Una crisi fisiologica dalla quale uscire con il lavoro, con i giovani e magari rubando qualche buona idea ad altri movimenti come quello tedesco. Dopo il nuovo dietrofront in campo internazionale del calcio italiano, con l’eliminazione del Napoli e le sconfitte interne in Champions League di Roma, Milan e Inter, ci si interroga sul momento di crisi del ‘pallone nostrano’ e sulle strade da intraprendere per ricominciare a sognare. A parlarne è il presidente dell’Associazione italiana allenatori calcio, Renzo Ulivieri, secondo cui non è una questione di gioco, tattica o di mancanza di grandi calciatori, ma è solo un fase fisiologica di flessione. “Il problema – spiega l’ex tecnico di Bologna e reggina – è il momento del calcio italiano, noi siamo partiti dai Mondiali vinti, ogni nazione ha momenti di alto e basso, il nostro movimento è in un momento di flessione. E’ normale per una nazione che ha vinto quattro Mondiali e ha fatto due finali”. Una crisi che bisognerà mettersi alle spalle soprattutto con il lavoro ed i settori giovanili. “L’Italia è una nazione che nella storia è ai vertici e ora – aggiunge Ulivieri – è in un momento di flessione, si tratta di ricominciare a lavorare e basta”. Quanto ci vorrà per tornare ad alti livelli, come magari ai tempi del Milan di Sacchi? “Un po’ ci vorrà, dietro al Milan di allora c’era un movimento in crescita. Un po’ ci vuole perché il calcio italiano deve ripartire dai settori giovanili”. E’ d’accordo con chi dice che bisogna copiare la Germania? “No, noi potremmo correre il pericolo di buttare tutto a mare del nostro calcio. Il nostro calcio ha delle cose positive, tantissime che hanno fatto vincere una nazione così piccola e questo va conservato. Bisogna aggiungere un qualche cosa, siamo stati bravi a prendere un qualche cosa di qua e di là. E un qualche cosa che dobbiamo prendere dalla Germania, dalla Spagna, ma anche da altre nazioni che stanno crescendo. Dieci anni fa è stato il momento della Francia, ora anche loro sono in flessione. Questa è la storia”. Secondo Ulivieri, infine, il bel pari a Dortmund della nazionale di Prandelli è un un buon segnale: “io vedo giocare anche le nazionali giovanili, è un momento di crescita e un momento di lavoro. Ci vuole un po’ di pazienza, però la vedo positivamente. Un po’ ci vuole, non un mese ma un po’ ci vuole per tornare a certi livelli”. Per tornare ai vertici il prima possibile, sostiene invece il procuratore Dario Canovi, bisogna seguire proprio il modello tedesco: “C’e una crisi di gioco che continua. Ormai le squadre italiane non cercano più di imporre il loro gioco, sembra che il Milan di Sacchi non sia mai esistito”. Mancano i grandi giocatori? “Non direi, non mancano i grandi interpreti, semmai manca il coraggio di puntare sui giovani come hanno fatto per esempio in Germania. Sembra ci si sia dimenticata la lezione di Sacchi, l’unica squadra a tentare di imporre il suo gioco è stato il Napoli ieri sera, ma è stato eliminato. Dovremmo imparare dalla Germania – evidenzia Canovi – paese che alcuni anni fa si trovava nella stessa situazione dell’Italia. L’età media dei giocatori del Bayern è più bassa di quella delle nostre squadre. Loro hanno avuto il coraggio di investire sui giovani. Il Mondiale vinto dagli azzurri nel 2006 ha nascosto la verità, lo stesso è accaduto per la vittoria della Champions da parte dell’Inter”. Quanto tempo ci metterà il calcio italiano ad uscire da questa situazione? “dipenderà – conclude Canovi – dal coraggio dei club italiani di puntare sui giovani”.
Flop Italia: Ulivieri, ‘ripartire dai giovani’
Una crisi fisiologica dalla quale uscire con il lavoro, con i giovani e magari rubando qualche buona idea ad altri movimenti come quello tedesco. Dopo il nuovo dietrofront in campo internazionale del calcio italiano, con l’eliminazione del Napoli e le sconfitte interne in Champions League di Roma, Milan e Inter, ci si interroga sul momento […]
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