Ancora un goal

Obbiettivo raggiunto da parte della maggioranza, anche se con uno scarto di soli 12 voti e la chiamata alle armi di tutti i ministri del governo (Umberto Bossi e Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi e Mara Carfagna, assieme a Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani, Giorgia Meloni, Saverio Romano, Maria Vittoria Brambilla, […]

Obbiettivo raggiunto da parte della maggioranza, anche se con uno scarto di soli 12 voti e la chiamata alle armi di tutti i ministri del governo (Umberto Bossi e Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi e Mara Carfagna, assieme a Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani, Giorgia Meloni, Saverio Romano, Maria Vittoria Brambilla, Franco Frattini e il titolare della Difesa, Ignazio La Russa) e mentre fuori divampava la protesta. Piazza Montecitorio è stata blindata,  dopo la bagarre di mercoledì scorso e le accuse del ministro la Russa sulla presenza, a due metri dall’ingresso del Parlamento, di uno schieramento di qualche centinaia di persone, con intento definito da esponenti Pdl “intimidatorio, offensivo, violento”. Alle 14 ha cominciato a manifestare il Popolo Viola, affiancato dal Pd a piazza del Pantheon, ma è servito a poco. L’obbiettivo del centro-destra era quello di raggiungere il  conflitto di attribuzione sul caso del processo a Berlusconi per le frequentazioni con la minorenne marocchina e, col voto di  Pdl, Liberal Democratici, dell’ex Mpa Misiti,  di Lega e “Responsabili, il Parlamento ha rinviato il tutto alla Consulta,  che dovrà decidere sulla competenza. Per Dario Franceschini “questa è un’altra pagina davvero vergognosa. E’ straordinario vedere i banchi del governo così pieni – ha aggiunto – e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in Aula processi verbali e oggi il conflitto di attribuzione”. “I 330 voti Berlusconi se li è sognati. Non c’era la registrazione del voto, ma visto che noi dell’opposizione eravamo 312 e ci sono stati 12 voti di scarto, loro erano 314”, ha spiegato. Dunque, ha insistito il capogruppo Pd alla Camera, “quello di 330 deputati è un miraggio che il premier pensa di raggiungere ma, come tutti i miraggi, si allontana”. Ma c’è poco da fare, il governo vince ancora. Ha poco valore ciò che dice Rosi Bindi secondo cui: “Non hanno stravinto, ma hanno avuto i voti sufficienti per offendere l’intelligenza umana, oltre al Parlamento, le leggi e la Costituzione”. In democrazia vince chi supera l’altro anche di un solo voto. Il centrodestra ha fatto passare oggi alla Camera il suo punto, cioè che uno dei due reati contestati al premier nel processo Ruby, la concussione, sia di natura ministeriale e, pertanto, l’inchiesta dovrebbe ricominciare quasi da zero davanti al tribunale dei ministri, annullando buona parte degli atti compiuti finora dai pm e dal gup di Milano, che ha rinviato Berlusconi a giudizio immediato. Inoltre, di fronte ad un reato di natura ministeriale contestato ad uno dei membri del governo, il Parlamento potrebbe negare l’autorizzazione a procedere. La Camera chiede quindi alla Corte costituzionale di avallare questa tesi. L’accusa dice che Berlusconi abbia avuto rapporti sessuali a pagamento con la giovane marocchina Karima el Mahroug, detta Ruby, lo scorso anno, quando era minorenne e che abbia cercato illegittimamente di ottenerne il rilascio dalla questura di Milano, dove era stata fermata per furto, con l’obiettivo di occultare la sua relazione con la ragazza. La maggioranza alla Camera si è schierata con la tesi che la presunta concussione fosse “ministeriale”, perché telefonando in questura, il premier avrebbe agito nell’esercizio delle sue funzioni; infatti, pensava che la ragazza fosse la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak e si era mosso per salvaguardare i rapporti con l’Egitto. Sarà anche ridicolo ma è proprio così. Il tribunale di Milano ha detto di non sentirsi vincolato alle tesi della Camera e che il processo andrà avanti; ma, come ricorda Reuters, alla Camera la prova di forza della maggioranza sulla giustizia non è comunque finita e entro la fine della settimana dovrebbero cominciare le votazioni sul disegno di legge sul processo breve, che contiene una norma sulla prescrizione per gli incensurati di cui potrebbe beneficiare Berlusconi per ottenere il proscioglimento nel processo Mills entro giugno. A questo punto non ci meravigliamo più di nulla e potremmo anche credere che Berlusconi, con tanto di cilindro, scortato dal sottosegretario Letta e dal pupillo Chiodi, comparirà a L’Aquila domani e, all’improvviso, compariranno con lui i decreti ed i soldi per la ricostruzione. E’ un incredibile mago, infatti, il Cavaliere, che fa credere a dei deputati di essere in buona fede quando è convinto della parentele di Ruby, e quando, che ovunque vada, a partire da Napoli, fa pulizie, facendo gridare ogni volta l’Italia al miracolo. Può darsi che, arrivando, dichiari di aver comprato una casa anche qui e replicando quanto già attuato a Lampedusa, riconquisti l’intero pubblico come fece Garibaldi quando a Salemi, il 14 maggio 1860 assunse la ‘dittatura’ in Sicilia. Anzi, se venisse, sono certo che la dittatura gli verrebbe offerta a furor di popolo, anche perchè da due anni qui non accade proprio nulla, con le istituzioni locali e centrali non si sparano per la polvere e tutti che si sputano addosso, mentre nessuno riesce a prendere una decisione. Se venisse e promettesse anche solo una pallida speranza (zona franca o direttive certe per le case E), si griderebbe all’unisono  al miracolo ed  il premier sarebbe santo subito e sarebbe adorato come Celestino, con due diverse Perdonanze, una ad Agosto, l’altra, più nuova e dinamica, ad inizio di Aprile.

Carlo Di Stanislao

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