Il nome italiano della missione è DAMA, abbreviazione di DArk MAtter, materia oscura. Perché il pezzo forte della missione STS134, l’ultima dell’Endeavour e penultima dell’era shuttle, non è Roberto Vittori, o perlomeno non solo, ma lo strumento AMS (Alpha Magnetic Spectometer), per la ricerca dell’antimateria e della materia.
A ricordarlo è stato lo stesso astronauta del corpo ESA nel corso della prima e forse unica conferenza stampa dedicata alla sua missione prima del lancio previsto per il prossimo 19 aprile.
Ha infatti ricordato come, tornato a studiare fisica all’università di Perugia per completare un percorso che aveva interrotto entrando in accademia aeronautica, si è imbattuto nell’esperimento AMS 1 e in uno dei suoi principali protagonisti: Roberto Battiston dell’INFN, instituto che insieme all’ASI, compone la parte italiana di un progetto internazionale voluto dal nobel Ting e che da anni attende questa opportunità.
AMS sarà agganciato alla stazione orbitante per sfruttare le potenzialità dello spazio in una ricerca difficile come quella dell’anti materia e della materia oscura. Un oggetto di alcune tonnellate, composto da potenti magneti e rivelatori, che resterà in orbita per almeno tre anni.
Visibilmente stanco, in collegamento da Houston, il colonnello Vittori ha risposto inoltre alle numerose domande dei giornalisti presenti presso il centro ESA di Frascati, ESRIN. Per lui è la terza missione nello spazio: le prime due con un vettore Soyuz nel 2002 (Marco Polo) e nel 2005 (Eneide). Avrà l’onore e l’onere di coadiuvare i due piloti dello shuttle, rigorosamente statunitensi, nelle delicate fasi di decollo e atterraggio, assegnato alla parte superiore della navicella americana, il cockpit.
Vittori sarà il primo italiano ad effettuare tre missioni spaziali, un veterano dunque dell’esplorazione del cosmo, e a bordo incontrerà un altro italiano, Paolo Nespoli, giunto sulla stazione quattro mesi or sono con la Soyuz. L’astronauta italiano non si è sottratto alle domande sul suo futuro, parlando di un futuro ancora non chiaro dell’esplorazione spaziale, se Luna o Marte, ma nel quale spera di poter ancora esser protagonista anche se non necessariamente partecipando ad una missione spaziale.
Dopo la missione STS134 per la Stazione Spaziale Internazionale inizia una nuova fase, quella dello sfruttamento. Una volta completata potrà mettere a disposizione della comunità scientifica e tecnologica tutto il grande potenziale per cui è stata concepita e la cui realizzazione ebbe inizio nel 1998.
Francesco Rea-Inaf
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