Si è autocensurata, chiudendo in anticipo la puntata, il 16 marzo, perché qualcuno aveva bestemmiato, ma ora, di fronte alla “bestemmia” de L’Aquila “città-giardino” completamente ricostruita, abitata da persone ingrate e profittatrici, non batte ciglio e difende la sua posizione, con una figurante, spacciatasi per terremotata aquilana, che ha più volte elogiato l’operato del Governo durante la ricostruzione del capoluogo abruzzese e criticato gli abitanti di quei luoghi: pigri, falsi e profittatori. Striscia la Notizia le ha consegnato un Tapiro d’Oro, sottolineando il valore “politico” delle dichiarazioni di Marina Villa, in realtà casalinga cinquantenne di Popoli, fatta passare per aquilana, ma lei, la Della Chiesa, ha replicato che la donna ha espresso esclusivamente il proprio parere, senza alcun copione, supportata anche da alcune mail giunte durante la trasmissione ed in più, ha dichiarato che i figuranti non vengono pagati, ma ricevono solamente un gettone, ovvero una somma di 280-300 euro per le spese di viaggio e di soggiorno a Roma; quindi non un compenso vero e proprio, bensì solo un piccolo rimborso. In verità Il Fatto Quotidiano ha diffuso una videointervista con la finta terremotata, in cui vengono ritrattate alcune delle pesanti dichiarazioni della Villa, che giusto ieri aveva inoltre sostenuto su Repubblica la presenza di un copione scritto da seguire, mettendo così in una situazione scottante gli autori della trasmissione, che, come è largamente noto, fingono tutto, persino i casi. La puntata del 25 marzo di Forum, quella della sceneggiata della finta aquilana, è stata vista da 1.642.000 spettatori: quasi tutti pensionati e casalinghe ed anche ammesso che i giornali (alcuni almeno) abbiano spiegato in modo chiaro che si è trattato di una recita, certamente, almeno mezzo milione di elettori, rimarranno convinti per sempre che un’aquilana doc sia andata in televisione a dire che la ricostruzione è stata completata in modo perfetto e che chi ancora dorme in albergo lo fa volontariamente perché è uno scroccone. E questo è indegno per chiunque, ma soprattutto per chi pur portando un certo cognome, oltraggia chi quella notte è morto, chi ha perso i propri cari, la propria casa, le proprie certezze e gran parte del proprio futuro. L’episodio fa rabbrividire perché l’uso di figuranti per adulare il governo è un segno di enorme degrado civile e politico e perché a farlo è una donna che si definisce di grande dirittura morale. Il 23 marzo, la puntata di “Correva l’Anno”, sui 150 anni dell’unità d’Italia, ha riguardato il Cardinal Martini che, affrontando il tema della tv, lo ha fatto, con sorprende spirito positivo, con fiducia, quasi con entusiasmo, prendendo spunto dal suo libro (del ’91) “Il lembo del mantello, una riflessione sulla comunicazione suggestiva come e più di una parabola. Nella trasmissione e nel libro il principe della chiesa ha ricordato che è solo la comunicazione non fraudolenta, non orientata, concentrata sui fatti e la loro analisi reale, che induce a pensare con ottimismo ad un futuro etico per la tv. La democrazia si nutre di corretta informazione, vuole un’opinione pubblica attenta e critica, ma allo stesso tempo questa si forma se vengono garantite voci pluralistiche. Senza timore di dire ciascuno la sua verità, secondo quella il grande cardinale chiama l’etica del punto di vista. E senza il timore di dire che c’è anche una verità delle cose, spesso nascosta per strumentalizzare: belluina, atroce, infingente, ogni volta che viene occultata o tradita. A dare un colpo alla visione del mondo basata, se non sulle certezze, almeno sull’idea che la comunicazione, il giornalismo, i mass media in generale cercano – e raccontano – la verità, è oggi la televisione concepita e condotta come quello che emerge da Forum, trasmissione non meno esecrabile, quanto a finzioni e bugie, di altri programmi più spesso aspramente censurati. Ora, ciò che il 25 marzo è accaduto a Forum è grave non solo per la dignità di noi aquilani, ma per la dignità della intera Nazione. Infatti, com’è noto, le sorti del sapere della cultura e della storia, come ricorda Rocco Ronchi nel libro “Filosofia della comunicazione”, pubblicato per Bollati Boringhieri, a gennaio scorso, dipendono soprattutto dalla esatta comunicazione della verità, senza manipolazioni fuorvianti. E, infine, vale il monito che ci ricorda che se si perde la fiducia che la verità possa essere comunicata, la società e la politica cadono preda, nel migliore dei casi, di uno gnosticismo nobile e disperato o, nel peggiore, nella pura demagogia. Ed è appunto la demagogia che ha trionfato l’altro ieri a Forum, sopra i lutti e le macerie, contro il pianto sommesso e dignitoso di una città in cerca di riscossa, per elogiare un governo spesso latitante e assente, in nome di un unico bene che è quello del rimbambimento collettivo, orientato a favorire il nuovo Citizen Kane. Il problema della correttezza e della credibilità delle informazioni è vecchio come il mondo. Non c’è epoca della storia su cui non ci siano differenze non solo di opinione, ma anche di descrizione e spiegazione dei fatti. C’erano fra i contemporanei in ogni periodo – e ci sono oggi fra gli storici, a distanza di secoli o di millenni. Ma un conto è l’interpretazione, altro la falsificazione e la mistificazione di un dramma collettivo, al solo scopo di fare audience televisiva ed elettorale. “Non è possibile mentire in un mondo dove la verità delle cose è evidente”, recita l’Etica di Spinoza, ma non è questo il mondo nostro, quella attuale, televisivamente costruito, in cui “Metis” assoggettate al potere, possono ordire e impunemente perpetrare ogni inganno. Huig Van Groot, ossia Ugo Grozio, reputato fondatore del giusnaturalismo, ci dice che la menzogna lede sempre e comunque il diritto alla conoscenza, “diritto permanente ed esistente di colui al quale sono diretti parole e segni”; diritto fondamentale, calpestando il quale si perpetra il principale dei delitti contro l’umanità. La bugia, infatti, è in perenne, radicale conflitto con il diritto altrui e quindi lede un principio di giustizia. Cosa strana, se si considera che è su di essa che si fonda una trasmissione apparentemente incentrata sul diritto e sul rispetto della giustizia. Inutile inviare mail o lettere di protesta alla Della Chiesa e ai suoi autori, meglio ignorarli, con dignità ed auspicare che, anche se l’immaginazione dello spettatore può esserne irrimediabilmente condizionata, essa sia comunque capace di operare una libera scelta di adesione o di rifiuto, finalmente libera di guardare a varie fonti e di dichiarare dove è la menzogna, per dire infine, a testa alta ed in piena consapevolezza, che un’ipotetica libertà assoluta non è più utopia, neanche quando si tratta di giudicare una notizia. Infine, comprendiamo il debito di gratitudine che Rita Dalla Chiesa avverte nei confronti di Mediaset, gruppo che le paga lo stipendio dal 1986 e che, dal 2003, l’ha rimessa alla guida di Forum, con doppia presenza, su Rete 4 e Canale 5, dal 2008. Tuttavia, est modus in rebus, la avvertiamo di non esagerare, per non perdere credibilità oltre che eleganza.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento