“I ministri Romani, Prestigiacomo e Galan non possono perdere un istante di più – afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace -. Mercoledì è stata approvata all’unanimità, alla Camera, una mozione che impegna il Governo a smentire il contenuto del decreto, con cui si voleva mettere in ginocchio il settore delle rinnovabili, che vale l’1% del PIL nazionale, e aprire la porta al nucleare in Italia. Non esistono motivazioni valide per non accogliere immediatamente quella mozione e tradurla in decreto”.
“Il governo – prosegue Onufrio – vuole creare un clima per far scappare imprese e investimenti dal settore delle rinnovabili, che invece va sostenuto sia per ragioni ambientali, che occupazionali e di sicurezza energetica”.
Greenpeace ricorda, infine, come i tagli previsti da Romani, nominalmente per ridurre gli oneri in bolletta ai consumatori (2,7 miliardi di euro), non compensano:
– il mancato gettito fiscale che verrà dalla depressione della produzione di energia rinnovabile (che oggi vale più dell’1% del PIL nazionale, quasi 14 miliardi di euro): un valore potenzialmente pari a 6 miliardi;
– le sanzioni comunitarie in cui rischia di incorrere il nostro paese, nel 2020, per la mancata riduzione delle emissioni e per il mancato raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili: 4,8 miliardi di euro;
– i costi della cassa integrazione cui andranno incontro migliaia di lavoratori (e purtroppo molti altri non si avvarranno neppure di questo ammortizzatore): già stimabili in 7 milioni al mese, a partire dai prossimi giorni;
– le spese sanitarie per il peggioramento del clima che verrà dall’incremento di produzione d’energia da fonti fossili.
Il potenziale di sviluppo delle rinnovabili nel settore elettrico in Italia al 2020 è ben maggiore di quello previsto nel piano del governo e – secondo lo scenario Energy Revolution elaborato da Greenpeace – sarebbe possibile raggiungere nel 2020 una quota della produzione del 34%, quella che già oggi esiste in Spagna.
Lascia un commento