“Ce l’ho messa tutta, mi sono fatto carico di fare anche quello che toccava ad altri. Oggi prendo atto che non ci sono più né una maggioranza né un Consiglio comunale che abbia voglia di andare avanti”: con queste parole, visibilmente rammaricato ma deciso, Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, ha annunciato all’assemblea la sua intenzione di dimettersi. L’ennesima mancanza del numero legale ha scatenato la decisione del sindaco il quale spera di scongiurare un anno di commissariamento alla città ancora ferita dal terremoto del 2009 e fare in modo che, alle elezioni del 15 maggio si possa votare anche all’Aquila. “Appena finita questa riunione – ha detto Cialente – chiamerò il ministro Maroni. Invito tutti voi – ha aggiunto rivolgendosi ai consiglieri – a intervenire sui segretari politici affinché si faccia un decreto per cui L’Aquila possa rientrare nella campagna elettorale, perché ritengo che un anno di commissariamento sarebbe gravissimo”. “Siamo senza bilancio. L’anno scorso ho gestito questa città insieme alla Giunta governando in dodicesimi, insultato perché non potevamo comprare neanche un sacchetto di catrame”, ha detto Cialente, parlando poi di una “situazione allucinante riguardo alla ricostruzione pesante. Non c’é stata una norma che mettesse i cittadini in grado di sapere se potevano incaricare progettisti o se dovevano fare una gara”. “Ho fatto da cuscinetto con tutti, altrimenti le tensioni sarebbero state ben altre – ha proseguito il sindaco -. La mia preoccupazione va ai lavoratori, che stiamo cercando di salvare disperatamente, e ai cittadini che sono in uno stato di confusione enorme, perché utilizzati in polemiche strumentali per i grandi affari che si dovevano fare su questa città”. Cialente ha 20 giorni per ritirare le dimissioni, in caso contrario efficaci il 28 marzo. L’eventualità che si possa unire L’Aquila ai Comuni che andranno al voto il 15 maggio non sarebbe praticabile, mancando i tempi di legge per la campagna elettorale. A meno di provvedimenti ad hoc, che dovrebbero comunque derogare a una legge. Se Cialente conferma le dimissioni: si scioglie il Consiglio, decade la Giunta e il prefetto nomina un commissario, fino alle prossime elezioni. Il 22 settembre 2010 Cialente si dimise da vice commissario alla ricostruzione, dopo la nomina di un secondo vice, Antonio Cicchetti, con il quale avrebbe dovuto operare. Un provvedimento nel quale vide “un preoccupante accentuarsi dello stato di confusione e difficoltà nella governance di gestione dell’emergenza e del processo di ricostruzione”.
Eleonora Sasso
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