Tutto era pianificato da tempo, ma l’accelerazione c’é stata stamattina, quando tutti i caccia italiani mobilitati per l’intervento militare in Libia si sono concentrati nella base di Trapani Birgi. Qui, nella sede del 37/o stormo dell’Aeronautica militare, si sono rischierati i Tornado ECR di Piacenza, specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e radar, i Tornado IDS di Ghedi (Brescia), con capacità di attacco e i caccia intercettori Eurofighter di stanza a Grosseto. “Gli equipaggi sono pronti a decollare verso la Libia in qualsiasi momento fosse necessario”, ha detto il colonnello Mauro Gabetta, comandante dello Stormo. Ma dopo che i jet francesi avevano sferrato il primo attacco, seguito dal lancio dei missili Cruise americani e britannici, fonti della Difesa hanno precisato che aerei italiani non hanno partecipato a questa prima fase dell’offensiva. Una precisazione arrivata poco dopo l’ufficializzazione, da parte del Pentagono, dell’avvio dell’operazione “Odissea all’alba” – a comando americano – che vede “coinvolti” al momento, oltre agli Usa, Gb, Francia, Canada e, appunto, Italia. Un coinvolgimento che allo stato riguarda dunque la disponibilità delle basi e che “se necessario”, come ha detto il premier Berlusconi, potrebbe interessare anche i caccia. Una eventualità che il presidente del Consiglio spera possa non verificarsi, ma che diverse fonti assicurano invece si concretizzerà nelle prossime ore. In questo contesto la base di Trapani – dove sono già schierati i caccia F-16, tanker per il rifornimento in volo, aerei radar Awacs della Nato e, da oggi, nove cacciabombardieri canadesi – è destinata a diventare un vero e proprio centro nevralgico delle operazioni aeree sulla Libia. A scaldare i motori, secondo quanto si è appreso, sono anche gli Eurofighter di Gioia del Colle, in Puglia, ma è alta la fibrillazione in tutte e sette le basi messe a disposizione dal governo italiano: oltre a Trapani e Gioia, quelle di Amendola (dove sono schierati i caccia Amx e i velivoli senza pilota Predator), Sigonella e Aviano (due basi che serviranno essenzialmente ad ospitare ‘assetti’ di altri Paesi, in primis statunitensi, ma a Sigonella sono oggi atterrati sei caccia danesi), Decimomannu (una base logistica dove sono in arrivo aerei di Canada e Spagna, tra cui alcuni tanker) e Pantelleria (la base aerea più vicina alla Libia). Sono migliaia gli uomini dell’Aeronautica mobilitati, se si considera che variano da 600 a 1.000 i militari necessari a gestire le attività di questo tipo in ogni aeroporto. Alle basi e agli aerei, si deve aggiungere il dispositivo navale, già pienamente operativo. In particolare, è affidato al cacciatorpediniere della Marina militare Andrea Doria, che attualmente incrocia nel Canale di Sicilia, il compito di difesa aerea: sia delle altre navi, sia dello stesso territorio italiano, anche se il premier Berlusconi ha oggi assicurato che “non ci sono in questo momento armi in dotazione della Libia che possano raggiungere” l’Italia. E il ministro della Difesa ha ribadito: “i missili libici hanno una gittata di 300 chilometri e quindi non arrivano neanche a Lampedusa”. Oltre all’Andrea Doria, la Marina ha mobilitato la portaerei Garibaldi, con a bordo 6 caccia Av8 Harrier e 5 elicotteri, che da Taranto è stata spostata davanti ad Augusta; la nave rifornitrice Etna; il pattugliatore Libra, che si trova al largo delle coste della Cirenaica con un carico di aiuti umanitari; e la fregata Euro, di scorta al pattugliatore. Questo complesso dispositivo aero-navale, che diventa ancora più articolato se si considerano le decine di navi e aerei di vario tipo mobilitate dagli altri Paesi, sarà tutto gestito da Napoli. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha speigato che “l’Italia ha raggiunto l’obiettivo di spostare la base di coordinamento a Capodichino”, dove sono dislocati i Comandi aeromarittimi e sottomarini della VI Flotta americana e l’aeroporto militare della Us Navy. Per ora a Napoli le bocche restano cucite, così come in tutte le basi aeree coinvolte, ma dovunque c’é tensione e si respira aria di attesa. Del resto, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha sempre sostenuto che l’Italia intende svolgere un ruolo “attivo” nella risoluzione della crisi e che non intende limitarsi a mettere a disposizione le basi. Un concetto che ha ribadito anche oggi: “il nostro ruolo non può essere quello degli affittacamere”, ha detto. “I nostri aerei e la portaerei sono pronti”, ha affermato in serata. “I caccia possono decollare in quindici minuti”. I Tornado ECR italiani, come ha ricordato oggi il generale dell’Aeronautica ed ex capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, hanno delle capacità uniche in Europa per quanto riguarda la neutralizzazione delle difese missilistiche e dei radar nemici, vale a dire il primo atto per la creazione di una no fly zone. Fino a tarda sera, però, nessuno si è alzato in volo.
Vincenzo Sinapi
Diretta TV
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