La preoccupazione per la conflittualità politica e istituzionale fuori misura è un assillo costante del capo dello Stato, cosi come quello della governabilità, anche alla luce delle difficoltà che stanno incontrando governo e maggioranza nel gestire l’attività parlamentare. Una situazione, quella della eccessiva litigiosità, che rende difficile affrontare i problemi per chi ha responsabilità amministrative e di governo, ha ribadito oggi all’Aquila, parlando a margine della cerimonia di commemorazione del terremoto in Abruzzo. Anche per la ricostruzione dell’Aquila, gli hanno chiesto, sarebbe bene che ci fosse meno conflittualità fra istituzioni? Per la verità “su questo tema le divisioni sono state minime. Nel fuoco dell’emergenza – ha risposto il presidente c’é stata la massima unità”. Intendiamoci, ha aggiunto, “é naturale che all’interno delle istituzioni ci sia una discussione, vi sia diversità di giudizio e di opinioni” fra le forze politiche e fra i rappresentanti eletti dai cittadini. “L’importante – ha precisato – è avere senso della misura, che le distinzioni non superino mai un certo limite, che non diventino elemento distruttivo. Ciò richiede il massimo sforzo di chi ha la responsabilità di amministrare, di governare, di risolvere i problemi, di rappresentare le istanze dei cittadini”. Un invito che richiama gli appelli lanciati in più occasioni da Napolitano, l’ultimo proprio ieri in materia di giustizia, con l’esortazione ad abbassare i toni e a ricordare che la seconda parte della Costituzione si può modificare, ma non si possono intaccarne i principi generali. E comunque che le riforme della Carta del 1948 richiedono sempre una “ampia condivisione”. Fra l’altro, Napolitano ieri ha fatto sapere che la riforma costituzionale della giustizia, quella che il ministro Alfano gli aveva illustrato un mese fa e che il consiglio dei ministri ha approvato il 10 marzo scorso, non gli era ancora stata formalmente trasmessa. Il governo ha riparato consegnando poche ore dopo il testo al Quirinale, dove l’ufficio giuridico ha cominciato ad esaminalo per sottoporlo alla firma del presidente, necessaria per la presentazione in Parlamento. All’Aquila oggi c’erano anche i familiari delle 32 vittime dell’incidente ferroviario del 29 giugno 2009 a Viareggio. Una di loro che inalberava un sobrio cartello, ha richiamato l’attenzione di Napolitano e gli ha rivolto un accorato appello: “Presidente, non consenta la prescrizione breve e il processo breve. Glielo chiedo in ginocchio. Faccia di tutto”. “Questo lei non deve dirmelo. Conosco le questioni e le seguo come posso”, ha risposto il capo dello Stato impegnandosi a ricevere al Quirinale una delegazione di Viareggio.
Alberto Spampinato
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