Le Regioni italiane dicono un no quasi corale al nucleare. Al decreto legislativo del governo che riguarda i criteri di localizzazione degli impianti nucleari e dei depositi di rifiuti, corretto dopo i rilievi della Corte costituzionale, Emilia Romagna, Marche, Basilicata, Toscana, Liguria, Molise, Puglia, Umbria, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia di Bolzano hanno dato parere negativo, mentre quattro hanno dato parere favorevole, subordinato all’accoglimenti di una serie di emendamenti, la Lombardia, il Piemonte, la Campania e il Veneto. Oggi però il governatore del Veneto Luca Zaia ha precisato: “Il Veneto non ha le caratteristiche necessarie per ospitare una centrale nucleare, per cui dico: fino a quando ci sarò io è e sarà sempre no a questa ipotesi”. La Lombardia ha detto sì al decreto sui siti ma ha anche sottolineato come “la regione è autosufficiente nella produzione di energia e di questo bisognerà tenere conto quando si penserà alle nuove localizzazioni”. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni oggi ha però fatto anche notare che le centrali del Giappone “sono di antichissima generazione, hanno più di 30 anni e sono costruite con metodi obsoleti. Senza dimenticare che il Giappone é terra altissimamente sismica”. Secondo il governatore lombardo, in Italia, invece, “le condizioni sono diverse, parliamo di centrali di nuovissima generazione e, inoltre l’Italia è un Paese sismico ma migliaia di volte in meno del Giappone”. La posizione delle Regioni sul nucleare è recente e fa seguito al decreto legislativo che ha integrato e corretto il provvedimento della scorsa primavera del governo con la disciplina sulla localizzazione dei siti. Una sentenza della Consulta di inizio febbraio ha infatti obbligato l’esecutivo nazionale ad un “adeguato coinvolgimento” delle Regioni che dovranno ospitare le centrali. Accogliendo le obiezioni sollevate in un ricorso promosso da Toscana, Puglia ed Emilia Romagna, la Corte Costituzionale ha dichiarato in particolare l’illegittimità dell’articolo 4 del decreto nella parte in cui non prevede che la Regione, prima dell’intesa con la Conferenza Unificata, possa esprimere il proprio parere sul rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari. D’ora in avanti il parere dell’ente locale dovrà essere considerato obbligatorio, anche se non vincolante. “Continuiamo ad essere contrari al nucleare tanto più oggi, di fronte a quanto sta avvenendo, e confermiamo il nostro no al ritorno al nucleare di terza generazione, che non è sicuro e non costituisce una risposta ai problemi energetici del Paese”, ha detto oggi Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna. “Non siamo d’accordo con un Governo che agisce in solitudine – ha aggiunto l’assessore alle Attività Produttive e Piano Energetico dell’Emilia Romagna Gian Carlo Muzzarelli – oscillando tra un decreto contro le rinnovabili e percorsi di dialogo ripristinati solo dopo i ricorsi delle Regioni alla Corte costituzionale. In due anni, con le rinnovabili è stata prodotta energia pari ad una centrale nucleare: noi continuiamo per quella strada. Altro che federalismo se da Roma si decide dove e quando insediare impianti nucleari”. Per Errani e Muzzarelli, “ci vuole un nuovo piano energetico nazionale, che manca, e che scelga la strada delle energie rinnovabili”. “Dobbiamo imparare dalla tragedia giapponese”, ha messo in guardia il governatore della Puglia, Nichi Vendola. E il governatore della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, ha ricordato che “da anni la Provincia di Bolzano è impegnata a garantire un approvvigionamento di energia più pulita e più sicura e a ribadire il suo no a nuove centrali nucleari.
Valentina Roncati
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