Una nazionale dai comportamenti limpidi, “a ogni costo”. Per costruire il futuro azzurro, Cesare Prandelli affronta il dilemma di sempre, se si debba fare prima l’Italia o gli italiani; e lo risolve a modo suo, lasciando a casa i ‘reprobi’ Balotelli e De Rossi. “I comportamenti hanno anche per la nazionale di calcio un’importanza straordinaria: dobbiamo camminare nella direzione giusta, anche per dare un segnale al Paese”, la sua spiegazione. Festeggia con una coccarda tricolore sul bavero i 150 anni d’Unità, il commissario tecnico della rifondazione calcistica, e nel suo ruolo fa i conti con i 100 anni d’azzurro da poco scoccati. “Non so se il calcio stia peggio o meglio del Paese, so solo che la nostra correttezza non è solo calcio”, dice a chi gli chiede come si senta da cittadino che festeggia tra le polemiche e come ct che ricostruisce dai giovani. Fa scalpore e tendenza, in ogni caso, la sua scelta di rinunciare a due punti fermi della squadra alla vigilia di Slovenia-Italia, snodo della qualificazione a Euro 2012. Ora emerge che il ‘castigo’ disciplinare per la gomitata di De Rossi e il calcione di Balotelli vale solo “per una giornata”, e che in teoria i due sono convocabili per la successiva amichevole in Ucraina: De Rossi è acciaccato, Supermario può tornare ma si vedrà, e di fatto il ct ha parlato con il secondo e non col primo. Emerge poi anche che l’andamento lento del calcio nostrano – segnano i soliti noti, giovani talenti non se ne vedono – porta a un’apertura che avrebbe del clamoroso, non fosse un giochino: “Lasciare a casa giocatori non corretti se fossi stato all’ultima pre-Europeo? E’ un giochino, e gioco: se mi servono i tre punti per la qualificazione, chiamo anche un Totti e un Del Piero così”. Tutto, insomma, pur di non venir meno a quella promessa che l’allenatore e i giocatori si sono fatti a inizio avventura, varando il codice etico: dare una svolta all’azzurro, trasformarlo in una casa di vetro dove non sono ammessi isterismi, reazioni, falli oltre misura, scorrettezze, furbizie, scorciatoie. “Conta troppo il risultato, ecco perché il nostro é un calcio isterico – sottolinea Prandelli – E poi avete notato che nell’ultimo turno di Champions, tre italiane avevano in campo solo cinque giocatori della nazionale? E’ qualcosa di cui dobbiamo parlare tutti, non solo per fare chiacchiere: servono idee”. La sua, Prandelli l’ha lanciata proponendo un’Under da far giocare in B: “E’ un progetto tecnico, se ci saranno intoppi politici o burocratici non sta a me dirlo: dobbiamo fare qualcosa, non possiamo stare fermi e fare solo bla bla bla…” Anche per questo, quando ha visto la gomitata di De Rossi a Donetsk e il calcione di Balotelli a Manchester, ha deciso: niente nazionale. “Con il romanista non ho parlato – dice dissimulando l’irritazione per le sue prime dichiarazioni sulla ‘vacanza’ dalla nazionale – Ho sentito però quel che ha detto ieri, mi ha fatto piacere: è un punto da cui ripartire”. Diverso il discorso su Balotelli: “L’ho sentito, ha capito di aver fatto una stupidaggine e mi ha detto: mi serve aiuto, perché ogni volta che faccio bene rovino tutto…”. Ma l’arrabbiatura con il ventenne attaccante non è da meno, Prandelli ritiene che il tempo dell’attesa stia scadendo. “Però non dite che mi sono stancato, come ct devo avere pazienza”, la sua precisazione. Sulla linea della coerenza, il ct non teme il disaccordo della squadra. “Buffon dice che a Lubiana ci mancherà l’esperienza di De Rossi? Osservazione lecita, Daniele e le sue 50 presenze azzurre non si discutono – fa notare Prandelli – Ma quel codice l’abbiamo discusso e condiviso, i giocatori l’hanno gradito. Anzi, hanno cavalcato questa voglia”. Il messaggio è: la vittoria non è l’unico valore. “Il nostro codice va osservato a ogni costo – conclude Prandelli – Altrimenti, non avremmo un’idea di calcio da proporre”. Meglio fare Italia e italiani tutti insieme.
Prandelli vuol rifare l’Italia, su etica non derogo
Una nazionale dai comportamenti limpidi, “a ogni costo”. Per costruire il futuro azzurro, Cesare Prandelli affronta il dilemma di sempre, se si debba fare prima l’Italia o gli italiani; e lo risolve a modo suo, lasciando a casa i ‘reprobi’ Balotelli e De Rossi. “I comportamenti hanno anche per la nazionale di calcio un’importanza straordinaria: […]
Ma se ci dovevamo “giocare” una finale, sarebbe rimasto (Prandelli) coerente a questi sani principi?