Erano commissario per la ricostruzione e vice, presidente della Regione e sindaco dell’Aquila, ora sono divisi, con punti di vista opposti. Gianni Chiodi – al timone dal primo febbraio 2010, quando subentrò al capo della protezione civile Guido Bertolaso – traccia un bilancio positivo, mentre Massimo Cialente – che per contrasti non solo con lui si dimise da vicecommissario – non risparmia critiche: “Sono arrabbiato per come si è perso tempo”. “Mettiamo da parte le divisioni – afferma il commissario-presidente – e facciamo partire la ricostruzione per la quale abbiamo tutto. A due anni dal terremoto si è pronti a ripartire. Siamo di gran lunga avanti rispetto ai tempi di altri tragedia simili e, contrariamente a quanti cercano di alimentare la disperazione, nell’ultimo anno non si è perso tempo. Si è fatto un lavoro eccezionale di progettazione una fase della ricostruzione inevitabile e ineludibile”. Secondo Chiodi, “ora il Governo ha messo a disposizione soldi e regole e ha nominato soggetti attuatori. Ora si deve dimostrare di esserne degni, evitando atteggiamenti conflittuali, polemiche sterili e tentativi di speculazione. A sostegno della sua tesi, Chiodi fornisce dati: le pratiche di ricostruzione a buon fine sono oltre 16 mila, oltre 11 mila i cantieri aperti, 3,1 miliardi i fondi assegnati da quando è commissario, dei quali 1,4 erogati. Il finanziamento totale è di 14,767 miliardi. La popolazione assistita diminuisce. Il commissario non fa sogni di gloria: “I problemi ci sono stati e ci saranno, ma L’Aquila non solo rinascerà, ma sarà più forte, più competitiva e più bella”. Cialente, invece, chiede “una svolta per invertire marcia e modalità di un processo finora fermo”. Il 27 marzo ha ritirato le dimissioni anche da sindaco, presentate, oltre che per non avere più maggioranza, anche per protestare contro il blocco della ricostruzione. Adesso è fiducioso, perché il sottosegretario Gianni Letta gli ha fornito assicurazioni. “Auspico che qualcosa sia cambiato – afferma – finalmente si è raggiunto un accordo con progettisti, costruttori e le varie strutture. L’auspicio è che l’intesa faccia arrivare progetti per le case E della periferia ed inauguri un nuovo modo di lavorare per affrontare i problemi rimasti in sospeso in attesa di conoscere cosa farà il Parlamento tra le tre leggi sul terremoto al vaglio commissioni”. Sulla situazione attuale, però, il sindaco non fa sconti: “Nulla è stato fatto per la ricostruzione pesante e per l’edilizia residenziale pubblica; c’é un ritardo terribile per gli edifici pubblici, con pochissimi appalti assegnati, tutti ancora in fase di progettazione, nulla per il rilancio economico e produttivo”. Sulle cose fatte, Cialente sottolinea che “il Comune ha compiuto il proprio dovere: abbiamo speso 550 milioni, c’é stato un risparmio di oltre 130 milioni. La Reluis (Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica) ha comunicato che, a parità di danni, questo è il terremoto che sta costando meno. Si va completando la ricostruzione leggera che è stata gestita direttamente dal Comune. I cantieri sono 9.000 e vanno verso il definito completamento, migliaia di cittadini tornati a casa. Il centro storico e le altre zone sono puntellate per oltre il 55 per cento”.
Foto: Manuel Romano
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