“Se spenniamo i galletti, bunga bunga per tutti”. Recitava così uno striscione esposto sugli spalti del Flaminio e, in attesa di capire se per qualche tifoso degli azzurri ci sia stato davvero un finale con festino, rimane un’emozione unica e la voglia di esultare per un’impresa storica. Per la prima volta da quando è entrata a far parte del torneo più antico del mondo, facendolo diventare delle Sei Nazioni, l’Italia del rugby batte la Francia, che finora vantava una media di 45,6 punti segnati nelle sfide del Flaminio ma che oggi è stata tenuta a quota 21. E’ anche il primo successo (22-21 il punteggio finale) casalingo in assoluto degli azzurri sui francesi, che finora, nelle precedenti 31 occasioni ufficiali dal 1935 ad oggi, avevano battuto i rivali d’Oltralpe soltanto nello storico match di 14 anni fa a Grenoble, che metteva in palio la Coppa Europa. E’ una vittoria costruita grazie ai calci piazzati di Mirco Bergamasco e nonostante una mischia non sempre impeccabile, e per Mallett vuol dire conferma almeno fino ai Mondiali. Serve inoltre ad evitare il cucchiaio di legno (ed ora si può battere anche la Scozia sabato prossimo ad Edimburgo), e soprattutto per celebrare nel modo più degno la ricorrenza dei 150 anni dell’Italia già festeggiata prima della partita con la sfilata in campo di alcuni tricolori storici, pre e post unità nazionale. Non a caso hanno voluto sottolinearlo a fine partita anche alcuni dei giocatori più carismatici del gruppo azzurro, come Parisse e Castrogiovanni, sospinti prima in meta (con Masi al 75′) e poi a far barriera all’offensiva disperata dei francesi da un pubblico che negli ultimi minuti ha cantato a squarciagola l’inno di Mameli. Oggi è stato davvero il giorno in cui ci si è sentiti fieri di essere italiani, e ciò grazie anche ad un pallone ovale, con gli azzurri che hanno sollevato la Coppa Garibaldi (trofeo sempre in palio nelle sfide contro i transalpini), dopo essere stati premiati sul prato del Flaminio da Anita, pronipote dell’Eroe dei due Mondi. Per una Francia non certo nella sua giornata migliore è invece un’umiliazione di quelle da ricordare (“sconfitta infamante” e “squadra patetica” sono due delle definizioni date a caldo dai siti e agenzie dei ‘cugini’) e che fa particolarmente male visto che arriva a pochi mesi dal Mondiale neozelandese e, nel frattempo, vuole dire (soprattutto se domani l’Inghilterra batterà la Scozia) rinunciare ai propositi di conferma nell’albo d’oro del Sei Nazioni. L’Italia ha condotto il match solo all’inizio, andando sul 3-0 al 2′ con un piazzato di Mirco Bergamasco, poi è sempre stata sotto, grazie in particolare al piede e le invenzioni di un Parra capace di segnare 11 punti dalla ‘piazzola’ ma anche di andare in meta. L’accelerazione e poi il sorpasso degli italiani si sono concretizzati dal 24′ al 36′ della ripresa, quando Mirco Bergamasco ha riscattato due errori precedenti infilando tre calci piazzati concessi dall’arbitro per altrettante irregolarità dei francesi. L’ultimo, quello decisivo del 22-21 a 4′ dalla fine, è stato concesso per un offside e tirato con perizia dal n. 11 azzurro da oltre la linea dei 22 metri. Segnarlo ha voluto dire per Mirco anche vincere il proprio derby personale, visto che lui vive e gioca a Parigi in quel Racing-Metro di cui fanno parte altri quattro degli eroi odierni, ovvero Masi, autore della meta italiana, ottimo in attacco e sui palloni alti, Lo Cicero, Festuccia e Dellapé. Più di così non si poteva fare e questa è un’Italia del rugby che rimarrà nella storia, molto diversa da quella vergognosa di appena un mese fa a Twickenham, segno che a volte cambiare (come ha fatto Mallett) serve davvero.
Alessandro Castellani
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