L’Aquila: 4 mila case provvisorie, nuova emergenza

Sulla ricostruzione sta per calare una nuova emergenza, quelle dei manufatti provvisori della durata di tre anni, tra cui molte “casette” di legno, la cui costruzione è stata autorizzata dopo il sisma mediante una semplice comunicazione per far fronte all’emergenza abitativa. Secondo una stima, nei comuni del “cratere” sarebbero circa 4 mila, di cui 3 […]

Sulla ricostruzione sta per calare una nuova emergenza, quelle dei manufatti provvisori della durata di tre anni, tra cui molte “casette” di legno, la cui costruzione è stata autorizzata dopo il sisma mediante una semplice comunicazione per far fronte all’emergenza abitativa. Secondo una stima, nei comuni del “cratere” sarebbero circa 4 mila, di cui 3 mila solo nel comune dell’Aquila, le strutture provvisorie fatte realizzare da cittadini, imprenditori e anche amministratori pubblici per trovare una soluzione all’inagibilità di migliaia di edifici, principalmente abitazioni, danneggiati a causa del tragico terremoto del 6 aprile 2009. A un anno dalla scadenza dei termini, ossia a un anno dall’obbligo di smantellare i manufatti, salvo deroghe, nessuna delle istituzioni che fanno parte della governance del terremoto ha esaminato il problema che presto diventerà un caso. Infatti, qualche cittadino si è già mosso, tanto che sui tavoli dei Comuni sono arrivate le primissime richieste di sanatoria per trasformare i manufatti temporanei in definitivi. I cittadini in questione rivendicano il fatto di aver sborsato soldi dopo il sisma e di non aver pesato sullo Stato avendo rinunciato alle soluzioni abitative fornite dallo Stato. Però il fenomeno è complesso ed ha molte letture e fattispecie tra cui il non trascurabile rischio della speculazione e dell’abusivismo. Per ora, alla scadenza dei tre anni, le proroghe sono previste solo per chi abita in una casa “E” non ancora agibile. Ma su questa operazione di conoscenza del fenomeno pesa un’altra stima, quella secondo cui solo la metà delle “casette”, quindi 2 mila realizzazioni, di cui 1.500 nel comune dell’Aquila, sarebbero “rintracciabili” perché note all’amministrazione in quanto gli uffici hanno ricevuto comunicazione. Gli altri 2 mila manufatti, di cui circa 1.500 nel capoluogo di regione, non sarebbero stati accompagnati dal modulo per la richiesta dell’installazione di manufatti temporanei e quindi non sono a conoscenza delle varie amministrazioni. Per ora non possono essere considerate abusive perché non sono scaduti i termini dei tre anni, anche se alcune inchieste attivate da esposti hanno portato la procura della Repubblica a chiedere e ottenere il sequestro di alcuni alloggi per irregolarità urbanistiche. Inoltre, sia il Comune dell’Aquila sia la stessa procura ha fatto ricorso a elicotteri e mezzi aerei per individuare i casi non segnalati, soprattutto su terreni che hanno una destinazione d’uso agricola. I manufatti sono stati realizzati anche su terreni edificabili e sulle cosiddette aree bianche, quelle, cioé, con vincoli decaduti originariamente previsti dal piano regolatore.

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