L’ora X è scattata alle 20, quando dall’aeroporto di Trapani Birgi è decollata la prima coppia di Tornado ECR italiani. Poi un terzo, un quarto. E infine gli ultimi due, una coppia di Tornado Ids ‘tanker’ impiegati solo per il rifornimento in volo degli altri velivoli. Sono cominciati così i raid italiani sulla Libia per quella che in gergo si chiama Sead, vale a dire la “soppressione delle difese aeree nemiche”. La missione si è conclusa poco prima delle 22.20, poco meno di due ore e mezza: “tutto bene, tutto come previsto”, dicono dalla base. Obiettivo dei quattro caccia i radar e i sistemi missilistici di Gheddafi, nell’area di Bengasi. Del resto, come spiega l’ex capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, esperto pilota, il Tornado Ecr è fatto per quello: si tratta del “mezzo più adatto per la neutralizzazione delle difese antiaeree nemiche. Né la Francia, né la Gran Bretagna hanno sistemi d’arma comparabili”. Lo Stato maggiore della Difesa in serata conferma che la missione era quella della “soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico mediante l’impiego di missili aria-superficie Harm'”: missione che è stata “portata a termine”. Non è chiaro se siano stati distrutti dei target, oppure se gli apparati elettronici dei Tornado non li abbiano rilevati in quanto già neutralizzati e quindi non sia stato necessario sparare: in ogni caso si tratta, tecnicamente, di “missione compiuta”. E l’artiglieria libica non è rimasta impassibile: proprio durante la missione dei caccia decollati da Trapani si è infatti avuta notizie di esplosioni e forti colpi di contraerea proprio a Bengasi, dove sono entrati in azione i Tornado. Intorno alle 21.20 sono rientrati alla base, subito dopo aver effettuato il rifornimento, i due Tornado Ids, che non sono entrati in teatro di operazioni. Un’ora dopo, anche i quattro ECR sono atterrati. Missione compiuta, appunto. Il comandante dello Stormo, Mauro Gabetta, è soddisfatto: “L’operazione condotta dai nostri velivoli è stata di soppressione delle linee aeree avversarie. E’ stata positivamente condotta e i nostri ragazzi sono tornati a casa”, ha detto. “I nostri aerei hanno operato nei pressi di Bengasi. Noi siamo a disposizione della coalizione. Sentiamo la nostra responsabilità nei confronti di tutti i cittadini italiani, e la volontà di aiutare la popolazione libica. Siamo pronti, ora – ha concluso – a ricevere eventuali prossimi ordini”. L’annuncio degli imminenti radar italiani lo aveva dato nel pomeriggio il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: da oggi 4 Tornado Ecr e 4 F-16, tutti schierati nella base di Trapani, sono pronti ad esseri impiegati “in ogni momento” sui cieli della Libia. Gli otto aerei “si aggiungono agli altri assetti forniti da tutte le altre nazioni e da oggi compiranno le loro azioni sotto un unico comando, che è a Napoli” e che è retto dall’ammiraglio Usa Samuel J. Locklear, che “resterebbe lo stesso qualora il comando passasse dalla coalizione alla Nato”. Il ministro della Difesa ha spiegato che “ieri sera intorno alle ore 23 abbiamo ricevuto richiesta formale di assetti aerei da parte di altri Paesi e dalle 23:59 abbiamo dato la disponibilità di 8 velivoli: 4 caccia che hanno il compito di contrastare eventuali aerei che fossero contro la coalizione (gli intercettori F-16 – ndr), e 4 Tornado Ecr in grado di neutralizzare i radar nemici”. Ed il contributo dell’Italia, che già mette a disposizione degli altri Paesi sette basi aeree in Puglia, Sicilia e Sardegna, potrebbe non fermarsi qui. “E’ possibile – ha proseguito infatti il ministro – che si aggiungano altri assetti se sarà necessario, ma per il momento sono solo questi otto aerei. Non si è ravvisata la necessità, ancora, dei Tornado di altro genere, come quelli armati di missili a lunga gittata fino a 300 chilometri”. Il riferimento è appunto ai Tornado Ids, anch’essi rischierati nella base di Trapani ma non ancora messi a disposizione della coalizione ed utilizzati, almeno fino ad oggi, unicamente per rifornire in volo i quattro ECR. I caccia italiani sono destinati a volare nei prossimi giorni in “pacchetti” multinazionali eterogenei – ed anche la missione di oggi non sarebbe stata isolata – insieme ai velivoli di vario tipo di altri Paesi. Finora, come hanno ricordato in serata dal Pentagono, oltre a Francia, Gran Bretagna e Usa, altri quattro Paesi sono coinvolti nelle operazioni: Italia, Canada, Belgio e Qatar. Hanno già aderito alla coalizione, poi, ha ricordato La Russa, Spagna e Danimarca, mentre stanno per farlo Norvegia, Emirati Arabi, Australia e, credo, Giordania.
Vincenzo Sinapi e Giovanni Franco
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