primo passo: speriamo di poter investire gli utili che ci saranno in nuove attività sociali pensate su e per questo territorio”.
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