Purim e’ la festa ebraica delle sorti per riflettere sulla Terza Guerra Mondiale

Domenica 20 marzo e lunedì 21 marzo 2011, quest’anno a cavallo dell’equinozio di Primavera, gli Ebrei celebrano il Purim, la loro Festa delle sorti. Il protagonista negativo della vicenda che viene ricordata è Haman, discendente di quel Amalek citato in una delle letture bibliche più note. Ciò che li accomuna, ad un’attenta lettura dei testi […]

Domenica 20 marzo e lunedì 21 marzo 2011, quest’anno a cavallo dell’equinozio di Primavera, gli Ebrei celebrano il Purim, la loro Festa delle sorti. Il protagonista negativo della vicenda che viene ricordata è Haman, discendente di quel Amalek citato in una delle letture bibliche più note. Ciò che li accomuna, ad un’attenta lettura dei testi che ne parlano, è una visione della realtà dominata totalmente dal caso. Come i tempi di guerra nel Mediterraneo che stiamo vivendo: potrebbe accadere davvero di tutto, anche lo scoppio casuale della Terza Guerra Mondiale. A quella visione si contrappongono Mosè e Mordechai che, con il loro agire, indicano un disegno di cui ciascun essere umano, con diversa consapevolezza, è portatore. Il 13 di Adar, vigilia di Purim (sabato scorso 19 marzo), è il digiuno di Ester. In base a cosa fu istituito? Nel racconto biblico Ester chiede che tutta la comunità digiuni per lei per tre giorni, in preparazione al suo incontro con il re Assuero. Sono tre giorni di digiuno e il periodo dell’anno è quello di Adar: il 13 è il giorno prescelto da Haman per la strage degli ebrei. Il rotolo di Ester spiega che una legge imperiale, una volta emessa, non poteva essere abrogata, ma poteva essere adottata una contromisura. Per cui se la legge che prescriveva di sterminare gli ebrei non poteva essere abrogata, se ne fece un’altra che consentì loro di difendersi. Il 13 di Adar si trasformò così da giorno dello sterminio programmato in un giorno di battaglia in cui i nemici degli ebrei ebbero la peggio. Gli ebrei digiunano in ricordo del digiuno di Ester ma anche e soprattutto in ricordo di un giorno cruento. Ne deriva l’insegnamento per cui le feste ebraiche non si fanno per i giorni di guerra. Purim è il giorno dopo, quello in cui “gli ebrei ebbero tregua dai loro nemici”. Come ci ricordano i rabbini, “tra le norme di Purim c’è l’obbligo di ubriacarsi fino a non distinguere più tra arur Haman e barukh Mordekhai. Maledetto Haman e benedetto Mordekhai. Va subito detto che quest’obbligo di bere è interpretato in vario modo, da qualcuno in senso strettamente letterale e da altri come una minima variazione rispetto ad abitudini molto sobrie. Ma la regola non cessa di stupire, perché distinguere (o non più distinguere sotto gli effetti dell’alcool) tra Haman il cattivo e Mordekhai il buono è facile, ma dire che il cattivo dev’essere maledetto e il buono benedetto è dire comunque la stessa cosa e quindi la confusione c’è. Si aggiunga il fatto, facilmente controllabile, che persino la gematrià, il valore numerico, delle due espressioni è uguale. Forse è proprio qui il sottile inganno didattico proposto dai Maestri: anche quando si pensa di aver perso il controllo della realtà le cose rimangono tali e quali. È solo il senso critico che è venuto meno. E solo una volta all’anno, con il vino di Purim, abbiamo il diritto-dovere di perdere il senso critico”.

Allora immaginiamo uno scenario, assurdo quanto volete, eventuale altrettanto, per puro scherzo. Immaginiamo che Al-qaida sia in realtà l’Occidente consumista, sprecone, guerrafondaio, a caccia di energia e combustibili fossili (uranio compreso), con i suoi amici dittatori sparsi in tutte le culture, islamica compresa, e in tutte le regioni della Terra. Un Occidente disposto ad abbassare le proprie difese. Una superpotenza come gli Stati Uniti d’America disposta a far crollare le sue Torri Gemelle, il suo Pentagono, cioè a farsi deliberatamente attaccare dal nemico e chissà cos’altro in nome dell’industria bellica che deve produrre missili e bombe. Quindi, eroi e martiri della libertà. Un Occidente che dopo gli inchini e i salamelecchi ai vari “mostri” (compreso Hitler che fu accolto al Quirinale!) di turno della storia, dovrebbe sentirsi in forte imbarazzo quando scopre di aver sbagliato amicizia. Allora il quadro delle alleanze vistosamente cambia (ne sappiamo qualcosa noi Italiani che non abbiamo mai concluso una guerra mondiale con lo stesso alleato!) e si cerca e si pretende d’interpretare i difficili rapporti con il variegato mondo arabo attraverso lo schema dello scontro di civiltà. Anche se la Sharia islamica non la possiamo accettare né cristianamente né laicamente perché illiberale ed anti-democratica, come stranamente ammesso dai giovani nordafricani sbarcati in massa a Lampedusa in queste ultime settimane!

“Tanto più che, proprio in Italia, i leader politici che hanno agitato questo spettro sono stati fino a qualche ora fa gli amici fidati di logori e spietati dittatori”, fanno notare i nostri fratelli maggiori. Destre, centri e sinistre in Italia sono scese a patti con questi dittatori in nome degli affari e degli interessi globali delle multinazionali che oggi usano le forze armate degli Stati per le loro guerre che dovrebbero essere “private” e non pubbliche. Non aver visto il bisogno di democrazia, l’urgenza dei diritti umani, la richiesta di cambiamento mostra quanto sia miope e deleterio ragionare attraverso vecchi schemi ottocenteschi per riflettere su nuove multiformi realtà. “Il rischio – dicono i maestri – è di guerreggiare con fantasmi, se non addirittura di finire grossolanamente da una parte sbagliata: quella del tiranno piuttosto che del suo popolo. L’altra faccia della medaglia è un terzomondismo che, pur di innalzare il proprio vessillo consunto, spiega tutto con il determinismo dell’interesse e non esita a sostenere o a farsi sostenere da regimi tutt’altro che democratici (un buon esempio è quello di Chavez)”. Che dire poi dell’irresponsabile indifferenza che pensa al tornaconto meschino di casa propria, una casa da difendere dallo straniero neanche fosse un viscido alieno? “Nell’accelerazione degli eventi sarebbe più che mai necessario lo sforzo di riflettere in modo nuovo e soprattutto di imparare a distinguere. Perché l’esercizio prudente e accorto della distinzione è certo uno dei fondamenti della democrazia e della lotta comune contro la violenza. Ne hanno bisogno le rive del Mediterraneo, ne ha bisogno Israele”.

Nella Festa di Purim si dovrebbe perdere il senso critico della realtà. Ma in questi tristi tempi di guerra come quelli odierni nel Mediterraneo, il cervello non lo possiamo spegnere assolutamente. Piovono le bombe anche sugli innocenti. E sono bombe “legali” occidentali. Una cosa è certa: la rivoluzione liberale e democratica dei gelsomini, forse nasconde il più grande inganno dall’ultimo conflitto mondiale. Il Gran Califfato che l’Occidente sta costruendo in Nord Africa a suon di laser, missili e bombe semi-intelligenti per mare, per cielo e per terra, sorgerà presto sulle ceneri dei vari Gheddafi di turno. Ma quale “risorgimento” arabo? Lì combattono le tribù, non le persone, nel nome di Allah il Grande. Con la benedizione giuridica e politica dell’Occidente e con tutto il quadro normativo possibile e immaginabile. Magari con la scusa di piazzare basi Nato in Nord Africa, ne inventeremo delle belle. E voi pensate che Russia e Cina lo permetteranno? Potrebbe scoppiare davvero la Terza Guerra Mondiale: ripassate la lezione, gli incipit dei film “War Games” e “The Day After”, non sono poi così lontani. Ma stiamo evidentemente scherzando. O no?

Nicola Facciolini

 

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