Dopo dieci giorni di proiezioni e anteprime, all’insegna del buon cinema e dell’amore per il cinema, si è concluso, il 20 febbraio, il Festival 2011 di Berlino, con il trionfo (l’Orso d’Oro per il miglior film e due Orsi d’argento “collettivi”, agli interpreti maschili e femminili) dell’iraniano Nader and Simin, A Separation, del regista Asghar Farhadi, che ha commentato la vittoria dichiarando “Gli iraniani sono un grande popolo e stanno dimostrando anche di essere un popolo paziente”. Il film sarà distribuito in Italia dalla Sacher Distribuzione, con il titolo “La Separazione” e racconta la storia di Simin, che decide di lasciare l’Iran di comune accordo con il marito Nader. Ma quando l’uomo stabilisce di non partire più, perché non se la sente di lasciare solo il padre malato di Alzheimer, Simin chiede il divorzio che, però, le viene rifiutato. Circa gli altri premi l’Orso d’argento per la regia è stato assegnato al tedesco Ulrich Köhler per Sleeping Sickness e il Premio della giuria al turco Béla Tarr per The Turin Horse, mentre il Premio della Giuria è andato a The Turin Horse (A torinói ló) di Béla Tar. Molto ben accolto dal pubblico, infine, Qualunquemente di Antonia Albanese, che ha riscosso un grande successo anche tra la stampa tedesca. Ma, soprattutto, ciò che più resta nel cuore di tutti sono stati le incursioni in un atipico 3D d’autore dei veterani Herzog e Wenders, quest’ultimo con il documentario fuori concorso Pina, che ha ricevuta una commossa ovazione alla sua prima proiezione e naturalmente un’altra pellicola squisitamente d’autore e applauditissima alla rassegna berlinese, l’anomalo remake Il Grinta che grazie ai fratelli Coen, tanto snob quanto geniali, torna alle origini ripescando la sua suggestiva matrice letteraria e mostrando ancora una volta quanto il western sia tutt’altro che morto e sepolto. Ora ci prepariamo per la mitica “notte degli Oscar”.
Carlo Di Stanislao
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