Tratto da un romanzo di Giancarlo De Cataldo, Il Padre e lo Straniero (il trailer su: http://cinema.fanpage.it/il-padre-e-lo-straniero-trailer-del-film-in-uscita-venerdi/), di Ricky Tognazzi, vuole presentare al pubblico una storia drammatica sulla diversità e l’apertura verso gli altri, sullo sfondo della racconto della vita di due padri di bambini portatori di handicap l’uno italiano (Alessandro Gassman), l’altro siriano (l’egiziano Amr Waked). I due uniti dalla condizione dei figli supereranno diffidenze addentrandosi in un’amicizia così profonda che quando anche Walid, trascinerà Diego in una serie di disavventure fino ad arrivare in terre lontane per ritrovarsi, la sincerità dei loro sentimenti sarà tale da non intaccare la splendida amicizia che li lega. La prima parte, decisamente più risolta e convincente, mette a confronto i due padri, che vivono in maniera assai diversa la propria condizione: tanto Diego è bloccato dai sensi di colpa e dalla paura e non riesce ad avere un rapporto fisico con il figlio (peraltro con carenze assai meno gravi di Yusef), quanto Walid appare aperto a una dimensione puramente oblativa nei confronti del proprio bambino e questo nonostante la scoperta della sua disabilità abbia stroncato la madre, lasciandolo solo. Da questo confronto nasce una specie di amicizia. Diego, affascinato dal coraggio di Walid, pian piano impara ad avvicinarsi al proprio bambino e a trasmettergli affetto, mentre in parallelo si lascia guidare alla scoperta di una Roma nascosta e mediterranea, tra locali arabi e hammam, ma in fondo conosce poco o nulla di Walid, che un giorno lo catapulta addirittura nel suo paese, in Siria, con un volo privato, per mostrargli una collina che dà su un’oasi. Proprio quando finalmente Diego, il cui rapporto con Lisa è in ripresa, voleva presentarle il nuovo amico, Walid scompare nel nulla e pochi giorni dopo Diego si trova prelevato a forza da alcuni agenti dei servizi e apprende da uno sfuggente ufficiale (Leo Gullotta) che Walid sarebbe in realtà a sua volta un agente legato alle forze Nato ma sospettato di essere passato al fronte del terrorismo internazionale. Inutile soffermarsi sui dettagli dell’intreccio spionistico; qui basti sapere che, come da copione, il nostro antieroe dovrà attivarsi in prima persona e cercare di scoprire quale sia la vera identità di Walid, rimanendo vittima di inganni e travestimenti multipli, fino al colpo di scena finale, che chiude nel segno di un’apertura alle ragioni dell’altro. Alla critica italiana il film non è piaciuto, perché troppo didascalico nella relazione normalità/handicap e troppo “plurale” nella descrizione delle relazioni fra l’italiano e l’arabo, con un più una nuance da thriller, che complica e non risolve la vicenda. Invece a me il film è piaciuto e anche molto e sono piaciute le scelte registiche di Richy Tognazzi (tornato dietro alla macchina da presa dopo un lungo silenzio di sei anni) e la prova offerta sia da Alessandro Gassman (scelto, probabilmente per il ruolo che ebbe ne “Il bagno turco” di Fernan Ozpetek), che di Amr Waked, già ammirarto nel 2008 in Casa Saddam, accanto a Yigal Naor e Shohreh Aghdashloo e l’anno dopo in The Traveller di Ahmed Maher. Punta di diamante della cinematografia nordafricana, questo giovane attore, svelato all’occidente grazie al film “Syriana”, dove recita a fianco del sempre meritevole e pluricitato Giorgione Clooney, impersonando il lodevole ruolo di adescatore-addestratore di terroristi suicidi, è stato recentemente oggetto di anatema da parte del sindacato degli attori egiziani, che ha promesso di metterlo al bando, forte anche del beneplacito del pubblico, perché ha accettato di interpretare la appetibilissima parte del genero di Saddam Hussein in una fiction intitolata “Tra i due fiumi” prodotta dalla BBC, nella quale l’attore impersonificante il ruolo dell’ex dittatore iracheno è un ebreo israeliano, quanto basta per accaparrarsi le infamate dell’intero Egitto, a quanto pare immemore della pace firmata 28 anni fa con Israele. Tornando al film di Tognazzi, il difficile tema dell’handicap (e degli ostacoli insiti nei rapporti familiari, da esso così fortemente influenzati) è trattato con pertinente sobrietà ed il sottotesto sull’accettazione dello straniero invia un messaggio di tolleranza ed encomiabile attenzione particulare nei confronti di culture altre. Molto brava anche Ksenia Rappoport, intenssissima attrice Russa, divenuta celebre per il film “La Sconosciuta” di Tornatore. Nel 2009, con “La Doppia Ora” di Capotondi, ha vinto la Coppa Volpi a Venezia. Quanto infine a Richy Tognazzi, si conferma un ottimo regista, capace di mettere il naso in opere di impegno civile ed umano, con garbo e grande sensibilità e misura.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento